Un robot che tira fuori le bibite dal distributore

ioduremetallique

Ci sono dispositivi e sistemi tecnologici ai quali, per varie ragioni, viene concesso un ragionevole margine di errore. Un pixel difettoso, perché il processo di produzione dei cristalli liquidi non è ancora un campo in cui tutto sia preciso e definito. Un software malevolo sfuggito all’antivirus, appena sguinzagliato sul web e dunque ancora fuori dal database dei rischi conosciuti. Un flipper che non reagisce alla pressione del tasto da parte del giocatore, con conseguenze anche gravi sul suo punteggio finale. E poi ci sono le cose davvero imperdonabili. Come quando in piena estate, con 30 gradi all’ombra, ci si trascina faticosamente verso il sollievo promesso da un distributore di lattine, miraggio rinfrescante di luci al neon e grafiche colorate; si sceglie con entusiasmo il fluido agognato, si estrae l’ultima moneta dal portafoglio e con sicurezza s’inserisce nella fessura, pieni di aspettativa per l’imminente idratazione. Allora si preme il fatale tasto rosso ma…Non succede quel che dovrebbe. Magari la lattina resta incastrata, oppure il meccanismo fa cilecca, per un qualche motivo la bevanda si ferma al di sopra del vano di accesso e…. Che fare allora? I più educati rinunciano a malincuore, dopo un colpetto o due al massimo, per andare sconsolatamente in cerca di un bar. Qualcuno si sfoga con impeto sull’iniquo meccanismo, smuovendolo da una parte all’altra, per far cadere ciò che dopotutto gli spetta di diritto. Ioduremetallique invece, studente d’ingegneria, tira fuori dallo zaino il suo assurdo braccio filocomandato robotizzato, nome in codice Roboarna, in grado di estrarre qualsiasi lattina ricalcitrante, neanche fosse un pisello nel suo baccello.

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Il tornio tonante, magnifico strumento fatto a mano

Wood Treadle

Può definirsi semplicemente ipnotico. Guardatelo, mentre si applica nel suo campo: QuesticoChris, maestro d’ascia digitale, realizza il suo complesso macchinario con un’abilità tale da farla sembrare un’operazione semplice, nonostante il numero elevato di passaggi. Prende le misure col piglio sicuro che viene dall’esperienza, usa strumenti per lo più manuali e risparmia all’estremo sui chiodi, perché ogni pezzo già s’incastra di suo, alla perfezione. Le varie componenti di questo grosso arnese costituirebbero, anche singolarmente, una selezione invidiabile per qualsiasi museo della meccanica: la trasmissione proviene da un’antica macchina per la soia. Il corpo centrale è di un tornio Dunlop del 1946, vero modernariato. E poi c’è la grande ruota metallica, il volano di una macchina agricola dei primi del ‘900. Proprio il ritrovamento fortuito di quest’ultima sarebbe, secondo l’autore, la causa scatenante del suo progetto. Che nasce dalla voglia usarla come parte fondamentale in una versione moderna, reinterpretata da lui, del macchinario comunemente definito Treadle Lathe. Ovvero il tornio per eccellenza, quello a pedali, che può ancora trovare impiego nelle lavorazioni simmetriche di forma circolare. Chris, in questo caso, interpreta il ruolo di un tecnico che riesegue un progetto classico, persino medioevale, ma sarebbe difficile negarli in via di principio lo status di artista creativo. Lui stesso afferma, in apertura, di “essere stato colpito dall’idea, come fosse un fulmine”. E se non è ispirazione questa…

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L’unica ruota panoramica a propulsione muscolare

Ferris Wheel

Il Giardino dei Cinque Sensi è un parco pubblico di oltre 20 acri sito nella regione di Delhi, in India. Inaugurato nel 2003, su progetto dell’architetto Pradeep Sachdeva, costituisce un punto di incontro per la popolazione locale, di svago per i bambini e occasionalmente anche d’intrattenimento artistico e culturale, grazie alle numerose statue e sculture a tema religioso. A queste moderne curiosità architettoniche, parzialmente ispirate ai leggendari giardini degli imperatori Moghul, in tempi recenti se n’è aggiunta anche un’altra, alquanto prosaica ma davvero singolare. Potrebbe, in effetti, definirsi più unica che rara: si tratta della prima ruota panoramica senza alcun tipo di motore, spinta dalla sola forza muscolare umana. Si paga il giro, si sale in cabina e poi non resta che aspettare l’intervento degli addetti al funzionamento, individui decisamente allenati e non privi di un certo equilibrio e resistenza. Due di loro, collocandosi in prossimità del mozzo centrale, inizieranno un’operazione che potrebbe definirsi affine a quella del proverbiale criceto, reggendosi ai raggi della ruota, mentre un terzo darà direttive da terra, o in alternativa agirà da contrappeso in una delle pseudo-cabine che compongono la bizzarra invenzione. Questa giostra è il chiaro prodotto della più sublime arte di arrangiarsi, ma anche la dimostrazione che nulla è impossibile, per chi ha davvero bisogno di mettersi in gioco.

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Il touchscreen che non puoi toccare, un’idea Fujitsu

Fujitsu touch

Per la serie: la mela che non puoi mangiare, l’auto che non puoi guidare. Questa interfaccia di comando sviluppata dai Fujitsu Laboratories, una volta immessa sul mercato, potrebbe cambiare il modo stesso in cui interagiamo coi computer. Si tratta di un proiettore con webcam e sensore di movimento che, cooperando con un particolare software, identifica gli oggetti, le figure e interpreta i gesti umani. Lo scopo è quello di arricchire un qualcosa di stampato, collocandolo sull’apposito piedistallo per renderlo interattivo. Le guide turistiche vengono aggiornate con dati in tempo reale. I libri gestiscono riferimenti ipertestuali e annotazioni. Sarà anche possibile estrarre degli elementi selezionandoli con il dito, ritrovando i brani che ci interessano direttamente nel PC o cellulare. In poche parole, tutto ciò che è scritto o illustrato potrà, finalmente, cambiare o adattarsi in base alle nostre esigenze.
Il campo dell’informazione, specialmente per quanto concerne i suoi aspetti digitali, si evolve in modo piuttosto prevedibile. Si comincia con uno strumento dall’impostazione utile, ma che risulta poco utilizzabile per via di limitazioni di fondo. Magari un laptop troppo lento, che ha poca autonomia o maneggevolezza. Poi, gradualmente, grazie al perfezionamento ingegneristico e al progresso tecnologico, l’approccio costruttivo diventa più efficiente, migliora la performance di funzionamento e riesce a trovare una sua collocazione; a quel punto, d’un tratto è innovativo, rivoluzionario. Non importa che ciascuno dei suoi elementi costituenti, se preso singolarmente, esistesse già da anni… Ciò non colpisce l’opinione pubblica né condiziona la resa commerciale. Se prima ce l’avevano in pochi, era come se non esistesse. Ora finalmente ce l’ho pur’io, ce l’abbiamo tutti. Ed è fantastico. Riempie le prime pagine dei giornali,  non se ne può fare a meno. Così è stato per i touchscreen capacitivi, punto di svolta fondamentale nella concezione moderna dei computer, tablet e smartphone. Il passo successivo potrebbe arrivare da un momento all’altro.

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