La mantide-vespa religiosa? Si può anche addomesticare

Mantispidae

La maggior parte delle creature fantastiche proviene dalla semplice unione di più specie animali. Il classico drago ricorda nell’aspetto una lucertola gigante, con l’aggiunta di un bel paio di ali di pipistrello. La chimaira, figlia di Tifone ed Echidna, aveva il corpo da leone, la testa da capra e la coda di serpe. Se l’appendice posteriore  fosse stata invece di scorpione bé, allora avremmo detto di trovarci dinnanzi all’amichevole manticora. Il tarasque, conquistatore della Provenza medievale, era una tartaruga spinosa con la testa di leone. Il qilin, saggio abitante di alcune foreste dell’Estremo Oriente, aveva corna di cervo, testa di leone, scaglie di pesce e zoccoli di bue. Tutti questi esseri presentavano un tratto in comune: la tremenda pericolosità per l’uomo. Guardate invece questo insetto. La mantispidae, anche detta mantidfly, si riconosce dalle ali di libellula, le zampe di mantide e il corpo a strisce gialle e nere di una vespa. Per di più, esiste davvero! Fosse stato più grande, fra manticore, tarasque e qilin non avrebbe affatto sfigurato. Fortunatamente la sua famiglia di neurotteri non supera i 3 cm di lunghezza. Non dispone neanche del temuto pungiglione. In questo video Ed Kern, utente americano di YouTube, ce ne mostra una che ha trovato durante un barbecue in giardino, imbottigliato, addomesticato e nutrito per un paio di giorni. Dal punto di vista di noi esseri umani, superata la naturale diffidenza verso il suo aspetto, la mantidfly è un piccolo animale insolito, buffo e anche un pò grazioso. Questione di punti di vista: tutt’altra storia è la fine che fa fare a quella succulenta mosca, sminuzzata in un paio di secondi. Anche il metodo con cui le mantispidae vengono al mondo, in effetti, potrebbe dirsi un pò sinistro…

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Oasi ghiacciate: in cerca della mistica polynya

Nathaniel Icebreaker

Si dice che siamo nati troppo presto per esplorare il cosmo e troppo tardi per la Terra. Le navi circumnavigano il globo in pochi giorni, così come i satelliti lo sovrastano, fotografando i luoghi più impervi, rendendo obsoleti i secoli di mappe tracciate grazie all’abilità e al lavoro scrupoloso di numerosi capitani.  Sir James Clark Ross, spedizioniere della Royal Navy inglese, è stato certamente uno dei più celebri e importanti. La sua avventurosa ricerca del Polo Sud magnetico, mito geografico dei suoi tempi, lo portò nel 1841 in mezzo al mare gelido che oggi porta il suo nome, dove restò bloccato per settimane a causa del ghiaccio troppo spesso. Il 22 gennaio, districatosi faticosamente dall’impasse, venne ripagato mille volte: dinnanzi a lui e al suo equipaggio, infatti, si stagliò d’improvviso la montagna cosiddetta del terrore, Erebus, un colossale vulcano, che lui ribattezzò a partire dall’omonima divinità della Grecia antica, un oscuro figlio del Caos e della Notte. L’autorevole esploratore non poteva immaginare allora che quel luogo, sede di uno dei pochi laghi di lava mai visti da occhio umano, sarebbe diventato il punto di partenza per tutti coloro che lo avrebbero seguito nella difficile esplorazione del circolo polare Antartico. E nemmeno sapeva della sua più incredibile controparte e conseguenza, una sorta di Eden che, secondo alcune teorie mai dimostrate, potrebbe racchiudere la via di accesso alle forme di vita di secoli e millenni di anni fà, la grande polynya del Polo Sud. Un’oasi in grado di ospitare vegetazione rigogliosa ed esseri viventi sconosciuti, proprio nel mezzo di uno dei luoghi più freddi e inospitali del pianeta. Persino oggi, nonostante le tecnologie moderne, poche navi possono dirsi davvero in grado di trovarla: una di esse è la Nathaniel B. Palmer, vascello rompighiaccio. In questo video della giovane scienziata Cassandra Brooks, parte del suo equipaggio, c’è il completo racconto del suo viaggio più recente, conclusosi proprio in questi giorni.

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Il geco satanico, draghetto del Madagascar

Uroplatus phantasticus
Foto originale: Piotr Naskrecki

Coefficiente Pokèmon: superiore ai 9 decimi, premio speciale per l’aria diavolesca. E basta aggiungerci due alucce da pipistrello, come fatto dall’anonimo autore di questo singolare Photoshop, per rendersi conto di tutto il suo potenziale straordinario. Potrebbe comparire in un videogame di ambientazione fantasy o tra le illustrazioni di una campagna di D&D già così com’è, di suo. Eppure esiste veramente. Questa particolare specie appartenente al genere degli Uroplatus, comunemente detta “geco satanico dalla coda a foglia” è una lucertola arrampicatrice che vive tra le foreste del Madagascar, mimetizzata tra gli alberi. Le sue principali risorse evolutive sono, neanche a dirlo, la forma e il colore. Quando perfettamente immobile, infatti, si trasforma nella perfetta imitazione di una foglia secca, persino un pò mangiucchiata dai parassiti. Per questo passa intere giornate appeso a testa in giù, in attesa del momento giusto per balzare all’attacco. Se minacciato, si appiattisce sulla corteccia per nascondere la sua ombra e spalanca la bocca dall’interno rosso fuoco, con la precisa finalità di spaventare gli eventuali predatori. Il naturalista belga George Albert Boulenger (1858 – 1937) fu talmente colpito dall’avvistamento improvviso di questo animale che arrivò a considerarlo un prodotto della sua fantasia, attribuendogli il suffisso latino di phantasticus (immaginario).

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Salamandra Robotica II, un progetto del politecnico di Losanna

Salamandra Robotica 00

Serpeggia, serpeggia, quadrupede… Condotta con l’ausilio di meccanismi elettrici e una fedele ricostruzione del sistema nervoso animale da cui è stata ispirata. Gialla e nera, silenziosa, completamente artificiale. Chi non vorrebbe averne una a casa? Da sempre tutti amano le graziose, gioviali, dannatamente adorabili salamandre. Creature urodeli che assomigliano alla comune lucertola, ma dall’aspetto variopinto e brillante, in grado così di apparire nocive o velenose agli occhi di un potenziale predatore. Le abbiamo ammirate per la loro lingua estroflessibile, usata per catturare piccoli invertebrati o molluschi. In molti hanno apprezzato le sostanze, alcaloidi o lievemente tossiche, che secernono dalle ghiandole paratoidi per mantenersi ben idratate ed avere un cattivo sapore, come i rospi. L’affascinante moto ipnotico strisciante, ideale per muoversi sia sulla terra che in acqua… Tutte doti acquisite attraverso secoli o millenni di evoluzione, teoricamente precluse, quindi, a noi ponderosi discendenti dei primati bipedi della preistoria. A meno di costruire un apposito robot. Abbiamo avuto il cane robot. Il gatto robot. Il merlo, il verme, il topo, la mosca, la trota (robot). Ciascuno dominatore di un preciso, singolo, ambiente: l’acqua, il suolo oppure l’aria, eppure nessuno che ne occupasse diversi, almeno mantenendo la stessa scioltezza di movimenti. Fino ad ora.

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