L’eloquente cozzare del maglio austriaco

Maglio

Fra tutti gli attrezzi di una forgia il più poderoso, impressionante e sonoramente significativo è senz’altro il maglio. Battere il ferro, dargli una forma, è un compito che può affrontarsi con diverse pretese d’efficienza. Ai primi fabbri di ciascuna civiltà, emersi dalle pagine della storia per mettere insieme aratri e strumenti agricoli di vario tipo, bastavano i muscoli, gli attrezzi manuali e un sapiente impiego del più valido fra i diversi elementi: la fiamma di Prometeo. C’era però, sempre e comunque, un limite oltre cui non era possibile andare. All’inevitabile e ripetuto scoppio di una guerra, quando il filo tagliente di un’arma poteva trasformarsi nel tesoro di un regno, e ancor di più successivamente, fra i colpi fragorosi degli archibugi e dei cannoni d’artiglieria, coloro che avevano il compito di armare i soldati dovettero sempre più spesso affrontare un gran dilemma. Quello di come ottimizzare, oltre ogni limite del possibile, la loro produttività giornaliera. Così, dopo tutto, nacque una buona parte dell’attuale tecnologia; per un bisogno di sopravvivere all’umana avidità guerriera. E chi avesse bisogno di materiali testimonianze, oltre all’odierna continuativa evidenza, può prendere atto di questi mostruosi macchinari. Ce ne sono due, dentro l’officina di Sepp Eybl, fabbro e scultore della cittadina di Ybbsitz, in Austria. Le squillanti voci dei suoi martelli automatici bastano a trasportarci, con la mente, ad epoche o mondi lontani, non dissimili da quelli mostrati nelle scene d’apertura del film Lo Hobbit, ispirato, per il tramite di J.R.R. Tolkien, alle saghe nordiche e ad altre atmosfere più moderne, musicalmente e visualmente wagneriane. Il video è stato ripreso e pubblicato da Kim Thomas di ThomasIronworks, un canale dedicato alla lavorazione dei metalli, in ogni forma e paese del mondo.

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Jimmy Tajik, il sitar umano

Jimmy Tajik

I pastori di buoi latini, nel caso in cui fossero dediti all’arte, erano soliti comporre soavi canti sull’esempio di Teocrito, l’inventore greco della poesia bucolica. Da questa sentita celebrazione dell’idillio di campagna, della natura e di tutte le sue meraviglie, tra cui l’amore, nacque la tradizione letteraria cui appartengono i versi immortali di Calpurnio Siculo, Nemesanio e soprattutto quelli del sommo Virgilio, famoso accompagnatore delle anime sperdute, in modo particolare tra le ardenti fiamme dell’Inferno dantesco. In altri luoghi ed epoche, dalle inclinazioni meno contemplative, in cui forzate restrizioni culturali avevano interrotto il contatto l’antichità, la musica del sublime ha sempre e comunque trovato un suo abile messaggero, in grado di esprimerla e rilanciarla verso il futuro. Anche a costo di andarla a prenderla da un sub-continente lontano. Forse nessuno, tra questi preziosi individui, ha una storia più travagliata di questo fenomenale interprete, in grado di guadagnarsi una fama internazionale a partire da un singolo video, casualmente rubato qualche anno fa da un suo collega magazziniere.
Jimmy era il ragazzo di origini tagike che, durante gli anni dell’Unione Sovietica, teneva d’occhio le 1.700 pecore di un ricco affarista Uzbeko. Alla fine di ogni mese, come unico pagamento, riceveva un agnello. Per passare il tempo, cantava. In quegli anni, racconta lui, c’era una stringente censura su quali argomenti fossero adatti al grande pubblico e sui film che potessero giungere nelle sale. Naturalmente, tutto ciò che proveniva dall’Occidente non era particolarmente ben visto, specie se di matrice statunitense, lasciando un grande vuoto che poteva essere colmato soltanto in un modo: l’infinita ed eterna fecondità di Bollywood. La musica è una parte fondamentale di ogni buon film, qualunque sia la nazione di provenienza, e questo fatto appare più che mai evidente guardando i fantastici allestimenti del tipico film indiano. Ispirate commistioni fra i canti tradizionali di più lingue (hindi, urdu, persiano, bhojpuri, braj, rajasthani e punjabi) con le metodologie dei musical di Broadway e altre forme teatrali moderne, le canzoni di questo gotha cinematografico hanno un fascino che trascende le nazioni e riesce a coinvolgere gli abitanti di ogni parte del mondo, soprattutto i giovani pastori in cerca di un modo per mettere a frutto il tempo. Che poi, crescendo….

