Odi et Amo, miserabile iPhone 6

iPhone 6 shoot

Se un idolo sta corrompendo l’innocenza della tua anima immortale, non pensarci troppo a lungo. Prendi quel totemico tentatore, mettilo per terra, schiaccialo col tacco dello stivale. Se il feticcio è fatto di alluminio liquidmetal, vetro infrangibile, processori intelligenti e circuiti di mille valvole, non limitarti a così poco. Usa gli strumenti che il buon Dio ci ha regalato: come il fucile da cecchino semi-automatico calibro 50 Barrett M82, con mirino termico di precisione, molto efficace contro obiettivi quali stazioni radar, camion, aerei e elicotteri parcheggiati. Nonché il principale avversario di Guglielmo Tell: la mela.
Morte, distruzione, annientamento. La luce genera le zone oscure in cui spariscono gli umani preconcetti. Più forte è la luce, più si allungano le ombre. Così diceva il primo dei Quattro: se il tuo occhio destro di conduce verso il peccato, cavalo quanto prima, gettalo via lontano. Se la mano destra è colpevole di un brutto gesto [prendi un’ascia] dagli un colpo, forse un paio all’occorrenza, poi buttacela sopra, di traverso. È meglio rinunciare a qualche piccola parte di te, piuttosto che finire tutto quanto tra le fiamme eterne della Dannazione! Sottinteso: pensaci bene, prima di desiderare la donna d’altri… Era una metafora, o così si usa pensare. Sono, in effetti, ben pochi i credenti della corrente principale che si siano mutilati, fatti a pezzi, tagliuzzati, tolti la grazia della percezione tridimensionale. Ma il mondo è vasto e variegato, quanto gli aspetti plurimi della divinità. E sette misteriose, tetre eresie Orientali, hanno praticato attraverso i secoli altrettante forme di crudele abnegazione di se stessi. Finché non si giunse, attraverso vari tentativi, alla soluzione (quasi) non-violenta del problema: il capro espiatorio.
Amorevolmente accudito attraverso i mesi di una tranquilla gioventù, il cucciolo prezioso di un villaggio, piccolo batuffolo peloso, possibilmente nero o a macchie marezzate. Il primo, tra gli animali dell’ancestrale fattoria, ad essere oggetto di una sincera forma di affetto e considerazione. Non per la carne, ma per ciò che era in se stesso, quello poteva fare a beneficio della collettività. Finché un giorno, all’improvviso, il contadino si fingeva atterrito e senza fiato: sotto i suoi occhi increduli, l’amabile bestia si era mostruosamente trasformata. Ecco che spuntano due corna dalla cara testolina; un chiaro e turpe segno del Demonio. Strana coincidenza, ottimo segno del destino. Già sfilano le statue di santi ed eroi per le strade, accompagnate da candele, toghe bianche, flautisti e suonatori di tamburi. Festa grande nella piazza! Perché è giunto il tempo, l’ora lungamente attesa. Da domani, tabula rasa. Nessun peccatore calcherà più questo selciato, attirando sguardi non piacevoli da Chi ci guarda da lontano – a far da parafulmine, quel piccolo di capra indemoniata. Già il sacerdote con l’alta mitra rossa, dalle pieghe del mantello sta estraendo uno strumento acuminato. Nel silenzio carico di aspettativa, si ode l’orrido belato della fine…

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La vernice che si illumina a comando

