I mecha giapponesi e i guerrieri sentai non sono semplici supereroi tecnologici. Sarebbe facile guardare i cartoni animati di quel paese o i colorati, buffi e un pò kitsch telefilm d’azione del genere tokusatsu (Power Rangers…) ritrovando in essi un’espressione creativa equivalente ai più stereotipati tra i fumetti americani, in cui un giustiziere mascherato dai poteri soprannaturali agisce seguendo un proprio codice a vantaggio del bene comune. In realtà i combattenti fantastici del Giappone moderno sono qualcosa di molto più simile ai samurai delle loro leggende guerresche: personaggi con tecniche, armi o veicoli particolari, generalmente ereditati da parenti o appresi come mistiche cognizioni da un qualche tipo di saggio maestro, intenzionati ad elevarsi al di sopra dei propri umani, comprensibili difetti. E tra le più diffuse culture giovanili della corrente così detta degli otaku, spicca in modo particolare il collezionismo dei loro modellini, talvolta in scatola di montaggio, altre da dipingere o semplicemente da acquistare a caro prezzo e esporre su qualche mensola insieme alle immancabili collezioni di manga e videogiochi. Il designer Wakabua, grazie a un suo particolare talento, ha però deciso di fare tutto da solo: nel suo laboratorio di Warabi, prefettura di Saitama, realizza infatti modellini di cartone piegato e dipinto, in base alle procedure artistiche del pepakura, o paper-crafting. Alcuni sono persino trasformabili.
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Le originali sculture-panino di Thomas e Quentin, grafici francesi
La vera arte culinaria è diversa da tutte le altre, perché subordina l’espressione creativa al sapore dei cibi. Ci sono piatti in cui la visione d’artista diviene importante, come nel caso dei dolci d’alta pasticceria preparati per le grandi occasioni, ma il più delle volte ciò che davvero conta è il buon sapore di quanto ci si appresta a gustare. Avete mai sentito elogiare la presentazione visiva di un umile panino con l’hamburger? Ma grazie al lavoro di due grafici francesi, forse, le cose stanno per cambiare. Come artisti contemporanei che abbiano scelto di limitarsi a un singolo e stravagante materiale, Quentin e Thomas vestono i loro straordinari panini di volta in volta sulla base degli ultimi avvenimenti, delle uscite cinematografiche e delle inclinazioni del momento. E’ il caso di Crabzilla, il mostruoso panino mutante con granchio, lattuga, arance e pomodori. O del panino spaziale dedicato a Neil Amstrong in occasione della sua recente dipartita, in cui scaglie di cocco vengono utilizzate per sbiancare il “suolo” lunare e semi di sesamo costituiscono stelle distanti nel cielo galattico. Ci sono poi panini raffiguranti la fine del mondo, il film de Lo Hobbit o l’ultimo di James Bond. Per non parlare di quello impacchettato come un regalo di Natale, o del bizzarro pollo-panino…. Sul loro Tumblr è presente la serie completa. In tempi di crisi è importante sapersi reinventare e forse nessuno l’ha fatto meglio di questi creativi del mondo pubblicitario, trasformati dalle circostanze in cuochi-artisti dall’inesauribile fantasia visuale.
L’antica scrivania robotica del re di Prussia
Non dev’essere stato facile succedere agli oltre 40 anni di regno di uno dei più grandi condottieri militari della storia, antonomasia stessa del concetto di monarca illuminato nella turbolenta Europa del XVIII secolo. Eppure questo fu il destino imprevisto di Federico Guglielmo II di Prussia (anni di regno 1786-1797) detto dai suoi contemporanei der dicke Lüderjahn (grassone buono a nulla) il nipote di Federico il Grande e che era diventato improvvisamente erede al trono in seguito alla morte di suo padre, un generale della guerra dei sette anni. Questo corpulento sovrano, elogiato in giovane età dal celebre zio per il suo comportamento esemplare durante l’assedio di Schweidnitz, passò alla storia come dongiovanni intemperante e sfrenato festaiolo, più appassionato al godersi la vita che nel gestire le complesse vicende storiche della sua nazione, minacciata in quegli anni dalle nuove forze politiche nate a seguito della Rivoluzione Francese. Appassionato di occultismo, legato a mistici e società segrete, si trovò a gestire una corte ricca di intrighi ed amanti, sempre condizionato dai vecchi e ostinati amministratori che erano rimasti in carica dai tempi dello zio. Ma una cosa e certa: Federico Guglielmo sapeva apprezzare l’arte. Ne è una prova la sua scrivania più famosa, detta scrittoio di Berlino, un capolavoro d’ebano meccanizzato con tanto di orologio prodotto dai fratelli Roentgen, costruttori di mobili tra i più importanti della loro epoca.
En garde! Ho caricato pennuti meccanici a munizioni infinite
Perchè sparare ai volatili quando si possono sparare volatili? Opera di un leggendario orologiaio e artista di origini francesi, Frères Rochat, e prodotte in serie molto limitata per la raffinata Ginevra del 1820, queste ornate pistole hanno una sorprendente particolarità. Si gira la chiave per dare la carica, si preme il grilletto e grazie a diverse centinaia di complessi ingranaggi un piccolo uccello, del tutto simile a quello degli orologi a cucù, spunta dalla canna eseguendo un’elaborata e graziosa melodia. A un moderno lettore di romanzi verrebbe forse da chiedersi quale fantastico duello tra gentiluomini o caccia immaginifica abbia mai potuto trarre vantaggio da un simile mansueto strumento, ma basta uno sguardo per capire che siamo di fronte a un prezioso e autentico capolavoro dell’ingegneria umana. Giocattoli di lusso o pure merveille de mécanique, queste pistole realizzate a mano in oro e madreperla, ricoperte di perle e diamanti, sono decorate con una coppia di bassorilievi, un leone ed un cervo, forse simboli araldici dei loro ricchi e nobili committenti.