L’elicottero distruggimontagne

Sunndalsora

Un boato straordinario riecheggia all’interno del fiordo di Sunndalsøra, nella regione norvegese di Nordmøre. Si tratta di un elicottero dell’amministrazione pubblica stradale, che assolve coraggiosamente alla sua missione più difficile: scardinare dalla parete rocciosa di un monte, a strapiombo sul mare, un grosso macigno, prossimo alla caduta sulla via di Oppdølstranda, costituendo un grave rischio per la sicurezza. Il tuono assordante proviene, mirabilmente, da una grossa sfera da demolizione rossa, agganciata mediante l’uso di un lungo cavo al velivolo, come una sorta di pesante mazza medievale. Si riesce facilmente ad intuire l’abilità del pilota, dotato anche di una freddezza d’animo non indifferente, nonché l’ingegno necessario alla preparazione di una simile impresa, forse il modo più spettacolare e pratico per risolvere un così significativo problema. Eppure questa non è che l’ultima puntata dell’eterna guerra fra uomo e natura, che all’interno di un tale emiciclo naturale, con le caratteristiche innate di un vero teatro, pare assumere un tono epico, quasi riecheggiante del sapore delle antiche leggende norrene.
Jörmungandr, il serpente che circonda il mondo, si agita nelle profondità marine, creando poderose ondate e maremoti. I giganti, progenie di Ymir, attendono pazienti il momento di scendere dalle cime nebbiose che ci sovrastano, per poter finalmente saziare la loro tremenda fame di carne umana. Sospesa nel mezzo, indifferente alle acque turbinose e all’incombente pietra, si estende la strada asfaltata, spavaldo simbolo del regno umano di Midgard. Come avviene nell’epos di ogni cultura e paese, tuttavia, i confini che separano il mito dalla materia non restano mai del tutto inviolati. Può capitare che un troll dei boschi d’altura, colto all’improvviso dalla luce dell’alba, si trasformi in un pietrone in bilico, pericoloso per se stesso e gli altri. Oggi la soluzione va ricercata nel mondo della tecnologia. C’è stato un tempo, invece, in cui ci saremmo affidati ad un altro tipo di eroi.

Leggi tutto

360 ore per costruire un palazzo di 30 piani

Broad Group

Questo palazzo di uffici della compagnia cinese Broad Group è comparso da un giorno all’altro di fronte al lago Dongting, nella regione dello Hunan. Emerso con la velocità di un vulcano. Una o due generazioni fa tale impresa sarebbe stata considerata impossibile, per non parlare di un tempo ancor più remoto. Opera del demonio! Si dice che molte volte, soprattutto in Italia, l’anima immortale di un muratore o capomastro venisse concessa in cambio di una qualche creazione architettonica, edificata dal maligno in persona nel corso di una sola notte, con i suoi poteri sovrannaturali. In Asia, che io sappia, non c’è un mito corrispondente; nel caso delle grandi opere apparentemente impossibili, secondo quanto delineato nei codici comportamentali del Confucianesimo e del Taoismo, ciò che si celebra è unicamente il laborioso industriarsi di tutti coloro che hanno compiuto l’impresa. Allo stesso modo degli appartenenti all’etnia del popolo dei Miao, coloro che nell’antichità seppero costruire le prime risaie di questi luoghi straordinariamente redditizi, graziati dal fango fertile del Fiume Giallo, o ancora come gli strateghi conoscitori delle teorie guerresche di Sun Tzu, che in tutto l’Oriente fecero edificare grandi castelli e fortificazioni nei tempi stringenti dettati dalla necessità, le maestranze del Broad Group saranno, per gli annali della storia, coloro che diedero forma alle chimere di una mentalità ambiziosa, futuribile. Con una sola, significativa differenza: questi moderni individui avevano la tecnologia dalla loro. E i pezzi arrivavano già pronti, neanche facessero parte di un colossale gioco di mattoncini colorati.