Lumilor

La più grande ingiustizia è che la luce, concetto privo di peso e forma per eccellenza, sia perennemente condizionata dall’ingombro delle cose, o gli strumenti, che riescono a crearla sotto ai nostri occhi. Non c’è effetto senza causa e quest’ultima, naturalmente, trae l’origine da un qualche tipo di energia. Che senza spazio non può prosperare. Maggiore è l’intensità del flusso, tanto più grande, normalmente, la cosa che lo genera: accendino, lampadina, caminetto, lampadario, riflettore, incendio, nocciolo radioattivo, astro nascente del mattino, supernova di galassie sterminate, anima del primo motore che ha dato l’inizio all’universo e poi! In una modalità crescente e progressiva, che preclude a noi, falene ingegneristiche, di ricercare l’ideale intensità notturna per qualsiasi situazione. Se voglio guidare in piena notte, so che devo accendere qualcosa. Giacché l’asfalto onnipresente è ormai praticamente un pozzo nero. E lampade o lampioni, alla fine, funzionano soltanto quando ti ritrovi esattamente sotto, poco prima di sparire all’orizzonte.
Però, guarda! C’è un’auto, nello stato dell’Ohio, che non di simili problemi. Si presenta, guarda caso, a guisa di Tesla Model S, l’avveniristica e lussuosa berlina elettrica con batteria al litio da 7000 celle, un pannello touch da 17 pollici nel cruscotto, numerosi processori e maniglie che compaiono magicamente quando si avvicina il proprietario. Qui dotata, ad ulteriore beneficio della sua celebrità internettiana, di una scintilla assai particolare. Il veicolo in questione, soggetto principe del video, è stato infatti trattato dagli addetti della Darkside Scientific con il loro nuovo tipo di vernice, denominato LumiLor. Diverse strisce irregolari percorrono quella fiancata scura. Per metà del tempo, non le vedi. Poi qualcuno sale a bordo e preme un piccolo pulsante per dare inizio alla festa. Si, è una scena memorabile. Immaginate: siete in giro verso tarda sera. Per trovarvi di fronte, in piena carreggiata, l’equivalente a quattro ruote di una moto del film Tron. Neanche la cultura statunitense della personalizzazione after-market, fonte di ogni sorta di surreale meraviglia, aveva mai potuto concepire tali emozionanti intermittenze. È come se qualcuno avesse preso un fulmine, l’avesse congelato. Poi sbriciolato e messo in un impasto, a sostituzione del pigmento minerale di cobalto. E ad un certo punto, stendendolo a destinazione col pennello, si fosse reso conto che le cose cambiano. Mentre i loro effetti sull’oscurità, talvolta, resistono alle alchemiche trasmutazioni. Dando luogo, per usare una singola parola: a (flessibile) elettro-luminescenza. Forse erano (tre) due…

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Alle percussioni Mr. Knocky, robottino giapponese

Mr Knocky

Profonda saggezza e un immateriale grammo di follia. Quando il mondo era ancora giovane, secondo credenze assai diffuse, gli uomini vivevano più a lungo. Finché a un certo punto, stanchi della società civile, sceglievano l’esilio di un rifugio montano, un tempio oppure una caverna. Proprio per questo, studiando approfonditamente i rotoli dipinti dagli esteti delle antiche dinastie, filosofi e sapienti, si nota la preponderanza di tali e tanti eremi remoti, così come nella letteratura storiografica, o negli scritti dei poeti, si colgono, tutt’ora, i frutti culturali di quell’epoca perduta. Ma non c’è un alito di vento. Mancano la musica ed il suono. Perché vivere da soli, meditando, porta gradualmente a un disallineamento, la liberazione dal concetto di normalità. E gli immortali del Taoismo, così come alcuni santi bodhisattva dello Zen, partecipavano di una bizzarra sinfonia. Priva di senso, alle orecchie di noi altri.
Oggi li chiameremmo, senza un attimo di esitazione, musicisti sregolati. Figure in grado di portare innanzi lo spirito sublime dell’umanità, ma che piuttosto scelgono, dall’alto della loro scienza, di trasmutare la materia. Perfettamente coordinati, a loro modo, con l’armonia dell’universo. Inconcepibile! Così era il flauto di Han Xiang Zi, l’Uomo Felice nato all’epoca dei Tang, che grazie alle sue note richiamava gli animali e accelerava la crescita dei fiori. Finché non scese il buio del progresso, persino di lui, leggenda dei suoi tempi. Dove sono gli spettri del mondo? Dov’è finita la stregoneria? Compaiono soltanto, soprattutto per chi ha voglia di cercarli, nel mondo spiritoso e del divertimento. La musica continua senza pause o cambiamenti. Siamo noi soltanto, rovinati dal bisogno di un immagine più netta, che adesso la vediamo come un’evasione dalle cose utili o degne di un significato.
Si, altrettanto strani, benché meno magici, sono i giocattoli sonori del creativo giapponese Novmichi Tosa, fondatore, assieme al fratello Masamichi, del collettivo artistico Maywa Denki. Una venture non priva di chiare connotazioni commerciali. Perché questo rientra, ormai da tempo, nei crismi insormontabili di chi vuole portare a compimento qualche cosa. Al posto di tanuki e volpi mutaforma, oggi abbiamo la tecnologia. Che per dare luogo all’armonia delle origini, non può limitarsi a ricevere istruzioni. Altrimenti, inevitabilmente, diventerà un computer, semplice strumento cogitativo, grigio e povero di implicazioni animalesche. Antropomorfismo: nell’arcipelago più vasto dell’Estremo Oriente, qualunque cosa deve prendere una forma accattivante. Ci sono mascotte per le diverse prefetture (regioni del paese), per le emergenze civili (incendi, terremoti…) Per le aziende, i canali televisivi, le software house. E perfino i sintetizzatori, talvolta, si trasformano in simpatiche mascotte!

