L’ibrido kiwi-castagna e l’innesto bananifero cocomeroide

Yif Magic

Nel comune supermarket la gente può trovare centinaia di merendine, crackers, corn-flakes, gelati, pizze surgelate e cibi pronti ma, dopo tutto, non più che una dozzina o due di frutti differenti. Nonostante il lavoro delle numerose compagnie e laboratori agricoli, con le loro ibridazioni e gli esperimenti di ingegneria genetica, ciò che è genuino, ancora oggi, non può che risultare prosaico ed usuale. I sapori variano fondamentalmente da un paese all’altro, ma la globalizzazione dei mezzi di trasporto ha reso consueta, in ogni parte del mondo, ciascuna delle varietà di frutta più apprezzate. Tanto che ciò che proviene da luoghi tropicali oggi trova collocazione sulle tavole di tutti noi, anche qualora il clima sia del tutto inospitale per l’arbusto o la pianta generatrici. Provare qualcosa che sia nuovo al termine di un pranzo significa più che altro assaggiare specialità, per una ragione o per l’altra, poco popolari al di fuori dei rispettivi paesi d’origine: l’irsuto frutto tailandese dell’albero del Rambutan, il vermiglio Ngaw. Il travolgente  Durian, equivalente alimentare di un sigaro cubano. La Pitaya, pastoso pomo vietnamita associato ai draghi. Poi, inevitabilmente, più che altro per praticità e abitudine, si fa ritorno ai classici. Banana. Kiwi. Cocomero. Castagna. Eppure, persino fra questi, c’è spazio per nuove straordinarie, impreviste scoperte agroalimentari…

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Svista cinese: il ponte così basso che ci sbattono la testa

Low bridge Nanning

Pensando alle grandi città della Cina, è facile fermarsi all’immagine stereotipata di Pechino ricoperta dal cemento e dallo smog, sovrappopolata, iper-trafficata, assediata dai monsoni e spesso vittima di estese tempeste di polvere. Eppure, nello stesso paese ci sono enormi centri abitati che spiccano per vivibilità, in cui parchi e viali alberati caratterizzano l’offerta civica di ogni quartiere. Una di queste è la città di Nanning, sita a 100 km dal confine del Vietnam, luogo in cui vivono più di 6 milioni e mezzo di abitanti tra università, musei e vaste zone residenziali e commerciali. L’amministrazione pubblica, in particolare, può vantare una coscienza ecologica estremamente rinomata, con servizi di manutenzione e nettezza urbana dagli standard qualitativi molto alti.
Ma negli ultimi giorni un seme della discordia sta generando tra i locali parecchi disagi e qualche (letterale) mal di testa. Sono persino iniziate le prime manifestazioni pubbliche di sdegno: ecco un video tratto dalla TV locale, caricato online presso il portale LiveLeak.

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Il camionista che doveva scaricare, ma nessuno lo aiutava

Scaffolding

Il bambù è una pianta straordinaria. Non solo cresce più velocemente di ogni altra al mondo, ma è anche tra le più flessibili e resistenti. Nei tipici film d’arti marziali, l’eroe lo sfrutta per proiettarsi da un lato all’altro della foresta, tra feroci dragoni e pugnali volanti. Nelle città moderne, invece, lo usano per farne impalcature. Perché caricarsi l’acciaio quando si può disporre di tali steli, molto meno pesanti, legati saldamente con semplice e sicuro filo al nylon? L’impiego delle impalcature di bambù, probabilmente su influenza occidentale, è stato bandito in vaste aree della Cina per i palazzi superiori a sei piani. Ma continua a trovare un largo impiego nelle Filippine, a Hong Kong e nell’isola di Formosa, l’odierna e affascinante Taiwan. Proprio in quei luoghi, forse a Taipei, troviamo questo camionista pieno di risorse, che dovendone consegnare un lotto in tempi brevi applica con stile le dinamiche inerziali, nonché la coppia generosa del suo piccolo ma scattante autocarro. Un colpo di frizione o due sono quanto basta a concludere la missione. Si dice che questa pianta sia uno dei quattro aristocratici confucianiinsieme all’orchidea, il pesco e il crisantemo, e di certo qui non la vediamo trattata con particolare rispetto o deferenza. Ma d’altra parte, un lavoro portato a termine con ingegno nobilita, inevitabilmente, l’uomo. E la pianta. Un pò meno, magari, le sospensioni.

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Il serpente nato da una sola pennellata

Brushstroke snake

Tra esattamente undici giorni, con la fine dell’anno lunare, il drago cinese che ci ha accompagnato per l’intero 2012 tornerà alla sua dimora celeste, lasciandoci in balìa della sua controparte meno insolita e maestosa: il serpente. Data la recente fine degli anni dotati di doppio zero nel loro nome, non ci sará più possibile indossare la versione brevettata degli occhiali da veglione con numero incorporato, popolari soprattutto tra il 2000 e il 2009 grazie alla forma delle cifre centrali, perfettamente corrispondenti alla posizione dei nostri simmetrici occhi umani. Ecco allora questa proposta alternativa di allegoria geometrica per tale ricorrenza, meno commerciale ma altrettanto creativa, proveniente dal canale di YouTube cyLtt taka, dedicato alla raccolta di notizie provenienti dalla Cina. Nel corso dell’affascinante video, della durata di appena due minuti, assisteremo alla più rapida creazione immaginabile di un proporzionato e nitido serpente pittorico, portato a compimento con un solo sinuoso tratto di pennello, appositamente inchiostrato solo ai margini della parte a contatto con il foglio. Lingua, testa, scaglie e coda appuntita. Il tutto con un fine ben preciso: la scrittura in forma d’animale dei tratti componenti il numero 2013.

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