Giro di vite contro i babbuini

Chacma Baboons

L’uomo moderno, così racchiuso tra il ruvido cemento e il duro vetro, ha ormai ben pochi punti di contatto con la forza del precipuo pathos. Con quel fluido che affiora lieve, dal regno incontenibile delle apprensioni. Possibile una simile emergenza? Il tetto è solido, l’acqua è pura. La bolletta, se pagata, toglie la paura. E pure gli escrementi. Finché, come in banana meccanica di Stanley K, un -qual-cosa- irrompe da quel flebile confine, con un piano troppo chiaro a tutti quanti: lasciare il drugo segno della sua insolenza. Facciamo qualche esempio! Termiti che rosicchiano le fondamenta. Formiche, in cerca di briciole sul pavimento. Topi che strisciano nella dispensa e poi…Mosche ronzanti, presagio di funeste persuasioni. Latrici di un messaggio vano: “Fuggi, finché sei tempo, è arrivato il giorno lungamente atteso”. Di rivincita. Del selvatico che avanza, ovvero: la truppa del tremendo babbuino. Un gran divoratore, che davvero non capisce due concetti, sopra tutti gli altri: a che serve lo scarico del bagno, come usare lo sciacquone. Il mondo intero è il suo WC.
Questo video è stato registrato presso Betty’s Bay, ridente centro abitato di poco più di mille abitanti sito ad appena 93 Km da Città del Capo. Lontano il giusto, mai isolato, dai patémi della grande capitale. Che però conosce un altro tipo di disgrazie, ovvero faticose convivenze. Siamo, dunque, in una celebre località turistica dal clima mite, presa fra le limpide acque della costa dell’Overberg e le verdeggianti colline ai margini del Kogelberg, catena montuosa libera e incontaminata. I pastori vi pascolano le proprie capre, una mattina dopo l’altra, riportandole indietro sul finir del pomeriggio, quasi sempre. Se non sparisce qualche cucciolo, altrimenti…Già sappiamo chi è il colpevole. Del marcio si aggira per i ripidi sentieri e le irte mulattiere. Eccone la prova, registrata gentilmente da BC Stargazer, quindi esposta al pubblico ludibrio. Vostro onore, il colpevole è…

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Erba che rotola nel turbine di fuoco

Tornado Tumbleweed

Talvolta, senza neanche nubi o fenomeni d’interferenza tra i diversi strati gassosi ad alta quota, né un singolo cumulonembo, nasce dal nulla una trombetta in miniatura, di un’altezza massima di 500 metri. È dovuta, tale roteante dannazione, al calore del suolo di una regione veramente secca che, spingendo l’aria verso l’alto, si crea tutto intorno un vortice di vuoto. La zona a bassa pressione risucchia quindi l’atmosfera, generando a sua volta un forte mulinello di compensazione, che gradualmente si alimenta e cresce, per 30 minuti o poco più. Poi sparisce all’improvviso, come se non fosse neanche nato. Si chiama il demone di polvere, o mini-tornado, ed è una vista non particolarmente rara, per lo meno in certe località aride dei vasti Stati Uniti, nel Sahara e tra le vaste distese del remoto Gobi. Tale strano fenomeno si verifica, sporadicamente, anche nelle nostre Puglia ed in Sicilia. Zone, queste, in cui tendono a verificarsi spesso incendi accidentali. Si dice: il diavolo è nei dettagli, come la minuzia, insignificante, di dove un automobilista getti la sua cicca, soprattutto vista l’esistenza delle forze che sarebbe meglio relegare ad universi paralleli. Gli elementi scatenati si avvicinano tra loro, generano un figlio… Aria+fuoco+terra=? Quando il mondo ha sete, tutto può accadere.
Il turbine di furia fiammeggiante ed erba rotolante, uno spauracchio niente male. Lo scorso 14 marzo, il pompiere di Adams County, Thomas Rogers con i suoi colleghi, si trovava presso il vecchio territorio del Rocky Mountain Arsenal, terreno militare fino al 1992. Stava mettendo in pratica la più conosciuta delle tecniche di prevenzione: l’incendio controllato. L’esperienza genera nuove metodologie, utili per allontanare i rischi del mestiere; ma non puoi prevenire ciò che non si era mai verificato prima, neanche tra le ultime battute di un pazzesco videogame. L’impossibile in agguato, uno scherzo niente affatto divertente del destino. La visita dello straniero marroncino.