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Perché poi la pila piena non rimbalza mai?

Bounce battery

Provateci adesso, oh, per favore fatelo subito senza un singolo grammo d’esitazione. La notte è giovane, il giorno lo esige. Lanciate il telefono cellulare contro qualcosa!* WHOMP – Il muro, il suolo, la terra o il capitello dorico che avete nell’angolo del salone, con sopra la testa dell’ultimo Imperatore. È forse l’oggetto in questione, per qualche ragione, tornato indietro? (Certo che no) l’onnipresente strumento dei nostri tempi informatizzati non è un boomerang, oppure il possente martello di Thor. Eppure compare, all’orecchio di tutti, negli attimi meno appropriati. Dunque dev’essere, per evidente inferenza, dotato di un grande Potere. Il sublime incantesimo dell’Onnipresenza. Ma ciò lo rende, delicato alle incidenze del Fato. Non c’è invero bisogno delle fiamme inesauribili dell’omonimo Monte, per sbriciolarlo come una mummia dei tempi egizi, improvvisamente esposta alle nebbie umide dell’alba dei nostri giorni; basta che cada, da un’altezza di 10-20 cm, a seconda del vostro modello. Benché mele migliori avessero, in un tempo lontano, dimostrato l’effetto invisibile della gravità. Che tutt’ora condiziona tutti. Attira verso il basso ogni cosa, ma con variabile apporto energetico conseguente. Il problema maggiormente rilevanti dei moderni smartphone, come lascia intuire il nome, è l’approccio complesso ai problemi fin troppo semplici. Giacché l’ingegneria moderna, con i suoi perentori dettami, ci ha imperiosamente obbligato ad essere “intelligenti”. Abbandonando i due vecchi amici, il caro nichel e l’amorevole cadmio, e muovendoci verso frequentazioni dotate di una certa doppiezza. Lo ammetto, gli accumulatori agli ioni di litio presentano innegabili e fondamentali vantaggi: sono piccoli. Leggeri. Mantengono a lungo la carica e quando necessario, la recuperano in un paio d’ore, o tutt’al più giu di lì. Ma se simili implementi energetici vengono danneggiati, o sovraccaricati… Si, forse non ne siete a conoscenza. Però nella vostra tasca quotidiana, miei amanti dei gadget sappiatelo, tenete una piccola bomba. Che per di più non rimbalza! Di certo non l’avrebbe accettato Sir Isaac Newton, né tantomeno il nostro buon Alessandro Volta, colui che per primo aveva avuto l’Idea. Di metterci un catodo. Con sopra un anodo. E viver per sempre felice.
Adesso è il momento: raccogliete da terra il telefonino. Che ovviamente non si sarà rotto (*ce l’avete la custodia, vero?) Aprite il misterioso sportellino dietro il telecomando della TV. Dentro ci troverete, supremo mistero dei nostri giorni, due piccoli cilindri di metallo. Si, no, si. Nel mondo moderno, incredibile a dirsi, c’è ancora un legame coi tempi che furono, di energia intercambiabile ed usa e getta. Nascosta dai nostri occhi di economisti, ecologici amanti della natura. Queste due sono PILE. Studiatele. Accarezzatele, mostrategli il vostro affetto. E quando meno se lo aspettano, scagliatele contro il vostro nemico. Se erano scariche, anche soltanto un pochino, torneranno indietro. Perché? Ecco…

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