Uno sguardo diretto al paracadutismo militare moderno

C-17 Paratroopers

Nel prendere coscienza dei mezzi e dei metodi di quello che costituisce, a tutti gli effetti, il paese militarmente più avanzato della scena internazionale, spesso gli analisti dimenticano un dato dall’estrema rilevanza: nella storia strategica e tattica degli Stati Uniti d’America, i nostri alleati d’Oltreoceano hanno sempre preferito contare su una superiorità di mezzi navali ed aerei, prima ancora che semplicemente di terra. Il che non significa che l’addestramento dei loro uomini di fanteria sia in alcun modo inferiore a quello delle altre superpotenze (anzi!) Né che le prestazioni dei loro carri armati lascino alcunché a desiderare; benché questo fosse certamente vero, ad esempio, durante l’epoca della seconda guerra mondiale. Ma è chiaro che l’opera difensiva ed interventista di un paese che si trova geograficamente isolato da tutti i suoi possibili nemici richieda, per sua irrinunciabile prerogativa, un dispiegamento di fondi e risorse che verta maggiormente sulla produzione di armi a lungo raggio, metodi d’intercettamento, sistemi bellici dall’alto contenuto tecnologico. La definizione stessa del concetto di guerra totale contemporanea, un’ipotesi che molto fortunatamente potrebbe non verificarsi mai, si fonda su questa visione tridimensionale del problema, per cui il predominio di un particolare territorio, piuttosto che essere dettato dallo spostamento della linea del fronte, è ritornato ad essere determinato dal possesso di pochi, fondamentali obiettivi strategici. Esattamente come all’epoca dei forti e dei castelli medievali. Immaginate, dunque, questa situazione: Mr. POTUS (Il President Of the United States) riceve un rapporto dai servizi segreti secondo cui un particolare campo di volo, all’altro lato del globo, si sta preparando a lanciare un attacco contro il territorio di un prezioso alleato dello status quo globale. Per un avverso caso del destino, o per specifica pianificazione del nemico, non è presente nei pressi alcuna base in grado d’intervenire in tempo utile, o le risorse di detta installazione sono insufficienti per fare la differenza nel breve tempo utile a disposizione. Ipotizziamo dunque, a questo punto, che si decida comunque di fare tutto il possibile per bloccare la disgrazia che potrebbe giungere a verificarsi di lì a poco. Come procedere, dunque? Ammesso e non concesso che le tempistiche in gioco permettano di farlo entro l’ora X, il comando strategico ordinerà, molto probabilmente, un bombardamento a tappeto dell’obiettivo. Durante la crisi in Libia del 2011, tre bombardieri strategici stealth B-2  (il caratteristico aereo con forma a delta) decollarono dalla loro base nel Missouri per colpire alcuni bunker delle forze fedeli a Gheddafi nel Medio Oriente, quindi fecero ritorno al punto di partenza senza la necessità di alcun tipo di scalo. Tempo totale di missione: 25 ore. Ed essenzialmente, allora, il vantaggio acquisito con tale exploit fu giudicato sufficiente, e non furono ordinate nuove sortite contestuali alla prima. Se vogliamo tuttavia tornare all’ipotesi di uno scenario di guerra futura tra due o più superpotenze, è impossibile non notare come un obiettivo bombardato sia anche, essenzialmente, una possibile zona da cui far partire un’invasione di terra. E ciò soprattutto grazie a una particolare scuola operativa delle truppe dell’esercito, quella dei paracadutisti da assalto forniti di quel fenomenale aereo da trasporto che è il C-17.
Ora, gli Stati Uniti mantengono in condizioni operative numerose divisioni addestrate a questo particolare tipo di situazioni, ma le più famose restano essenzialmente due: l’82° “All American” nata all’epoca della grande guerra e composta, negli anni immediatamente successivi all’evento, da membri che rappresentavano ciascuno dei 48 stati non ancora dotati di paracadute, e la 101° “Screaming Eagle” (Aquila Urlante) in grado di far risalire la sua riorganizzazione come gruppo aerotrasportato a niente meno che l’operazione Overlord del cosiddetto D-Day, ovvero il singolo assalto con paracadutisti più grande e significativo della storia. Come spesso càpita nelle vicende delle forze armate, simili prestigiose istituzioni furono rinnovate ed ammordernate più volte, creando un filo ininterrotto che sostanzialmente, le ha trasportate intatte fino a noi. Ed è proprio così che le ritroviamo, nel qui presente video del canale divulgativo AiirSource Military, mentre effettuano un’esercitazione congiunta presso la Sicily Landing Zone, un tratto semi-desertico sito a qualche chilometro da Fort Bragg nella North Carolina. La telecamera, gestita molto evidentemente da uno o più professionisti e non semplicemente trasportata a bordo da un parà, diventa così un occhio scrutatore all’interno di una delle ultime elite del mondo militare. Tutti i loro segreti, se mai tali erano stati, ci vengono gentilmente offerti su un vassoio di tungsteno.

