L’unica ruota panoramica a propulsione muscolare

Ferris Wheel

Il Giardino dei Cinque Sensi è un parco pubblico di oltre 20 acri sito nella regione di Delhi, in India. Inaugurato nel 2003, su progetto dell’architetto Pradeep Sachdeva, costituisce un punto di incontro per la popolazione locale, di svago per i bambini e occasionalmente anche d’intrattenimento artistico e culturale, grazie alle numerose statue e sculture a tema religioso. A queste moderne curiosità architettoniche, parzialmente ispirate ai leggendari giardini degli imperatori Moghul, in tempi recenti se n’è aggiunta anche un’altra, alquanto prosaica ma davvero singolare. Potrebbe, in effetti, definirsi più unica che rara: si tratta della prima ruota panoramica senza alcun tipo di motore, spinta dalla sola forza muscolare umana. Si paga il giro, si sale in cabina e poi non resta che aspettare l’intervento degli addetti al funzionamento, individui decisamente allenati e non privi di un certo equilibrio e resistenza. Due di loro, collocandosi in prossimità del mozzo centrale, inizieranno un’operazione che potrebbe definirsi affine a quella del proverbiale criceto, reggendosi ai raggi della ruota, mentre un terzo darà direttive da terra, o in alternativa agirà da contrappeso in una delle pseudo-cabine che compongono la bizzarra invenzione. Questa giostra è il chiaro prodotto della più sublime arte di arrangiarsi, ma anche la dimostrazione che nulla è impossibile, per chi ha davvero bisogno di mettersi in gioco.

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Teschi surreali in porcellana giapponese

Katsuyo Aoki
Via

Bianchi come la morte, inespressivi e vacui, questi teschi misteriosi non ospitano più alcun barlume di coscienza. Chissà quale mente aliena li abitava, cosa sognava… E come poteva essere l’aspetto di creature tanto diverse da noi? L’unica a conoscere queste risposte è Katsuyo Aoki, la giovane ceramista giapponese che le ha immaginate, disegnate e ricostruite, con una notevole abilità tecnica e metodologie di lavorazione originali. Il teschio, come simbolo, si ritrova nel mondo con un’ampia varietà di aspetti: quello sacro, frequente nel culto dei defunti; l’emblema di spietati fuorilegge o società segrete, con l’accompagnamento di ulne o femori incrociati. Quando ritratto su tombe e lapidi, il suo aspetto stolido diventa l’allegoria della mortalità umana. E poi c’è tutto l’universo del fantastico, dei mostri gotici e delle ipotesi pseudo-scientifiche; molte delle creature terrestri hanno una scatola cranica, ma la nostra è ben distinta dalle altre. Difficile confonderla con quella di una scimmia, praticamente impossibile con qualsiasi altra. Purché il rapporto tra gli elementi venga mantenuto, un cranio umano rimane tale, indipendentemente dal numero di aggiunte fantasiose, quali zanne, corna o altre improbabili escrescenze. Per questo costituisce da tempo immemore un soggetto amato dagli artisti. Divinità oscure, apparizioni inquietanti e fantasmi si presentano spesso con il più essenziale e pallido dei volti, ovvero il teschio stesso.

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La marcia oplitica dei millepiedi corazzati

Giant pillbug 1

L’unione fa la forza, così per gli uomini come per gli animali. Questi sphaerotheriida, o millepiedi giganti corazzati del Madagascar, sono abituati a spostarsi solo in grandi gruppi. Circa una volta l’anno, in un periodo variabile, intere comunità di questi artropodi si radunano, come per un appuntamento, puntano le antenne nella stessa direzione e poi si avviano verso una destinazione ignota, con obiettivi poco chiari, spostandosi da un capo all’altro dell’isola. Il loro aspetto esteriore, se preso fuori dal contesto, ricorda quello degli armadillidium, anche detti onischi o porcellini di terra, alcuni fra i più tipici abitanti dei vasti prati europei. Questi però sono lunghi fino a 7 cm. Quando si chiudono, per difendersi dai predatori, hanno la dimensione di una palla da tennis. Le loro placche dorsali si congiungono perfettamente, in una sorta di sfera, risultando impervie ad ogni tipo di attacco, tanto che i suricati, per tentare di mangiarseli, hanno l’abitudine di usare una pietra come banco da lavoro. Ma neanche loro, probabilmente, li sfiderebbero in tali quantità. Il primo avvistamento registrato di tale incredibile sciame risale al 1892, ad opera del missionario inglese James Sibree, che racconta di averne incontrato un’enorme concentrazione, per caso, durante le sue esplorazioni fra Tamatave e Antananarivom, nella parte centro-orientale del paese (via mitsinjo.org). Era difficile non notarli: decine di migliaia di questi esseri segmentati, ma di colore verde brillante, che marciavano nella foresta come presi da un’incredibile frenesia. Immaginatevi il rumore. La comunità scientifica dell’epoca, non disponendo di sufficienti prove e ulteriori attestazioni, decise di sottostimare la scoperta, che poi venne gradualmente dimenticata.

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Guardatevi dal fluido magnetico che ingloba

Magnetic Putty

I fluidi non newtoniani sono una classe di sostanze polimeriche, generalmente di natura pseudoplastica, create in laboratorio per rispondere a una vasta serie di necessità. La loro caratteristica principale è il poter cambiare grado di viscosità, indurendosi in determinate condizioni. La più famosa tra loro, soprattutto per l’applicazione commerciale denominata Silly Putty, è un giocattolo simile al Pongo. Si tratta di un fluido molto denso, facilmente manipolato per fargli assumere una varietà di forme. Ma se qualcuno tenta di colpirlo bruscamente, o di tagliarlo con un colpo secco, s’indurisce al punto di diventare come una plastica durissima; tutto ciò che si ottiene, in tali casi, è la sua più completa frantumazione. Da tale strana entità chimica ci si sta muovendo, in tempi recenti, verso due direzioni contrapposte: come renderla utile e, naturalmente, il modo per farla diventare ancora più divertente. Da quest’ultima tendenza nasce la Magnetic Thinking Putty, un prodotto che mescola tale bizzarria ad un altro dei grandi misteri dell’universo: i magneti. Ottenendo una sorta di Blob inglobatore, che inesorabilmente si propaga per circondare e far scomparire ogni oggetto di metallo. Se un giorno tutti gli esseri viventi dovessero scomparire dal pianeta, non per questo cesserebbe l’eterna lotta per la sopravvivenza. Dadi e cubetti di ferro acciaioso avrebbero ancora un terribile nemico naturale, in grado di mangiarli nel giro di un minuto. Fino ad allora, sarà meglio guardarsi le spalle.

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