Tre gatti derubati da un procione

Coon

Non si era mai visto niente di simile: un personaggio dei cartoon, insofferente verso le fatiche previste dal suo habitat selvaggio, che sbaraglia tre felini domestici nel loro regno, portandosi via due ricche manciate di croccantini, sballonzolante e ingobbito come Gollum. Il procione è quell’adorabile piccolo mammifero nordamericano che viene anche detto orsetto lavatore, per la sua eccentrica tendenza ad immergere nell’acqua tutto ciò che mangia, tenendolo ben stretto sue zampette anteriori, non dissimili da un paio di piccole mani umane. Fortunatamente, va detto, gli mancano i pollici opponibili. Perché se ogni rappresentante della sua specie avesse potuto utilizzare un computer, da oggi i nostri gatti non avrebbero più pace. Bastano pochi secondi per capirlo: le vittime, traviate dalle comodità di un tiepido divano, non sapevano che fare “Guardie! Oibò! Meow!” Animali veri, a differenza dei protagonisti di un racconto di fantasia, che non cercano l’accaparramento fine a se stesso. Però hanno fame, furbizie fornite dall’istinto e doti molto particolari. Se il procione s’introduce in un garage è perché nel suo profondo sa che c’è un’opportunità di farla franca. Punta, fondamentalmente, sulla simpatia. E chi potrebbe mai biasimare Rigo Gonzalez, padrone del trio di basìti felini nonché publisher del video, per l’aver filmato prima che aiutato, messo in digitale piuttosto che tra le sbarre l’impunito autore di un simile miracolo all’incontrario…Guardatelo, mentre immerge il maltolto dentro l’abbeveratoio, secondo quanto lui è da sempre abituato a fare. Grazioso e sfrontato igienista! Certo, oltre al danno, la beffa. Almeno poteva portarsi una sua fiaschetta in legno di betulla, lasciando intonsa una fra le due ciotole di casa.

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Fulminea e silenziosa, scopetta del wc volante

Joerg

Ne uccide più la penna che la spada, la matita che la lancia, la forchetta che l’ascia bipenne del re dei barbari visigoti e il telefonino…Nella sapienza popolare, come sappiamo, c’è sempre un fondo di verità: oggetti di ogni forma possono trasformarsi in arma, sia nella foga di un fatale momento che per il vezzo creativo di hobbisti e killer ammazza-tempo, con il pallino innocuo del fai da te selvaggio. Alcune cose, tuttavia, nascono naturalmente prive di una loro dignità guerriera. La scopetta per pulire il wc non ha mai, attraverso le epoche, goduto di una grande considerazione. Forse perché la sua collocazione ed impiego abituali tendono a renderla un po’ prosaica, oppure per il suo aspetto rassicurante e tranquillamente amichevole, lei da sempre giace lì, variabilmente dimenticata, speranzosa. Candida spada nella roccia, in attesa di un principe che la estragga per affrontare i feroci draghi della sua immaginazione. E per avvicinare la venuta di un tale giorno, scopetta del wc, sono a dirti che da oggi potrai contare su questo valido e potente alleato: Jörg Sprave, il calvo costruttore leonardesco di meravigliose fionde fatte in casa, da lui usate per scagliare varie cose attraverso i verdi prati della sua splendida magione. Ci sono persone, su YouTube, che sembrano aver compreso i meccanismi del web ad un livello più profondo delle altre. Nell’epoca digitale, avere interessi fuori dal comune può anche trasformarsi in un punto di forza, generare una nicchia espressiva completamente unica, da gestire e promuovere a piacimento, con grande soddisfazione personale ed un certo ritorno d’immagine, non sempre fine a stesso. L’uomo delle fionde, a suo modo, è una celebrità. Con 266 video e più di 250.000 iscritti al suo canale, potrà un giorno dire di aver fatto tutto il possibile per far conoscere l’ingiustamente trascurato sport del tiro con l’elastico, forse anche più di molte prestigiose competizioni internazionali. Comunicare efficacemente non significa soltanto parlare la lingua della cultura popolare; richiede anche un certo grandeur e magari la voglia di andare incontro a qualche critica…E prima che tu possa piantare la tua scopetta nel duro compensato, approfondimenti tecnici e piani di fattibilità. “Con questa non solo puoi colpire il cervello dello zombie” dichiara l’autore con il suo accento singolare “Gli pulisci pure il cranio, facendola fuoriuscire dalla parte opposta”. C’è un lungo studio, dietro a tutto ciò.