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Il tiro più difficile nella storia del frisbee golf

Disc Golf Albatross

È successo lo scorso 11 giugno durante il torneo nazionale del Beaver State Fling, un evento dell’Oregon ufficialmente sancito dalla federazione della PDGA, ovvero la Professional Disc Golf Association (da non confondere con la più famosa PGA, dove per l’appunto manca il DISC). Si è trattato di uno di quei momenti, più rari di una congiunzione astrale, in cui il gesto di un singolo praticante riesce a scuotere le fondamenta stesse del suo sport. Sarà stato fortunato? Puoi scommetterci: non vedeva neanche la “buca”. Ma quanti al suo posto sarebbero riusciti anche soltanto a porre le basi di un simile trionfo? Pochi, pochissimi…
Basket e baseball soprattutto, football americano, hockey, qualche volta addirittura, Calcio: il particolare segmento della seguitissima Tv sportiva americana ESPN dedicato alle “migliori 10 giocate della settimana” è tanto eclettico quanto la propensione degli abitanti d’Oltreoceano ad appassionarsi con enfasi alle attività di squadra più diverse, specie comparativamente alla maggior parte dei paesi europei, dove in genere c’è un solo tipo di pallone che sovrasta tutti gli altri. Ciò che invece latita, in tali supremi momenti d’intrattenimento, è in genere il momento dei trionfi personali sul campo verde con 18 buche, ove molto spesso gli sportivi si guadagnano somme considerevoli offerte dagli stessi organizzatori, proprio perché in tali ambiti gli sponsor giocano un ruolo comparativamente meno significativo, e l’interesse del pubblico generalista risulta, purtroppo, inferiore. Di conseguenza, quando capita che una giocata di questo sport diventi parte della carrellata in questione, si può contare sul fatto che essa sia, in più di una singola maniera: A – sportivamente ineccepibile B – facilmente spettacolare, anche per chi non dovesse conoscere i tecnicismi del settore. Ma ora, prendete coscienza di quanto segue: l’altro giorno, con estrema sorpresa forse degli stessi montatori del programma, nell’albo d’oro dei partecipanti è entrato a far parte Philo Brathwaite, abilissimo praticante di quello che internazionalmente viene definito il Disc Golf. Uno sport fantastico ma quasi sconosciuto fuori dall’America, che viene spesso giocato nei parchi pubblici e consiste nel giungere a colpire nel minor numero possibili di lanci un bersaglio apposito, mediante l’utilizzo di un numero variabile di frisbee ad alte prestazioni. Un qualcosa, insomma, di ben lontano dal senso comune del tradizionalismo di settore, e che molti videogiocatori italiani avranno forse conosciuto, a loro tempo, tramite la buffa interpretazione di Nintendo per Wii Sports Resort. E che ora, certamente, si guadagnerà dei nuovi estimatori, grazie a un tiro che è stato…Beh, giudicate voi!
Il video, disponibile anche online, inizia con l’ormai irrinunciabile carrellata della buca via drone, la quale pur creando un iniziale vago senso di spiazzamento, risulta valida a rendere palesi le distanze di cui stiamo parlando: 850 piedi, ovvero poco meno di 260 metri. Si tratta dunque, per utilizzare la terminologia del golf per così dire “normale”, di un Par 5, ovvero un luogo in cui far buca in un solo colpo non sarebbe soltanto improbabile, ma umanamente fuori da ogni probabilità. Ed infatti, non è questo il successo conseguito da Brathwaite, che con il primo lancio del suo frisbee giunge un poco oltre la metà del campo, e si prepara per il suo secondo tiro d’avvicinamento, che dovrà superare la curva a sinistra del fairway per giungere nell’area generale del traguardo. Egli giudica le distanze dunque, prende la mira ed effettua un lancio attentamente calibrato. Ciò che segue, sfida l’immaginazione: il disco vola prima verso destra, evitando gli alberi, poi di nuovo a sinistra sfiorando le alte fronde, per dirigersi come un missile a ricerca termica diritto nella cesta con catene, che costituisce per chi non lo sapesse il bersaglio ultimo delle attuali buche professionistiche di frisbee golf. Con un gran fragore metallico, l’attrezzo arresta la sua corsa. Il pubblico di circa una decina di persone, basìto, tace. Per uno, due secondi. Quasi tre. Quindi, spontaneamente, erutta in scrosci d’applausi e congratulazioni con il vento, le nubi, la fisica stessa della natura. Nel momento in cui lo sportivo supera la curva del boschetto, sorridendo perché ha già compreso quello che è successo, egli è diventato, a tutti gli effetti, un eroe.

