Il fascino poetico della fusione in bronzo

Questo video in stop-motion particolarmente riuscito dimostra con un certo stile la complicata creazione di una piccola statua in bronzo. A partire dal classico blocco di argilla e con una figurina in fil di ferro a fare da scheletro, in pochi secondi si materializza il ritratto scultoreo di una ragazza. La figura, benchè ovviamente statica nella posa, inizia quindi a muoversi leggiadra tra le diverse fasi previste dalla tecnica della cera persa. Viene mostrata l’intera progressiva trasformazione dal modello in argilla, cotto e ricoperto di cera, al vero e proprio prototipo della statua (o “anima”) sul quale vengono applicati dei caratteristici tubicini detti a porcospino. Tale creazione viene dunque immersa in un ulteriore stato terracotta (la “cappa”) dal quale affiorano gli sfiatatoi e che sarà poi immersa nel terreno prima di procedere con la colatura del metallo fuso, mentre la cera nell’intercapedine scivolerà via sciogliendosi per il calore. Il tutto si svolge senza apparente intervento umano, aumentando ulteriormente il già considerevole fascino di quest’arte antica.

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Fluttuare nel cubo in un’opera d’arte a Milano

On Space Time Foam (Sulla Spuma dello Spazio Tempo) occupa a pieno merito un vasto spazio espositivo all’interno dell’Hangar Bicocca, l’ex stabilimento dell’Ansaldo-Brera dedicato dal 2004 all’arte moderna. Visitarlo dal livello del terreno è già un’esperienza: costellazioni di persone sospese sopra di noi a tre diversi livelli di altitudine, punti di riferimento instabili che spostandosi carponi cambiano continuamente la reciproca distanza longitudinale. Si tratta, con ogni probabilità, dei visitatori del turno precedente, gradualmente ascesi fino a 20 metri di altezza. La loro esperienza di volo nasce da una struttura fluttuante simile ad una ragnatela trasparente e composta per il 99% d’aria, che rappresenta metaforicamente l’interdipendenza tra gli uomini e il loro ambiente. Chi si trova sul piano superiore, infatti, muovendosi sprofonda e modifica lo spazio a disposizione degli ospiti sotto di lui. Si realizza così un’astrazione metafisica pura e ricca di interpretazioni, che secondo l’autore sarebbe limitativo considerare solo dal punto di vista etico e morale.

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I grandi cavalli bronzei di Nic Fiddian Green

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A Londra, vicino Hyde Park, c’è una testa di cavallo alta 10 metri. La sua figura tranquilla ed imperturbabile sembra quasi sospesa nel tempo mentre si abbevera in una polla invisibile, ma non per questo appare statica nella sua essenza o in qualche misura priva di movimento: come fosse la perfetta rappresentazione di un’idea, questo scorcio del nobile quadrupede pare pronto a sollevarsi da un momento all’altro, ritrovare un corpo e scattare in velocità verso l’orizzonte, in cerca di un un eroe o un condottiero ancora privo di cavalcatura. Questa scultura di bronzo è opera di Nic Fiddian Green, artista originario dell’Hampshire e laureato a Wimbledon che ha sempre vissuto con i cavalli, scegliendo di renderli soggetto principale della sua arte dopo aver visto le celebri sculture del Partenone in mostra al British Museum. I suoi materiali preferiti sono il bronzo ed il piombo, che lavora con l’antica tecnica della cera persa nelle grandi fonderie della regione di Liverpool, mentre il suo modello preferito è ormai da anni l’amato corsiero George. Le sue opere più famose si trovano nelle campagne del Sussex, a Dublino ed anche in Italia, di fronte Castello di Reschio in Umbria. Le espressioni non monumentali della sua produzione scultorea vengono frequentemente richieste per importanti mostre a Londra, New York e Sydney.

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Insetti meccanici ed entomologia urbana

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Queste creature artificiali che sembrano uscite da un romanzo del genere steampunk sono opera dello scultore ed illustratore Mark Oliver di Brighton, in Inghilterra. La serie si intitola Litter Bugs (insetti spazzatura) e consiste di una ricca selezione di falene, scarabei ed altri coleotteri realizzati con parti di orologi, ventagli, lampade e copertine di libri. Ciascuno di loro viene accompagnato da un nome scientifico che allude ai vari componenti ed è presentato con le tipiche modalità di un esemplare messo sotto vetro per finalità di studio. L’artista ha persino realizzato un Compendium of Carabid and Terrestrial Detritus, trattato scientifico semi-serio che li analizza con approfondita cura. A suo dire gli insetti spazzatura sarebbero perfettamente adattati all’ambiente urbano, tanto da risultare quasi invisibili nel loro habitat naturale, la discarica. Per quanto ne sappiamo a pochi chilometri da casa nostra potrebbe anche annidarsi una famiglia di Brake BugLeatherback Beetle o persino il rarissimo Cerebellum Bug

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