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Come farsi lo shampoo nello spazio

Karen Nyberg

Nello spazio cosmico infinito, non c’è aria, non c’è gravità e mancano i barbieri. Proprio per questo, chi lascia l’atmosfera della Terra ha sempre un piano. I capelli te li tagli oppure… Nell’immaginario comune della prima epoca spaziale, tra gli anni ’60 e ’70, l’astronauta era un tipo ben preciso. Imponente, virile, mascella quadrata: l’ideale personificazione di un eroe dei romanzi fantascientifici del genere pulp, pieni di mostri alieni e pianeti misteriosi. I capelli erano generalmente corti, perché questo ci si aspettava da un eroe in carriera, proveniente da un ambito, l’aeronautica sperimentale, particolarmente affine a quello militare. La corsa allo spazio, del resto, era un modo fondamentale per imporre il predominio tecnico di una nazione sulle altre, una ragione di contrasto, piuttosto che di aggregazione. I motori erano potenti, la Luna pericolosamente vicina e i capelli sempre, invariabilmente, corti. Ciò ha una sua logica: in assenza dei presupposti fisici di un pianeta come il nostro, persino i gesti più semplici possono diventare complicati. Diffusa è la leggenda secondo cui la NASA avrebbe investito milioni di dollari per produrre una penna biro con serbatoio pressurizzato, mentre i russi preferirono usare le matite. La storia è falsa, ma il problema tecnico è pervasivo e onnipresente. L’unico modo di superare questo tipo di ostacoli è fare come Karen LuJean Nyberg, l’astronauta statunitense che oggi ci mostra come si lava la testa ogni giorno (o quasi) da quando si trova sulla Stazione Spaziale Internazionale orbitante, a 460 Km dal livello del mare. Lo shampoo impiegato è, ovviamente, a secco, perché le scorte di acqua sono limitate. Spremendo la bottiglietta argentata con il tubo, simile a quella di un succo di frutta, lei depone qualche preziosa gocciolina sulla cute, mentre altrettante volano via come biglie impazzite. Poi aggiunge il sapone e si strofina energicamente con l’asciugamano per “Aiutare lo sporco a venire via”. Un colpo di pettine sarà quanto basta a restituire la giusta compostezza. Il risultato finale non è niente male, specie considerate le implicazioni complesse dell’ambiente in cui si svolge l’operazione. Liberi dalla continua attrazione della forza di gravità, i lunghi capelli della Nyberg si disperdono in alto come quelli di una bambola troll, in attesa di essere nuovamente intrappolati, all’interno di una più pratica coda di cavallo. Nello spazio bisogna sempre avere un piano.

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10 anni di età, sconfigge un campione a scacchi

Samuel Sevian

Sembra la scena di una sit-com, con l’incontro tra il protagonista di Due uomini e mezzo e il dr. Sheldon Cooper, lo scienziato irascibile di The Big Bang Theory. In una fulminea partita di neanche 5 minuti, giocata secondo le regole della variante blitz chess, questo giovanissimo genio della scacchiera con tanto di lattina di 7-up  riesce ad avere la meglio sul campione internazionale Greg Shahade, fondatore di alcune delle più prestigiose scuole degli Stati Uniti, prossimo al conseguimento del titolo di gran maestro. L’azione è concitata fin dal primissimo secondo: il segnatempo viene messo a sinistra, poi a destra, poi a sinistra (risata del pubblico)  i due si stringono la mano, bianco muove il pedone in c4 (apertura inglese) nero risponde con c6 (difesa Caro–Kann, una scelta inconsueta) poi cavalli-alfieri in un turbinio di battaglie per il territorio, con le torri che avanzano ponderose (un sorso di 7-up) e i giocatori che devono, di continuo, risistemare i pezzi (piccola bevuta). Gli spostamenti sono talmente veloci, in effetti, da rendere meccanicamente difficile centrare la casella al primo colpo; né, del resto, sarebbe del tutto necessario: a questi livelli, i concorrenti percepiscono il flusso di gioco ad un livello tale da poter comprendere, istintivamente, la prossima mossa dell’avversario. A 28 secondi esatti, la svolta “Oy! I’m winning, I’m winning him! (slurp)” A parlare, ovviamente, è stato lui, il giovane sorseggiatore di bibite frizzanti. Non siamo neanche a metà partita ma iniziano a cambiare di lato i pezzi più importanti: Greg allunga la mano al centro della scacchiera, non trova il cavallo. La prende con filosofia. In un crescendo di piccole smorfie e battute, perde gradualmente terreno “Ah, state pure registrando?” ride sconsolato. Alla fine, rimane soltanto il suo candido re con un pedone…Circondato dall’ebano nero dei suoi nemici. Un passo a destra, uno in avanti. Non ce la farà mai: il 34enne chiama scherzosamente lo stallo, appellandosi a una mercé in cui non poteva di certo sperare. Poi, perde. La controparte prende la sua bibita e scappa via, verso nuove vittorie. Il pubblico osserva, senza parole, mentre lo sconfitto scuote la testa, divertito. Con quella serena rassegnazione che contraddistingue i veri sportivi, in ogni momento, anche i più imbarazzanti.

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