Benchè il concetto di un aereo impiegato per il trasporto di merci, posta e materiali risalga inizi del XX secolo, il primo velivolo creato per questo specifico compito non solcò i cieli fino a tempi ben più recenti. Stiamo parlando degli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale, l’epoca in cui due grandi compagnie americane si contendevano il nuovo settore commerciale dell’aviazione civile, impiegando incredibili colpi di genio ingegneristici e progetti innovativi. La Fairchild Aviation, azienda texana oggi famosa per il riconoscibile cacciabombardiere A-10 Thunderbolt, partiva con un significativo vantaggio: l’affidabile benchè poco potente C-82 Packet, un panciuto trasporto truppe, ospedale da campo volante e traino preferito per gli alianti usati dai paracadutisti nelle operazioni speciali. Dall’altra parte c’era il colosso aerospaziale Lockheed, fondato nel 1912 in California, creatore tra gli altri degli iconici caccia bimotore P-38 Lightning, imbattibili re dei cieli sul finire della guerra nel Pacifico. Come spesso capita nel campo delle innovazioni tecnologiche, tuttavia, la competizione del libero mercato si trasformerà presto in conflitto, finendo per mietere vittime inconsapevoli tra le più brillanti idee delle due parti contrapposte.
storia
L’antica scrivania robotica del re di Prussia
Non dev’essere stato facile succedere agli oltre 40 anni di regno di uno dei più grandi condottieri militari della storia, antonomasia stessa del concetto di monarca illuminato nella turbolenta Europa del XVIII secolo. Eppure questo fu il destino imprevisto di Federico Guglielmo II di Prussia (anni di regno 1786-1797) detto dai suoi contemporanei der dicke Lüderjahn (grassone buono a nulla) il nipote di Federico il Grande e che era diventato improvvisamente erede al trono in seguito alla morte di suo padre, un generale della guerra dei sette anni. Questo corpulento sovrano, elogiato in giovane età dal celebre zio per il suo comportamento esemplare durante l’assedio di Schweidnitz, passò alla storia come dongiovanni intemperante e sfrenato festaiolo, più appassionato al godersi la vita che nel gestire le complesse vicende storiche della sua nazione, minacciata in quegli anni dalle nuove forze politiche nate a seguito della Rivoluzione Francese. Appassionato di occultismo, legato a mistici e società segrete, si trovò a gestire una corte ricca di intrighi ed amanti, sempre condizionato dai vecchi e ostinati amministratori che erano rimasti in carica dai tempi dello zio. Ma una cosa e certa: Federico Guglielmo sapeva apprezzare l’arte. Ne è una prova la sua scrivania più famosa, detta scrittoio di Berlino, un capolavoro d’ebano meccanizzato con tanto di orologio prodotto dai fratelli Roentgen, costruttori di mobili tra i più importanti della loro epoca.
La danza folkloristica dell’airone bianco giapponese
La danza degli aironi bianchi, detta Sagimai (鷺舞) è un’affascinante tradizione culturale, in origine parte delle festività shintoiste praticate presso il tempio di Yasaka, a Kyoto, dove antichi dipinti la raffigurano a partire dal XVI secolo. Parte della lunga serie di rituali che si tenevano annualmente in questo importante centro religioso, costituisce la rappresentazione di una leggenda importata dalla Cina, romantica e al tempo stesso un pò malinconica, in cui l’elegante uccello diviene il simbolo dell’amore impossibile tra una dea e un comune essere umano. La più famosa versione moderna di questa danza, qui ripresa da un inviato del portale Photoguide.jp, viene occasionalmente messa in atto ad Asakusa, uno dei quartieri più caratteristici di Tokyo.
Rivelato il trailer di Dynasty Warriors 8: le origini di un mito
La Terra di Mezzo non è solo quella di Elfi, Goblin, Hobbit e antichi Stregoni. Nel mondo reale infatti esiste una nazione lontana, nota da millenni con il nome di Paese Centrale (中國) i cui miti e leggende superano persino la più sfrenata e moderna fantasy d’autore. Stiamo parlando della Cina, e in modo particolare di un periodo tra i più famosi della sua storia millenaria. L’anno è il 220 d.C, coèvo all’incirca a quello in cui l’Impero Romano si avviava verso la totale anarchia militare. Nel grande Oriente la dinastia Han, che regnava incontrastata da ben quattro secoli, si trova improvvisamente in crisi. Una serie di gravi e sanguinose ribellioni, non del tutto dissimili da quelle più recenti dei Taiping e dei cosiddetti Boxer, stanno gettando nel caos il paese, mentre prodigi e disastri naturali rendono chiaro che l’Imperatore ha perso il Mandato Celeste, ovvero la concessione divina a governare. Sullo sfondo di un paese ormai in piena guerra civile, tre eroi si incontrano in un giardino di peschi e pronunciano un solenne giuramento: da quel giorno in poi, come fratelli di sangue, combatteranno per unificare nuovamente la Cina e restituire al popolo la pace. Sono Liu Bei, legittimo erede al trono imperiale, Zhang Fei, temibile guerriero e Guan Yu, l’uomo dalla favolosa barba, colui che verrà un giorno canonizzato come divinità cinese della guerra.