Cappellaia danzante con attaccapanni di metallo

Bakunova

Svetlana Bakunova, giocoliera russa, non indossa un semplice capello nero, bensì tre. Sono fulgide bombette, accessori per l’abbigliamento, a ben guardarli, veramente fuori del comune: paiono palle di fuoco, fulmini nell’aria, mentre volano liberamente per il palcoscenico, rispondendo ai criteri di un’imprevedibile coreografia. L’intero teatro, che si direbbe silenziosamente appassionato, segue con lo sguardo l’impossibile serie di scambi tennistici, tra l’artista e questo rischio, potenzialmente improvvido, di un errore che non si realizza mai. Già sappiamo chi la spunterà. L’attaccapanni, nel frattempo, esegue sonnacchioso le sue mosse, spinto in traiettorie iperboloidi da una forza persuasiva. Centripeta, chiamiamola, o più precisamente il calcio-calibrato, dalla scarpa senza tacco della sua padrona opportunista. Non ci servono raccattapalle con le antenne, in questo game, ma passivi pali danzatori. Un giro dopo l’altro, prosegue nel suo ritmo. Ed appare ipnotica, quasi perfetta in ogni minimo dettaglio, tale dimostrazione d’eleganza, fluidità e maestria manipolatoria, realizzata in base ai canoni di un mondo che si concretizza, ormai desueto. La ballerina, i cappelli ed il bastone. Una visione d’altri tempi, per di-versi significativi…Versi.
Questo è il merito della giocoleria. Laddove le altre arti di un’arena scevra di messaggi, senza testi e nato sui più chiari sentimenti incontrano presto i loro limiti espressivi, la danza degli oggetti può parlare molte lingue. Tutto conta, in una simile poesia di gesti visuali: costumi, fondali, musica ed attrezzi. Mettici le quinte del teatro, invece che il tendone! Qui spariscono la passione della fantasia circense, le gioie clownesche, ricompaiono le atmosfere della nebbia londinese, quando sotto le bombette c’erano i banchieri. Alle soglie del 1900 simili cappelli potevano incarnare un certo tipo d’ideali e il nesso principale di quell’epoca. La nascita della moderna borghesia. Ardevano le ciminiere dell’industria. Già i canti popolari e gli inni religiosi, colonne sonore dell’onnipresente pub di Londra, recedevano lasciando il passo a nuovi accordi musicali, ritornati come un razzo dalle tredici colonie inglesi. Al ritmo del sassofono e del jazz.

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L’utilità del cingolo motorizzato a batteria

Mtt track

Il mezzo di trasporto creato dal canadese Yvon Martel, invenzione concettualmente semplice quanto geniale, può fare veramente molte cose. È come un mini-carro armato, grossomodo, oppure come un gatto delle nevi. Fluttua sopra la neve con la leggiadria di un muflone norvegese in primavera, però resta silenzioso quanto un alce in autunno, quieto dopo la stagione degli accoppiamenti. Veicolo compatto, relativamente leggero, risulta (quasi) semplice da caricare nel portabagagli di un’automobile di medie dimensioni. Se vuoi lo porti ovunque, pure per le scale. Trascina legna, pietre, cose, acqua, pietre, persone, alcune volte tutte assieme, su e giù per i pendii delle taighe subartiche o foreste boreali del Quebec. Non deve mai fare benzina, perché funziona a batteria. Ci attacchi il trapano, la sega e la trivella elettrica per bucare il ghiaccio di un lago d’inverno, due minuti prima di metterti a pescare. Giunta l’ora della ricreazione, si trasforma in un divertimento niente affatto male, soprattutto se ci attacchi bagnarole nere plasticose. L’estate, quando non serve, messo in piedi nel garage, ti occuperà due metri cubi scarsi. Verrebbe voglia di andare a trasferirsi sulla neve, non fosse che…Questo potenziale fulmine di guerra non è ancora in vendita al concessionario. Manca ancora una grande compagnia che si faccia avanti, con una proposta valida ad aggiudicarsi l’esclusiva. Il punto forte dell’MTT-136, acronimo della dicitura My Track Technology, è proprio questa straordinaria versatilità. Oltre ad un’invidiabile facilità d’impiego. Si guida con le inclinazioni del corpo, appoggiandosi a un manubrio. È anche possibile usarlo per spostarsi direttamente con gli sci, praticamente al posto della classica una muta di cani. Se dovesse interessarvi finanziarlo, c’è il brevetto disponibile sul servizio Google Patents.
Quando si considera la maggior parte dei moderni mezzi di trasporto elettrici, a una o più ruote, ci si rende conto che se pure nacquero con ampli orizzonti, i propri limiti li hanno trovati nel tempo. Il Segway, mezzo urbano per assolutissima eccellenza, doveva fare molte cose: viaggiare da un capo all’altro di affollati centri abitati, monopolizzare chilometriche piste ciclabili, sostituire l’automobile e lo scooter… Ma a conti fatti non si può reinventare la mobilità di un popolo a vantaggio di pochi compratori di un singolo dispositivo, specialmente quando tanto nuovo nell’approccio. Le strutture sono quelle, gli spazi niente affatto definiti e l’abilità di guida latita, suo malgrado…

