I discorsi sconnessi del parrocchetto parlatore

Disco Parakeet

Disco è un piccolo pappagallo di New York che sembrerebbe aver assunto sostanze psichedeliche. Con voce metallica e gracchiante, molto caratteristica, produce un’ampia gamma di suoni, musiche e parole, mescolate tra loro in un caos cacofonico che oscilla tra il simpatico, il bizzarro e l’inquietante. Se la lingua parlata avesse il potere d’influenzare il mondo materiale, come le rune degli elfi o le formule degli incantesimi stregoneschi, lui sarebbe il pennuto più pericoloso del pianeta Terra; intanto per il semplice fatto che, almeno a giudicare da questo variegato video-catalogo sonoro, non la smette mai. Ma soprattutto per l’assurdità inconsulta del suo metodo espressivo, completamente slegato da ogni logica, eppure dotato di una certa imperscrutabile coerenza. Fortunatamente la padrona, MsJumpinJude, si è prodigata nel sottotitolare il grazioso animale, permettendoci così di apprezzare a pieno la sua introduzione auto-celebratoria, completa di dichiarazione d’intenti e beat-boxing inaugurale. Per non parlare di ciò che viene dopo…. Molti, fra coloro che hanno tenuto in casa un parrocchetto, l’hanno sentito produrre, al massimo, il verso della rondine o qualche squillo del cellulare. Gli strani discorsi di questo folle pappagallo dimostrano però che nulla è impossibile, purché ci si applichi con l’adeguato studio giornaliero.

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Twitter, un grosso uccello che assilla i passanti

Gaillard Twitter

“Quel dannato pennuto azzurro cielo.” È notte tarda, in una città non meglio definita del sud della Francia. Il tepore primaverile diffonde un senso di tranquillità, che mai farebbe pensare a un qualcosa di sovrannaturale. La moglie dell’uomo sta cercando di consolarlo da diverse ore, ormai. “Estelle, non sono pazzo, capisci? C’è un uccello che mi segue. L’ho visto al centro commerciale, poi era lì, nel parcheggio. Quel delinquente…voleva rubarmi l’auto!” Estelle conosce bene suo marito, sa che è una persona con la testa sulle spalle. Il più delle volte. “Caro, vuoi spiegarmi questa pazzia? Gli uccelli non guidano la macchina!” Non ne può più di starlo a sentire. Dall’ora di cena stanno appostati in soggiorno, nel loro appartamento al piano terra, con le tende tirate per non vedere fuori. Mentre lui perde sempre di più il controllo di se stesso. “Era lì, era lì ti dico” Le mani nei capelli, la bocca contratta in una smorfia di sofferenza “Nessuno mi crede! L’uccello si nascondeva sul campo da golf, non mi ha fatto tirare!” E che diavolo, pensa lei. Quando mai si è visto un uccello gigante, con i piedi gialli, le piume azzurre e un ciuffo peloso sulla testa? Se solo avessi dato retta a mia madre. “Basta! Mi vuoi spiegare che…” Lui d’un tratto sembra trasalire, come se avesse sentito o visto qualcosa di tremendo. La giovane donna osserva attentamente il suo volto, segue la direzione dello sguardo. Verso e oltre la finestra della cucina, lasciata aperta per una svista. Nota qualcosa nel buio del cortile, che si avvicina silenziosamente. È un’ombra indistinta, dagli occhi tondi e penetranti. “Sigh!” Si volta di scatto. L’uomo di casa, nel frattempo, giace sconvolto sul divano. “Dannazione!” Colta da un’improvvisa ispirazione, Estelle apre l’armadio, tira fuori un pesante ferro 9 e preme l’interruttore accanto all’ingresso. Le luci si spengono. Abbassa la maniglia della porta, la spalanca con un calcio rabbioso e poi….

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L’unica ruota panoramica a propulsione muscolare

Ferris Wheel

Il Giardino dei Cinque Sensi è un parco pubblico di oltre 20 acri sito nella regione di Delhi, in India. Inaugurato nel 2003, su progetto dell’architetto Pradeep Sachdeva, costituisce un punto di incontro per la popolazione locale, di svago per i bambini e occasionalmente anche d’intrattenimento artistico e culturale, grazie alle numerose statue e sculture a tema religioso. A queste moderne curiosità architettoniche, parzialmente ispirate ai leggendari giardini degli imperatori Moghul, in tempi recenti se n’è aggiunta anche un’altra, alquanto prosaica ma davvero singolare. Potrebbe, in effetti, definirsi più unica che rara: si tratta della prima ruota panoramica senza alcun tipo di motore, spinta dalla sola forza muscolare umana. Si paga il giro, si sale in cabina e poi non resta che aspettare l’intervento degli addetti al funzionamento, individui decisamente allenati e non privi di un certo equilibrio e resistenza. Due di loro, collocandosi in prossimità del mozzo centrale, inizieranno un’operazione che potrebbe definirsi affine a quella del proverbiale criceto, reggendosi ai raggi della ruota, mentre un terzo darà direttive da terra, o in alternativa agirà da contrappeso in una delle pseudo-cabine che compongono la bizzarra invenzione. Questa giostra è il chiaro prodotto della più sublime arte di arrangiarsi, ma anche la dimostrazione che nulla è impossibile, per chi ha davvero bisogno di mettersi in gioco.

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L’ibrido kiwi-castagna e l’innesto bananifero cocomeroide

Yif Magic

Nel comune supermarket la gente può trovare centinaia di merendine, crackers, corn-flakes, gelati, pizze surgelate e cibi pronti ma, dopo tutto, non più che una dozzina o due di frutti differenti. Nonostante il lavoro delle numerose compagnie e laboratori agricoli, con le loro ibridazioni e gli esperimenti di ingegneria genetica, ciò che è genuino, ancora oggi, non può che risultare prosaico ed usuale. I sapori variano fondamentalmente da un paese all’altro, ma la globalizzazione dei mezzi di trasporto ha reso consueta, in ogni parte del mondo, ciascuna delle varietà di frutta più apprezzate. Tanto che ciò che proviene da luoghi tropicali oggi trova collocazione sulle tavole di tutti noi, anche qualora il clima sia del tutto inospitale per l’arbusto o la pianta generatrici. Provare qualcosa che sia nuovo al termine di un pranzo significa più che altro assaggiare specialità, per una ragione o per l’altra, poco popolari al di fuori dei rispettivi paesi d’origine: l’irsuto frutto tailandese dell’albero del Rambutan, il vermiglio Ngaw. Il travolgente  Durian, equivalente alimentare di un sigaro cubano. La Pitaya, pastoso pomo vietnamita associato ai draghi. Poi, inevitabilmente, più che altro per praticità e abitudine, si fa ritorno ai classici. Banana. Kiwi. Cocomero. Castagna. Eppure, persino fra questi, c’è spazio per nuove straordinarie, impreviste scoperte agroalimentari…

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