Leggi tutto

L’uomo dei razzi costruisce una bici

Colin Furze Bike

Non c’è niente di meglio, in una giornata nebbiosa, che montare in sella a un fragoroso pulsoreattore, per esplorare la brughiera inseguiti da una terribile scia di fiamme. Colin Furze è il giovane stuntman inglese, con un ricco background nel campo dell’idraulica, che detiene con orgoglio i record mondiali di: falò più grande, motociclo più lungo, carrozzina per bambini e scooter per disabili più veloci. Nella sua nuova folle bicicletta, messa insieme impiegando tecniche anticonvenzionali nel suo garage del Lincolnshire, si può individuare la più perfetta applicazione del progetto dell’inventore francese Victor De Karavodine, colui che ai primi del ‘900 ebbe l’idea di far sviluppare la combustione ad un gas volatile fra la presa d’aria e l’ugello di un trombone d’acciaio, privo di alcun tipo di valvola o altre parti soggette ad usura. Certo, il veicolo di Colin si presenta con tutte le tipiche limitazioni di un prototipo. La bombola del carburante deve essere tenuta in mano da un assistente, costretto a seguire di corsa la strana diavoleria metallurgica. Soltanto in un secondo momento il gruppo avrà l’idea di eseguire un test della velocità massima, caricando il pesante ma essenziale contenitore a bordo di un furgone, quello impiegato per giungere sul luogo dell’esperimento. Liberatosi del suo limitatore umano, l’esperto daredevil riesce così a raggiungere con facilità i 50 chilometri orari, con ottime prospettive di un’ulteriore accelerazione. Purtroppo, in quel preciso attimo di trionfo, il proprietario della pista per aeroplani in cui si sta svolgendo la scena li raggiunge in auto, lamentandosi del rumore. Un suono che si potrebbe descrivere come la flatulenza di un dragone, accuratamente sincronizzata sul fastidioso ritmo dei 50-60 Mhz.

Leggi tutto

La ruota gira, la barca sale per 24 metri

Falkirk wheel
Via

Il profeta di Brahan, personaggio mitologico della cultura gaelica scozzese, possedeva una pietra magica con un buco in mezzo, detta Adder stone o pietra delle streghe. Secondo una leggenda riportata dal folkrorista Alexander Mackenzie, guardandoci dentro poteva scorgere visioni del futuro. Nel 1620, a seguito di una di tali esperienze, egli pronunciò di fronte al suo intero popolo queste strane parole: “In verità vi dico, un giorno le barche navigheranno tutto intorno alla collina di Tomnahurich”. Cosa intendesse in realtà lo sapeva solo lui, anche perché tale rilievo boscoso, nei dintorni della città di Inverness, era in pieno entroterra e noto soprattutto come abitazione di fate, troll ed altre strane creature. Però con il senno di poi, quest’uomo bizzarro ci aveva visto davvero giusto. Perché a partire dal 1800 per attraversare le Lowlands della Scozia si fa uso di un tipo particolare di strada, scavata nel terreno e riempita d’acqua: il canale navigabile, un vero prodotto dell’ingegneria moderna. Sfortunatamente, praticamente in contemporanea con il completamento di tale costosa, efficiente rete di collegamento statale, le imprese private scelsero d’investire i loro capitali su di un’alternativa più convenzionale e assai meno affascinante, la stessa dei loro vicini meridionali dell’Inghilterra. E fu così che il popolo scozzese conobbe la ferrovia, lasciando che i suoi splendidi viali d’acqua cadessero in disuso. Nell’ultimo secolo, ben poche imbarcazioni hanno visitato l’affascinante canale di Crinan, il rurale Monkland o il vasto Caledonian, la via che taglia il paese da costa a costa attraverso 60 miglia di villaggi, lochs e viste su panorami mozzafiato. E proprio nessuno aveva percorso, fino al 2002, l’interezza dell’antica via navigabile costituita dai due canali di  Forth and Clyde e quello di Union per il semplice fatto che attualmente, a causa della demolizione di alcuni vecchi bacini a tenuta stagna, nel punto in cui s’incontrano c’è un trascurabile dislivello di 24 metri, l’equivalente di un palazzo di 8 piani. La situazione sembrava impossibile da risolvere, finché qualcuno non pensò di chiamare l’architetto di Edinburgo Tony Kettle, che dopo un’attenta analisi suggerì di costruirci, neanche a dirlo, una grossissima ruota. E che ruota! Guardate un pò qui.

Leggi tutto