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L’altalena accidentale delle capre

Altalena delle capre

I casi strani della vita! Sembra una parabola, come una sorta di racconto edificante, ma qui c’è proprio un arco. In senso letterale: l’oggetto sottilissimo, che qualcuno, un vero genio delle situazioni, ha piantato saldamente in mezzo al prato, in un luogo non meglio definito della Francia. Per tre capre salterine, impazzite, che s’impegnano a salirci. E quel costrutto instabile, di quadrupedi giocosi ed altrettanto solido metallo, che si piega prima da una parte, poi dall’altra, incarna un po’ lo spirito di un primordiale videogame. Su e giù, poi di lato!
Il secondo più celebre animale cornuto, fra i primi del suo genere ad essere addomesticati dagli umani, ha un carattere curioso per natura. Assai frequente è il caso del caprone, lasciato al sicuro dentro ad un recinto, che per svagarsi lo colpisce con la testa, cerca in tutti i modi un varco, a un certo punto ci si mette sopra, guarda tutto intorno, alla fine scappa via; non è questa una mancanza di riconoscenza verso il suo padrone, ma la sincera voglia di esplorare il mondo. Simili creature occorre farle divertire, tenerle occupate. Persino torri e parchi giochi potrebbero non essere abbastanza. Chi non ricorda quella foto italiana, che fece il giro del mondo, con dei becchi che si arrampicavano sulle pendici della diga del Gran Paradiso? Volevano, dissero gli etologi, leccare il sale dalle rocce.
La ragione di una simile pericolosa impresa è un mistero che permane, onde usare un detto rilevante, in lana caprina. Ciò che passa per la mente delle nostre cresci-pullover resta inconoscibile, ovvero agli occhi dei presenti non esiste.

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La prudenza che si chiama pachiderma

Elephant Voices

La savana è un sistema di fattori che si fonda sul continuo mutamento. Attraverso i cicli stagionali, la pioggia e le tremende siccità, gli attori di quel biòma si rincorrono, costruiscono un’intesa e poi si mangiano a vicenda. Nessun ruolo è fisso, qui copione non esiste. Tale legge di natura, se vogliamo, vale pure per le cose inanimate. Un fiume che scorre in mezzo alla radura, personaggio degno del teatro shakespeariano, può essere, non essere, o sul volgere del mese scomparire, come il sogno di una notte a metà estate. Luglio? Agosto? Il calendario, fondamento dell’umana concezione temporale, può servire in certi casi, tra la gente. Esami, rate da pagare, impegni di lavoro….Ok! Preveder la pioggia in mezzo al Kenya…Non è di questo mondo. Dunque spesso capita, che un tale corso d’acqua, sparito d’improvviso dal paesaggio, sia però ancora ben presente, altrove, dentro ad una mappa. Virtuale, ben salvata nella mente di un intero branco d’elefanti. Disse Archimede: corpo immerso in un fluido che riceve una spinta verticale pari al peso di una massa di fluido di forma uguale a quella della parte immersa; aggiungi una proboscide, come timone, quattro zamponi per motore, sei a cavallo. L’animale terrestre più imponente del pianeta, come molti sanno, sa nuotare all’occorrenza. O se il corso si è asciugato, beh, discendere un pendio.
Più o meno. In questo video suggestivo, pubblicato dal portale ElephantVoices.org, si possono ammirare i molti approcci di alcuni quadrupedi eleganti, dalle vaste orecchie, che si ritrovano dinnanzi ad un dilemma. Come andare avanti. La mentalità di branco, basilare istinto di sopravvivenza, fa di questi scherzi. Tutti ricordano l’esempio delle pecore che saltano la staccionata; se va una, tutte le altre devono seguire [ZZz]. Ma quando pesi più di 10 tonnellate, per quanto agile, scattante, una ripida discesa è come un monte. Hai voglia: “La mattina ogni animale deve correre, etc. etc…” A cosa servono le Nike, per un pachiderma? Questi qui poi sembrano dire: facciamo subito, con calma. Just do it, ovvero giusto un attimo.

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