I 50 glitch di Skate 3 che cambiano ogni legge della fisica

Chi è Helix Snake? Uno stregone folle che tenta a suo modo di apprendere l’arte della tavola di legno d’acero con le quattro ruote? Una creazione imprevista quanto indesiderata del sistema meta-informatico The Matrix? Oppure semplicemente un nerd allucinato che ha giocato per milioni di ore al videogioco Skate 3, trovando infine ogni suo possibile difetto di programmazione? Qualunque sia il metodo, l’effetto finale è qualcosa di mai visto prima. Nel corso di quelli che forse sono i 10 minuti più strani di YouTube (lo so, potrebbe trattarsi di un’iperbole) l’avatar coronato di questo individuo vola, rimbalza, passa attraverso il pavimento, proietta in aria cumuli di oggetti voluminosi, si teletrasporta attraverso e dentro i muri e si “suicida” in dozzine di modi estremamente coloriti e bizzarri. C’è qualcosa di profondamente comico nel realismo della grafica moderna, ormai perfettamente in linea con la teoria della uncanny valley, che finisce per scontrarsi con i limiti logici di quanto previsto dai suoi creatori. Osservare il malfunzionamento di questo tipo di videogiochi è come assistere ad un cabaret cosmico su scala ridotta, buffo e surreale nella sua totale coerenza a se stesso.

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Il lato bizzarro della plastica: volti fatti di Barbie ed altre amenità

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Ispirandosi dichiaratamente ai dipinti di Giuseppe Arcimboldo, la scultrice Freya Jobbins crea ritratti in plastica con pezzi di bambole ed altri giocattoli. Il suo lavoro vuole essere un commento al feticismo consumista ed alla moda del riciclo nel mondo delle arti visuali. Particolarmente interessanti sono le raffigurazioni di personaggi cinematografici e della cultura pop (Darth Vader, Terminator, Pippi Långstrump) ma anche i vaghi quanto sporadici riferimenti a figure storiche famose: sarebbe stato difficile, fino a ieri, immaginare una statua di Gandhi con il naso fatto di piedini e piccole braccia al posto delle sopracciglia. La strana simmetria e l’improbabilità della composizione collaborano nel creare un effetto curioso quanto sottilmente inquietante.

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Strutture inconsuete tra i monti della Yugoslavia

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Astronavi abbandonate, mausolei eccentrici, antenne geometriche fatte di pietra. Negli anni ’60 e ’70, per rappresentare la nuova Yugoslavia, non più legata a Stalin ed alla Repubblica Socialista ma ormai facente parte del Movimento dei paesi non allineati, l’allora presidente Josip Broz Tito fece realizzare dai più importanti scultori ed architetti del paese una ricca serie di memoriali, collocati presso i luoghi delle battaglie e dei campi di concentramento della seconda guerra mondiale. L’impatto visivo e la forza espressiva futuribile di queste creazioni, tuttavia, le rese negli anni meta elettiva e simbolo patriottico proprio dei giovani sovietici ed in particolare del movimento dei pionieri, con milioni di visite l’anno da tutti i paesi del blocco orientale ed una larga fama per i siti più importanti.

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L’arte dei videogames retrò in una mostra californiana