La pelliccia magica del Circo Roncalli

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Chiamata in modo apparentemente casuale dal pubblico (in realtà era parte dello show) la distinta signora riceve dal clown del circo un grosso pacco infiocchettato. Recatosi in cabina per trarne una sontuosa pelliccia, con tanto di volpe al collo, dono d’altri tempi e ben lontano dalla moderna coscienza animalista, nel momento del suo sfoggio d’eleganza finirà per averne una straordinaria sorpresa. Furetti, visoni e volpi sono animali intelligenti che capiscono quando è il momento di stare al loro posto e se c’è l’occasione di fuggire, basta un’attimo di distrazione, la sfrutteranno per tornare creature libere e incostanti. O almeno questa è la visione fantastica data in questa scena d’arte comica circense, in cui la spontaneità e la natura vincono senza mezze misure sulla spregiudicata industria e sulla vanità umana.

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Il sogghigno un pò strano del piccolo ragno hawaiano

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La prospettiva cambia ogni cosa. Quando Eugène Simon, grande naturalista francese, trovò nei suoi viaggi questo piccolo aracnide (appena 5 cm) decise di chiamarlo scientificamente Theridion Grallator, ovvero animaletto trampoliere. Una definizione in greco e latino, che lo poneva nella grande famiglia dei ragni colorati dalle dimensioni ridotte, differenziandolo principalmente per la caratteristica lunghezza delle sue zampe. Ma i nativi dell’isola di Maui,  forse più istintivi e spontanei, lo conoscevano bene e già avevano per lui un’altro nome: nananana makakiʻi, il ragno dal volto umano. Perché sul dorso degli esemplari di questa specie compaiono una ricca varietà di figure colorate, rosse nere e gialle, che il più delle volte creano la perfetta approssimazione di una faccina sorridente, simile a uno smiley o al trucco di un clown. Occhi tondi, niente naso, grande bocca rossa aperta e rivolta verso l’alto. Gli appassionati del web troveranno forse in questa creatura l’occorrenza più imprevista e strana della famosa icona Awesome Face, allegoria emotiva nata come ausilio grafico per un forum dei Pokèmon, trasformatasi in una vera e propria meme del mondo di Internet. L’unica differenza è la presenza delle sopracciglia. Il disegno è trasmesso ereditariamente e talvolta può variare in base a quanto il ragno ha mangiato.

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Danza ancora una volta, ragno pavone, il tuo ritmo è poesia

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Uccelli dal canto celestiale, ricoperti di un piumaggio variopinto, che si inseguono nei limpidi cieli primaverili alla ricerca di una degna compagnia. Solo i più colorati, i più bravi nel canto e affascinanti nelle movenze riusciranno infine a conquistare il diritto a riprodursi, come imposto attraverso i secoli da quegli stessi meccanismi evolutivi in grado di renderli piacevoli e attraenti. Innumerevoli aspiranti poeti e cantòri hanno visto in queste dinamiche la metafora stessa del concetto di amore, reinterpretando con metriche umane le danze di corteggiamento del pavone, dell’uccello del paradiso, dello svasso maggiore… Ma tutt’altra storia sono i ragni. Creature piccole e pericolose, ingordi divoratori della fantasia popolare, i cui rituali d’accoppiamento arrivano a prevedere l’uccisione del partner nel momento stesso in cui la sua utilità giunge ad esaurimento. Chi mai troverà eleganza e distinzione nell’incontro tra due amanti appartenenti a tali genìe, mostri sottodimensionati con otto zampe irsute e appuntiti cheliceri velenosi? Forse è solo nel caso del Maratus volans, ragno pavone dell’Australia orientale, che qualcuno sarà pronto a fare un’eccezione.

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Le metamorfosi bestiali del gentile porcellino d’India

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Non chiamatele semplici cavie, potreste avere una sorpresa. Il sonno della ragione potrà anche generare mostri, ma non c’è niente di meglio di una sana dose di Photoshop per dare corpo fisico alle creature ibride di qualche incubo bizzarro e incomprensibile. O almeno, questo tende a verificarsi nel PC dell’utente di Reddit noto come Gyyp, autore di questa serie di fantasiosi face-swap, aventi come soggetto non i classici colleghi o amici, ma la più gentile e innocua delle creature domestiche, simpatico compagno, cibo mansueto e vittima inconsapevole della specie umana da millenni a questa parte. Ecco allora profilarsi uno scenario in grado di porre fine allo sfruttamento opportunista di questi buffi animali: perchè l’idea di imponenti leo-porcellus o feroci bison-porcellus, trasferiti come per magia nel mondo reale, potrà anche suscitare sentimenti contrastanti e un certo timore, ma tra questi troverebbe inevitabilmente spazio per un apprensivo e cauto senso di rispetto.

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