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La crudele vespa smeraldo e la sua cugina italiana

Emerald Cockroach Wasp

L’archeologo scoperchia una tomba ben sapendo che al suo interno troverà: ricchezze, conoscenza, oggetti molto significativi. E…Un lieve accenno di presentimento, come il fiato di una belva, l’aria carica di mistica e maledizioni. Perché ogni rosa ha le sue spine, e più essa è dolce, chiara e profumata, maggiormente tali aculei giungono ad infiggersi nel palmo di una mano impreparata. E così anche le gemme preziose, sopratutto quando possiedono una lunga storia. Gli amanti dei fossili tra voi, certamente conosceranno le ammoniti o ammoliti, resti fossilizzati di un antico ordine di cefalopodi, andati estinti attorno al Cretaceo Superiore-Paleocene (65 milioni di anni fa). Il cui guscio, tramutato in pietra, può talvolta assumere l’aspetto di un opale iridescente, che riflette la luce del Sole sulla base dell’angolo da cui si scelga di guardarlo. Azzurro, viola, rosso metallico ed un verde simile a quello usato per i fondali fisici del moderno cinema virtualizzato. Non è forse, tutto ciò, magnifico? Basta sostituire con la mente la piramide sul Nilo con i picchi delle Rocky Mountains statunitensi, il più grande ed improbabile ex-habitat di simili bestie marine, per trovarsi in una situazione simile a quella di Howard Carter, il rinomato, e successivamente sfortunato, scopritore della tomba di Tutankhamon (1922). Che si disse all’epoca, per poi trarne molti articoli, romanzi e film, che fosse stato visitato dalla mummia stessa del faraone, per finire fatalmente maledetto assieme al resto della sua spedizione. Vero o falso, cosa importa…Se la lumaca di mare ritornasse a muoversi, se avesse il metodo e il potere di compiere un’impresa in questo mondo! Molti dei suoi “archeologi” o per meglio dire paleontologi, accorrerebbero con entusiasmo per assistere all’evento. Ma pienamente coscienti dell’impossibilità di questo evento, ben si guarderebbero dal farsi avanti tra la folla. Ecco, dunque, un simile colore. Tanto splendido che porta la sventura. E se io vi dicessi, a questo punto… Finalmente! Che esso vive ancora? Nell’armatura chitinosa di un insetto, tanto spietato che al confronto addirittura Nosferatu, quel collega succhiasangue del faraone resuscitato, sembra un simpatico compagno di avventure…
La vespa smeraldo (Ampulex compressa) è un’abitante dell’Africa, dell’Asia meridionale e di alcune isole del Pacifico, tra cui le Hawaii. Si tratta di un parassita entomofago, ovvero una creatura che sopravvive, e sopratutto si riproduce, a discapito di un’altra specie di artropodi, ovvero nel caso specifico gli scarafaggi. Tra i più detestabili abitanti del pianeta, che talvolta invadono le case, diffondendo ovunque il loro odore e la sgradevole presenza. Liberarsene, notoriamente, non è facile: puoi schiacciarli, avvelenarli, farli a pezzi con una racchetta moschicida. Ma essi sono prolifici, ed i figli dei figli ritornano immancabilmente a farti visita, giorno, mattina e sera. Per morire sotto il tacco dei nostri stivali, ancòra, ancora e ancora. Credevate, dunque, che non avreste mai provato empatia, o dispiacere, per un simile animale derelitto? Ripensateci. Perché il tratto distintivo dell’intera famiglia relativamente piccola delle vespe Ampulicidae (“soltanto” 170 specie) è proprio la loro formidabile abilità nello sfruttare la blatta comune come una risorsa assai preziosa. Immobbilizzandola e privandola, persino, della volontà. È una visione atroce, quella messa in mostra, ed abilmente narrata, nel presente video della compagnia di produzione Team Candiru, il cui regista ha recentemente partecipato ad un breve botta e risposta sul sito Reddit.com. Nel quale si assiste alle abitudini di caccia di un essere che, in effetti, si nutre unicamente di nettare. Una volta…Adulto.
La scena inizia con la vespa smeraldo che, scovata la sua vittima diverse volte più grande di lei (bella forza, siamo in un terrario!) vi atterra sopra e la punge in corrispondenza del suo “cervello” periferico che controlla il movimento delle gambe posteriori, al fine di impedirgli di fuggire durante l’operazione successiva. Quindi, ricercando attentamente un secondo punto cruciale del sistema nervoso del malcapitato, inietta nel ganglio sub-esofageo (SEG) una seconda dose di veleno in grado di creare un vero e proprio zombie-scarafaggio…