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Il fenomeno dei dischi dentro ai fiumi

Ice circle

È un procedimento misterioso, quello attraverso cui le cose ignote si trasformano in desiderabili opportunità. Ma si è verificato di continuo. Sia lungo le ripide pendici della storia proto-umana che (strano a dirsi) ancora oggi, ieri e l’altro giorno, benché meno di frequente: il sottile velo della quotidianità che si dissolve, per un’attimo soltanto, mostrando  strade oblique da seguire, verso nuove concezioni e strane idee. Era stato, per esempio, questo il caso pleistocenico, dell’ominide che prese in mano il suo bastone, strumento principe della sapienza, imbrigliando un fulmine celeste al suo inarrestabile bisogno. Fame, calore; fuoco! Disse quello dunque, ed a seguire, gradualmente, vennero l’ascia, il dardo, il sacro, il capo col suo trono, la corona, il campo arato, il segno e il carro. Portali metafisici dell’invenzione, valicati l’uno dopo l’altro, verso il soave regno del progresso. Ciascuna cosa, pura evoluzione tranne l’Ultima, questo Cerchio per viaggiare innanzi, un mezzo che apparentemente non aveva precedenti, perché gli animali raramente vanno in giro rotolando, bensì nuotano e zampettano, volano nel cielo. La spirale, il tondo che impossibilmente ruota?! Possibile che tali… Diametro e circonferenza, con il centro equidistante dal perimetro, fossero esistiti, innanzi tutto, in questa stessa forma? Con un gran tondo, dal moto perpetuo, precariamente in equilibrio, tra le pieghe tumultuose di un antico fiume…Forse l’ominide sapeva, soprattutto perché aveva uno strumento: gli occhi per vedere. Noi, comunque, facciamo un salto nel passato molto più recente.
26 novembre 2013: George Loegering, ingegnere in pensione del Nord Dakota, era a caccia di cervi con dei suoi parenti, presso le alte rive del fiume Sheyenne, dal corso semi-ghiacciato per il lungo inverno nordamericano. Tutto appariva normale, in quella tranquilla giornata fra molte meraviglie naturali, in cerca di gustosa selvaggina se non che… D’un tratto l’uomo si ritrova innanzi ad una scena singolare. Un perfetto disco bianco, largo circa 15 metri, che ruotava indisturbato in mezzo alla corrente. Fu allora, che lui ebbe due trovate molto intelligenti – la prima quella classica dei nostri giorni, prendere il telefono, accenderlo e inquadrare. La seconda è stata scegliere un così perfetto appellativo, per il curioso cerchio che l’avrebbe reso celebre sul web: amazing wonder of nature, l’incredibile meraviglia della natura.

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Palpeggiando una polpetta di formiche

Antlab

La bocca spontaneamente si contorce in una smorfia, mentre osservo ciò che si agita nella mia mano. Che orrore, questa palla brulicante! Sopra la membrana di un sottile guanto in lattice, barriera trascurabile, antenne dardeggianti, addomi vermigli e migliaia, milioni di zampette, che fanno il solletico e producono un sonoro tic-tic-tic. Sembra un singolo animale, però con molte teste, tutte unite in un amalgama infernale. S’innalza fra le altre, d’un tratto, quella di un solenne portavoce: “Il mio nome è Legione perché siamo molti” Dice, poi all’improvviso si ricorda, sono soltanto un mirmidone. Piuttosto che parlare, preferisco usare il pungiglione.
Ed è questa, ahimé, la caratteristica più nota della formica americana velenosa, anche detta del fuoco per infame associazione: il modo in cui si difende dai suoi (presunti) predatori, attraverso l’uso spregiudicato dell’alcaloide phosphoinositol 3 kinase, un veleno estremamente doloroso per gli umani.  Non stiamo parlando, ovviamente, delle nostre amichevoli formiche rosse europee, ma di ben altro; questo genus tassonomico d’insetti non è fatto per convivere, ma dominare nel suo ambiente, preferibilmente inaccessibile e isolato. La specie solenopsis invicta, in particolare, dal nome degno di una legione della Roma antica, proviene dalle profondità delle foreste brasiliane e si è propagata, gradualmente, attraverso la maggior parte degli Stati Uniti del Southwest, in zone sia rurali che semi-urbane. Piuttosto che spruzzare il suo acido formico in corrispondenza delle ferite faticosamente inflitte ai suoi nemici, alla maniera delle altre formiche nocive, lei li abbranca con le mandibole, poi si piega a C e vi pianta direttamente il suo temuto gladio, posto nell’addome. Più e più volte, ma soprattutto, in buona compagnia delle sue sorelle, fedeli al giuramento pretoriano. Non è in effetti insolito, dopo un incontro particolarmente ravvicinato con questi abitatori dell’ombroso sottobosco, che si debba fare visita al più prossimo pronto soccorso, per il dolore o il rischio di reazioni allergiche nefaste.
Questo destino d’infamia popolare, tipico di chi ha un’indole tanto aggressiva, ci ha impedito molto a lungo di apprezzare le altre doti di un fantastico insetto sociale, costruttore di strutture nella terra, in genere, ma pure fatte con i corpi dei guerrieri, all’occorrenza. Gustatevela, quella polpetta deliziosa. Tante bestie, unite così a palla, che resistono alla forza di una mano umana. Come l’ultima testuggine rimasta in mezzo a barbari giganti.

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