L’uomo-cavallo non si ferma quando termina la strada, perché è spinto dallo spirito indomabile della poesia. E in parte uguale dal principio del selvaggio, il desiderio di scoprire cose nuove che proviene dal suo doppio quarto equino, irsuto e con gli zoccoli, dai muscoli possenti e mai domati. La sua coda è fluida pure quando manca il vento. Dell’avena, non gli importa: può mangiare frutta, può mangiare carne. Può nutrirsi addirittura dei residui fossili nascosti fra la terra friabile e gelata, purché siano liquidi, a toccarli, neri e velenosi: il centauro adora la benzina. Di quel fluido, ne fa molte cose. Se lo beve e dopo corre, e quando corre i suoi sentieri li disegna, con pneumatici di fuoco e il rombo assordante di un motore piccolo, ma sufficiente. In questo caso l’energia di un tagliaerbe, senza siepi e senza prati, re-ingegnerizzato nel…
Alexander Zinin è l’inventore russo che possiamo qui osservare mentre scala monti, esplora fossi e attraversa pure i fiumi, sulla sella del suo motociclo fatto in casa, verde militare a macchie come i carri armati, oppur le mucche appunto, visto che si chiama, guarda caso, Tarus. Infuso dello spirito dell’animale, eppure frutto, chiaramente, di una buona e utile idea: come attraversare, senza spendere parecchi soldi, certi tratti di terreno, duri e puri, ripidi, scoscesi, che ben pochi mezzi, normalmente, sono in grado di affrontare. Stanchi di trovarvi in difficoltà, col vostro scooter cinquantino, nel salire sopra il marciapiede del centro città? Oppure vivete in campagna, fra strade provinciali un po’ dismesse, tanto serpeggianti che fareste prima scavalcando un tratto di foresta? Poco importa, ecco la vostra soluzione, tanto lungamente attesa. È rivoluzionaria, nell’approccio, da un certo fondamentale punto di vista. Pensate a tutti quegli enormi fuoristrada a quattro ruote, dai cavalli incatenati sotto il cofano, pistoni serpeggianti e sibilanti, forti come motoristiche anaconda. E considerate il modo in cui persino quelli, qualche volta, debbano pagare pegno. Perché questa resta la fondamentale legge di natura (tecnologica) che tanto più una cosa è sofisticata, avanzata e potente, meno può essere influenzata da fattori esterni, siano questi controproducenti, oppure utili ed intenzionali, frutto della mano che se può si stacca dal volante. Ipotizziamo, dunque, che il feroce Landrover sia in grado affrontare un vertiginoso gradiente dell’85%. Se l’incontra del 90, cosa fare? Puoi spingerlo quel vasto arnese, tu, semplice umano, fino in cima al picco del destino…Certamente, certamente no. Mentre il centauro, soprattutto quando russo, può contare sull’arma segreta insita nella sua pratica fisicità: è un tutt’uno con se stesso e il suo veicolo!
Lo spirito fondamentale dell’oggetto, questa bassa e leggera motocicletta così conforme ai canoni estetici di un fantastico giocattolo, è stata concepita per pesare all’incirca 70 Kg, risultando quindi sollevabile da forti braccia umane, se non proprio facilmente, nel momento del bisogno. E del resto tutti abbiamo visto la celebre composizione di foto memetiche con la vigorosa babushka che solleva facilmente un grosso tronco, mentre quattro militari in uniforme, dal canto loro, faticano per far la stessa cosa. C’è questa visione internettiana, saldamente fondata sui vecchi stereotipi nazionali, che vedrebbe gli abitanti di quel territorio transcontinentale come veri e propri maestri nell’arte di arrangiarsi, diretti nel risolvere i problemi quanto poco avvezzi, per inclinazione, a considerar le conseguenze delle loro folli scorribande. Quand’ecco la prova invece, se pure ce ne fosse stato mai il bisogno, di un esempio di ottimo pensiero laterale. L’approccio nuovo ad un problema vecchio dei trasporti, frutto di presupposti validi all’esportazione, addirittura: quasi rivoluzionari! Ciò che resta, forse, è lavorare un po’ sul marketing, nonché la colonna sonora, dei pur affascinanti video di supporto…