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Immagini fantastiche dal festival dei droni di New York

New York Drone Film Festival

Si dice che alcuni particolari individui, appartenenti al culto geograficamente trasversale dello Sciamanesimo, possano sperimentare l’esperienza di separazione tra corpo e coscienza, lasciando dietro le proprie mortali spoglie per avventurarsi, come un soffio d’anima, tra i venti e le correnti del mondo per osservare, non visti né percepiti, gli eventi e le situazioni. Ed è proprio questa capacità di concentrarsi, tanto simile alla meditazione dei buddhisti, a dimostrare che una simile esperienza non è un sogno. La mente umana: uno strumento che seleziona e suddivide, cataloga, costruisce; si, da sveglia. Mentre nel momento stesso della cessazione della coscienza, e questo lo sa bene chi si sveglia all’improvviso, si scatena una tempesta d’immagini più simile a una carrellata di momenti, ciascuno totalmente scollegato a quelli precedenti. Ed è soltanto nel momento in suona la sveglia, dopo un’intera notte trascorsa involontariamente a cogitàre, che nel sollevarsi delle palpebre si attiva il meccanismo, molto antico ed altrettanto ben oliato, che s’impegna a dare un senso alla sequela dei ricordi immateriali. Così, nel mondo odierno tecnologico, possiamo simulare questo stato. Così facendo, con un dispositivo di radiocomando remoto ben stretto tra le proprie mani, e il cielo immenso che proietta il suo richiamo. Sempre verso il basso e poi di nuovo, inevitabilmente all’indirizzo di chi scruta verso il Sole ed ha il coraggio di premere GO.
Un drone può essere davvero molte cose: telecamera volante, veicolo da corsa, compagno poco loquace ma tutt’altro che silenzioso di mille o più avventure. Ma di sperimentarle tutte assieme… Nel corso di appena tre minuti che ci portano dalla caldera di un vulcano, alle profondità marine, dal gran tempio di Balor (con tanto di Tyrion Lannister ripreso di spalle) al resort sciistico di Golden Alpine nella Columbia Inglese (Canada) ove sciatori illuminati corrono come altrettante code di cometa…Non ci era, di sicuro, mai capitato. Questo video è talmente bello ed in qualche maniera appassionante che innumerevoli siti, dal recente evento della sua pubblicazione, l’hanno ripreso senza preoccuparsi eccessivamente di qualificarne la provenienza ed entrare nel merito dei contenuti. Il che è un peccato, perché simili elementi sono assolutamente primari per comprenderne la rilevanza notevole nella storia della videografia. Siamo ad un punto di svolta, precario e significativo, di ciò che costituisce il nostro documento  per i posteri più articolato e significativo, la registrazione degli eventi a mezzo telecamera e questa intera sequenza costituisce, indubbiamente, un importante mattone dell’intero edificio. Forse persino, la chiave di una volta d’ingresso per intere nuove generazioni d’appassionati potenziali. Questo perché il New York Drone Film Festival, talmente nuovo da non avere neppure un articolo di Wikipedia (um, qualcuno dovrebbe provvedere…) nasce sulla carta nel 2014, si trova attualmente alla sua seconda edizione ed è non soltanto il primo evento del suo tipo al mondo, ma anche un happening dalla notevole risonanza mediatica e l’alto numero di visitatori. Avvalendosi dell’avveniristico Liberty Science Center di Jersey City, edificio equipaggiato con la più grande cupola per proiezioni IMAX mai costruita. Che tuttavia quest’anno ha visto esauriti i posti disponibili per il pubblico nel giro di sole 6 ore, con oltre 5.000 persone accorse per assistere ai migliori tra i 350 film provenienti da 45 paesi, con l’obiettivo di determinare un vincitore per ciascuna delle 13 categorie in concorso. Un’interesse la cui origine, prendendone in esame anche soltanto alcuni, diventa più che ampiamente giustificato…

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