Cani, gatti, e… Uccelli, pesci e… Se non avete pensato di completare l’elenco usando la parola topi, nel primo oppure nel secondo caso, evidentemente provenite nello spirito da un pianeta differente dalla nostra affollata, squittente ed ansimante Terra. La cui vitale vibrazione è sempre analizzata grazie al tocco di vibrisse percettive, lievi e inconsapevoli dell’astrazione del pensiero, ma furbe, perché attente ad ogni minimo particolare dello scorrere del tempo. L’avete vista quella simpatica palla di pelo? Dìcesi scoiattolo degli alberi statunitensi, uno sciuridae fra i tanti, appartenente al popolo arboricolo di questo intero ordine, il cui più piccolo esponente, il gerboa pigmeo del Baluchistan, pesa appena 3,75 grammi. Contro i 66 Kg dell’imponente capibara. Niente male come variazione, difficile negarlo. Eppure, siamo qui oggi a dimostrare, che la mente di questi animali in grado di far crescere continuamente i propri denti anteriori, una dote senz’altro utile nel mondo della corsa al cibo quotidiana, tende sempre verso un singolo, fondamentale errore: anteporre l’avidità allo spirito d’autoconservazione, ovvero il proprio bisogno percepito di nutrirsi anche ben oltre la sazietà, alle chances d’evadere dalle più pericolose situazioni. Molti l’hanno visto succedere, in un caso o l’altro della vita. Quando un’esponente dell’avida genìa, una volta penetrato tra le intercapedini dei muri degli edifici, inizia con trasporto a masticare i cavi della luce, considerandoli alla stregua di aromatici bastoncini di liquirizia. Niente può resistere alla loro fame: in almeno due casi registrati, la borsa di New York dovette fare pausa per diverse ore, soltanto perché uno di loro si era suicidato in tale sconveniente modo. Stessa cosa avvenne successivamente, quando un simile blackout toccò invece all’Università dell’Alabama. Nel 2007, un volo della American Airlines diretto a Tokyo dovette fermarsi ad Honolulu, perché l’equipaggio aveva sentito uno strano rumore provenire dallo spazio sotto la cabina. Era ovviamente uno scoiattolo, che si stava dando da fare tra i controlli e la strumentazione. MOLTO pericoloso, quasi altrettanto persistente… Una questione problematica perché non puoi, è semplicemente impossibile, eliminare tutti gli scoiattoli in un’area. Sono troppo piccoli, veloci e scaltri, possono nascondersi ovunque, scappare via in un lampo, penetrare da ogni parte con facilità. Così talvolta occorre scegliere la via della pacifica convivenza. Che pure, presenta un’ampia varietà di problemi. Il più tipico dei quali, se pure non doveste già conoscerlo, eccolo qui a seguire: la casetta per gli uccelli, croce e delizia di chi vive presso un bosco ed ama gli animali. Piacevole, perché permette di conoscere un po’ meglio chi ha le piume e canta, e svolazzando ci ricorda che anche il cielo è pieno di forme di vita alla continua ricerca di qualcosa da mangiare. E problematica, perché attira pure loro, gli abitanti dalla folta coda degli spazi sopraelevati vegetativi.
Ah, si. Sapete cosa succede quando uno scoiattolo riesce a penetrare dentro ad un contenitore colmo fino all’orlo di becchime? Esso inizia ad ingozzarsi con fare famelico, rotolandosi lascivo tra il prezioso cibo. E mangia con un simile trasporto, ed una tale fame immotivata, che il suo girovita aumenta, al punto da intrappolarlo dentro a quella stessa dispensa in cui era illecitamente penetrato. Dove muore presto di paura, oppure lentamente a causa della disidratazione, semi-sepolto nelle sue stesse feci. Non proprio una situazione gradevole da affrontare, al risveglio avvolto dalla delusione per l’assenza di quel canto mattutino, del passero e del merlo, del chiurlo, del fringuello. Occorre fare in modo che una cosa simile non possa capitare. Serve una soluzione, come quella per l’appunto progettata da Chris Notap, consistente in un’approccio semplice e sperimentale, per rispondere al quesito di quanto debba essere effettivamente piccolo, il foro d’ingresso per gli amici volatori, affinché ladri provenienti dal vicino bosco non possano impiegarlo per praticarvi l’harakiri accidentale…