Collezioni satellitari di parcheggi, piscine, centrali nucleari…

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Una chiave di lettura interessante per le centinaia di migliaia di foto che compongono il giga-mosaico fotografico chiamato Google Maps: le cose e gli edifici che costruiamo ci descrivono come umanità ed al tempo stesso non potrebbero esistere senza di noi, ma lo sfondo della natura le sovrasta e le racchiude. Usiamo dunque i satelliti per isolarle e studiamole dall’alto per ciò che veramente sono. L’artista lascia a noi il compito di trarre una conclusione, se pure lo vogliamo e ne sentiamo il bisogno. Di certo il risultato estetico di queste composizioni cumulative è singolare, riuscendo a catturare in pieno l’attenzione dell’osservatore.

Jenny Odell è nata a San Francisco ed ha studiato design a Berkeley. Le sue creazioni sono state recentemente esposte allo Yerba Buena Center for Arts, nel quartier generale di Google e durante il festival di fotografia francese Les Rencontres d’Arles, in Provenza.

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Levi Van Veluw, l’artista olandese che trasforma la figura umana

L’installazione di Levi Van Veluw LOrigine dell’Inizio rappresenta una scena della sua infanzia. Cinque persone sedute ad un tavolo, completamente ricoperte di tasselli di legno scuro, interpretano lui, suo padre, sua madre, suo fratello e sua sorella. Lo scenario astratto e slegato dalla realtà suggerisce alienazione, mentre le tonalità scure e l’infinita ripetizione del motivo di fondo vogliono simboleggiare la sua incapacità di trovare un posto nella struttura familiare. Questo mosaico ligneo “vivente” si compone, tra scenario e figure umane, di oltre 30.000 fra blocchi, snodi e superfici di appoggio.

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L’arte dei videogames retrò in una mostra californiana

Sculture vaganti su spiagge desolate