Il Giappone del 1886 visto da un fotografo italiano

Adolfo Farsari, nato a Vicenza nel 1841, è famoso in modo particolare per il lavoro che svolse alla fine del XIX secolo come imprenditore e fotografo professionista a Yokohama. Di formazione militare, credeva fortemente nell’abolizione dello schiavismo ed aveva quindi combattuto nella cavalleria dell’Unione durante la guerra civile degli Stati Uniti. Decise di sposarsi in America ed ebbe due figli ma nel 1873, dopo il fallimento del matrimonio, emigrò in Giappone per fondare la  Sargent, Farsari & Co, società produttrice di mappe, guide, dizionari ed altre forniture per viaggiatori. Nel 1885, insieme a Tamamura Kōzaburō rilevò uno studio fotografico per iniziare a coltivare la sua vera passione.

I loro album fotografici colorati a mano, considerati all’epoca una rarità grafica e visuale, venivano venduti sia ai residenti che ai visitatori provenienti dall’Europa. Questo lavoro viene oggi annoverato tra le espressioni più importanti della Yokohama shashin (fotografia di Yokohama) una vera e propria corrente culturale di quell’epoca, caratterizzata dall’unione della tecnologia occidentale con lo stile e la composizione prospettica delle stampe tradizionali ukiyo-e

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Cuochi sushi e piovre giganti combattono per il destino di Los Angeles

Nelle fogne della megalopoli si aggirano presenze inquietanti e terribili. Il kaiju, mostro gigante giapponese, è nella tradizione una creatura sovrannaturale: dinosauro radioattivo, insetto alieno, drago a tre teste… ma cosa succederebbe se fosse il semplice cibo a ribellarsi? E soprattutto, se il luogo del disastro, per una volta, non fosse Tokyo ma una città degli Stati Uniti d’America? Prova a rispondere il regista 33enne Daniel Blank, con questo straordinario trailer proof of concept dai molti effetti speciali che riprende lo stile degli action movies USA anni ’80, ma anche dei moderni manga (Toriko) e videogames (Monster Hunter). I nostri eroi perfettamente assortiti tra giovane guerriero, veterano tatuato, anziano disilluso, recluta suo malgrado, lottatore di sumo e saggio mistico senza l’uso della vista (non può mancare) useranno le loro rispettive abilità per sventare la minaccia degli abissi con armi improvvisate e strumenti da cucina sovradimensionati: “grande pesce, grande coltello”. L’autore ha già annunciato l’imminente campagna di finanziamenti Kickstarter per la realizzazione del film. A seguire la pagina Facebook del progetto:

https://www.facebook.com/monsterrollmovie

Speriamo di vederlo presto nelle sale!

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Il taglio del bambù che scaccia il male: un’antica festa giapponese

L’arma simbolo della cavalleria d’acciaio

Si dice che la katana sia l’anima del samurai e questo è probabilmente il motivo per cui anche i mecha ne portano una. La chiave di lettura di questa affermazione deve partire dal presupposto che la spada giapponese sia prima di tutto un concetto immateriale, lo strumento che il guerriero utilizza per riconoscere la propria Via; non certo unicamente, o principalmente, una semplice arma.
Il più rappresentativo degli oggetti giapponesi è rimasto sostanzialmente invariato per una buona parte dell’ultimo millennio. Lama adatta a colpire di taglio da cavallo, perenne memento delle origini nomadiche del popolo di Yamato. Forgiata ad oltre 800 gradi secondo un procedimento segreto e leggendario, costituita da numerosi strati di acciaio più o meno carbonifero, incredibilmente durevole ed affilata. Veniva portata nel fodero con la lama rivolta verso l’alto, sempre pronta ad una rapida e letale estrazione. Non era un’arma che si prestasse a duelli di lunga durata: il Bushidō ha sempre codificato scontri rapidi e definitivi, non la sopravvivenza grazie ad espedienti protettivi come l’usbergo, l’elmo o lo scudo. Eppure, un samurai in equipaggiamento completo indossa armature impressionanti, spettacolari copricapi cornuti, alati, sormontati da castelli, draghi, mostri. Indossa maschere demoniache, porta armi sproporzionate e gigantesche… Si potrebbe quasi dire che nel momento in cui il kami (dio) della guerra si risvegliava al suono dei tamburi taikō la sua furia ed il suo spirito combattivo dessero forma materiale a schiere di creature terrificanti ed inumane, in grado di mettere in fuga un nemico impressionabile senza bisogno di combattere una sola battaglia.
Un mecha d’altra parte, secondo il significato ormai internazionale del termine, è un possente robot guerriero, generalmente giapponese. Può essere di origini mistiche o tecnologiche, disporre di risorse supereroistiche o militarmente credibili, talvolta è quasi indistruttibile e qualche altra in poco tempo finisce persino le munizioni, ma una cosa è certa: è un moderno samurai in armatura ed in ultima analisi ha sempre una sua katana, qualunque siano le caratteristiche e l’aspetto di quest’ultima.

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