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L’officina del mastro cornettaio

Vincent Talleu

Scolpito nel grano, forgiato nel burro, impreziosito da ricche effusioni di zucchero e sale, plasmato dai fuochi e dalle mani esperte di un solo, speciale artigiano, il cornetto rappresenta tutto ciò che può esserci di buono nelle prime ore di una giornata, per quanto lunga e faticosa. La sua tipica forma ritorta è come un Arc de Triomphe sotto cui sfilano le armate del gusto. Dolce boomerang scagliato oltre la siepe del sapore, visita 100 paesi diversi, guadagna altrettante squisite varianti e ritorna puntuale, ogni mattino, nella bocca dei principi e dei re. Nel nuovo video di Vincent Talleu, esperto praticante di ogni arte panificatoria europea, possiamo osservare il modo in cui, attraverso una lunga sessione lavorativa, prendono forma le diverse tipologie dolciarie offerte in un tipico bar del sud della Francia. Pain au chocolat e au raisins, i tortiglioni alla ricotta e i caratteristici oranais viennesi, con il ripieno di dorata e deliziosa crema. Infine, inevitabilmente, il basilare croissant, quello che noi italiani associamo, linguisticamente, alla versione ridotta di un prosaico corno(etto).
Questa continua rivalutazione del lavoro manuale, sia dal punto di vista concettuale che materiale, è una delle più inaspettate implicazioni del mondo del web, ambito comunicativo tutt’altro che slegato dal quotidiano. I giovani apprendono un mestiere, scoprono quanto sia affascinante e poi trovano, di loro spontanea iniziativa, il modo per trasformarsi in celebrità di YouTube. In questo particolare caso, con una certa furbizia, viene anche compiuto il passo ulteriore: visto che il protagonista attualmente lavora in Inghilterra, presso il fornaio The Artisan Bakery di Park Royal, a Londra, trasforma il suo exploit nel più riuscito degli spot virali. “Vi è piaciuto il video?” Scrive: “Allora venite qui da noi. Oggi, so fare persino di meglio”. Non sarà abbastanza per prenotare un viaggio fin lassù, però indubbiamente, anche da lontano, fa venire una certa fame.

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Montagne russe su montagne austriache

Mieders

Il numero di modi per discendere da un monte è pari a quello dei gradi d’impazienza umani, secondo quanto osservabile in un ipotetico soggetto interessato. Passeggiare bucolici, godendosi la natura e fotografando il panorama è un piacevole livello 1. Sciare o andare in snowboard può corrispondere allo sportivo livello 2. Parapendio, deltaplano o inseguimento di un formaggio rotolante corrispondono rispettivamente ai gradi 3, 4 o 5, suddivisi secondo il crescente contenuto di spregiudicatezza e sprezzo del pericolo. Fino agli sviluppi tecnici degli ultimi secoli, nessuno aveva mai pensato che si potesse andare oltre il sesto livello (fuga dall’orso inferocito con gli abiti ricoperti di miele). Una fretta ulteriore, secondo le diffusissime leggi del senso comune, sarebbe stata di gran lunga troppo nociva per la salute. Non era, guarda caso, mai stata costruita una monorotaia di ferro e acciaio che partisse dalla cima rocciosa, arrivando fin giù a valle. Non ci avevano mai piazzato sopra un carrettino a due ruote, con l’unico sistema di controllo di una levetta frenante dall’efficienza non chiaramente verificabile. E poi, chi mai ci sarebbe salito? Il fatto è che mancavano gli strumenti giusti. Un conto è sentirsi raccontare, dagli entusiasti sopravvissuti di un tale epico tragitto, di come questo sia del tutto sicuro e immune alle 15 più diffuse cause di un fatale deragliamento. Tutt’altra cosa, vederlo in prima persona attraverso la ripresa di una videocamera digitale, come se fossimo noi lì, in prima persona, a goderci lo spettacolo maestoso degli abeti che si trasformano in un chiaroscuro indistinto, verso i margini di un campo visivo temporaneamente gibollato. Se doveste capitare dalle parti del Sud Tirolo, in prossimità della ridente città di Innsbruck, potreste essere tentati di rinunciare al più originale divertimento di quelle parti, soltanto per l’atavica, insignificante paura di schiantarsi a 10ⁿ chilometri orari contro la corteccia di un sempreverde, del tutto indifferente alle follie scimmiesche dei suoi coabitanti a sangue caldo. Quindi guardatevi, almeno, questi due capolavori di davidjellis, il massimo esperto nell’avvincente campo delle montagne russe, solito alla realizzazione di precisi video-racconti, subito pubblicati online. Chissà che non restiate anche voi assuefatti agli effetti di una o due pompate di adrenalina, da assumersi preferibilmente lontano dai pasti (onde evitare spiacevoli incidenti).

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