La felicità è un pranzo a base di riso e kimchi

Sa chaeeobja

La gioia e contagiosa, come del resto può dirsi anche la fame. In questo video che si sta diffondendo  a macchia d’olio, neanche fosse il nuovo singolo di un big dell’industria musicale, un giovane coreano diventa l’antonomasia del mangiatore solitario, pienamente appagato dal suo cibo. La scena si svolge di fronte al PC, con il protagonista che dimostra con orgoglio le straordinarie qualità del lauto pasto appena giunto per corrispondenza, rivolgendosi con strane movenze alla sua webcam. Sembrerebbe, in effetti, essere impegnato in una complessa video-chat. E gradualmente i commensali virtualizzati lo incoraggiano nel suo delirio, forse con una punta d’invidia piuttosto che riconoscendo il suo pontenziale di intrattenitore, finendo per creare una situazione estremamente insolita, quasi surreale. Fra moine e gridolini infantili, risate sguaiate e sguardi improvvisamente seri e tremendamente concentrati, specie durante le complesse operazioni di apertura dei piatti in un luogo che non sarebbe a questo deputato, ovvero la scrivania, costui pone le basi di quel che potrebbe trasformarsi in un futuro classico del web, affine per certi versi a The Numa Numa Guy (Gary Brolsma) un altro insolito comunicatore del quale tutti ancora si chiedono se davvero fosse quello che sembrava, per lo meno al momento in cui iniziò la sua strada verso la fama. In un mondo in cui, tra gli eventi di YouTube, la diffusione via streaming di segmenti televisivi e altre trovate pubblicitarie si sta ormai cercando di monetizzare ogni angolo del web, questo nuovo fenomeno del pasto informatico spicca per almeno due motivi. Intanto viene dalla Corea, un paese che ci affascina  per le implicazioni esotiche della sua cultura popolare moderna, sempre più sfrenata e originale. E poi, soprattutto, appare con le caratteristiche di una vera contingenza del momento. Un breve sguardo nella vita dell’uomo che amava mangiare di fronte al suo computer. E buon pro gli faccia.

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Galvanizzata dal suono dell’Electro swing

Josy Carver

Josy Carver è la ragazza 21enne di Melbourne che, come altri giovani artisti, ha deciso di mostrare le sue doti al pubblico di Internet. Del resto, basta guardarsi intorno, online c’è spazio per ogni tipo di attività creativa. Chi disegna, chi scatta fotografie…Qualcuno assembla e dipinge modellini, altri esibiscono le proprie sculture in materiali di recupero. Lei, più diretta e incisiva di molti, si limita a ballare, così, dove capita. Un rapido sguardo al suo canale di YouTube, con oltre 7.000 iscritti e decine di video, basta per fare l’esperienza completa delle sue molte performance, messe in atto in ogni tipo di località, a seconda del luogo in cui gli è parso, di volta in volta, d’aver percepito l’energia dinamica dello swing; la ritroviamo dunque a scatenarsi in casa, per le strade, in spiaggia, persino nel bel mezzo di un cimitero a New Orleans. E fra tutti i suoi video il più interessante, per una serie di fattori, potrebbe dirsi questo, in cui si cimenta sulle note dell’austriaco Parov Stelar, musicista di primo piano nel campo dell’Electro Swing. Tale corrente innovativa e allo stesso tempo nostalgica, nata da un fascino riscoperto per le sonorità anni ’20, costituisce il ponte ideale fra il jazz prebellico, Fred Astaire e l’elettronica dei DJ informatici armati di sintetizzatore, attraverso cui le invenzioni melodiche più rilevanti sono diventate, ormai, una questione di bytes e onde sonore digitalizzate. Difficile esprimere tutto ciò attraverso un singolo shufflin, così essenziale e minimalista. Ma qui ci siamo andati, per certi versi, davvero molto vicini.

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Il giroscopio che rivoluzionerà l’industria cinematografica

Movi

La soluzione digitale ad un inconveniente meccanico: questo è il MōVI, un sistema di stabilizzazione a tre assi recentemente immesso sul mercato dalla Freefly Systems di Los Angeles, azienda tecnologica che si rivolge agli operatori e registi di ogni livello, dagli amatori ai professionisti. Il concetto di questo prodotto non è nuovo: si tratta di un dispositivo di bilanciamento, come una sorta di cavalletto ma da tenere in mano, in grado di facilitare la complessa operazione della steadycam, ovvero la ripresa di scene con inquadrature in movimento. Parafrasando il commento esplicativo della presentazione su Vimeo, chiunque abbia mai utilizzato una macchina da presa ha una chiara idea delle difficoltà che si hanno nell’ottenere un’immagine priva di vibrazioni. Per non parlare, poi, degli innumerevoli video, generalmente diffusi su YouTube ed altre piattaforme, realizzati con l’ausilio di semplici cellulari, precariamente stretti fra le mani di chiunque assista a una scena fuori dal comune: senza scendere nei particolari, diciamo che il mal di mare è sempre in agguato. L’aspetto interessante di questo meccanismo, pensato per risolvere l’equivalente professionale di tale problema, è l’alto contenuto tecnologico: piuttosto che sfruttare la semplice forza di gravità, MōVI si avvale delle misurazioni esatte di un avanzato giroscopio a tre assi, due accelerometri e di un aggancio motorizzato per la videocamera, che può essere comandato a distanza. Per lasciare l’operatore libero di muoversi e prestare attenzione all’ambiente circostante, mentre il suo “co-pilota” inquadra la scena mediante l’impiego di un joystick. Niente più inciampi, quindi. Il limite, per una volta, sarà solo la fantasia del regista.

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Jumpy, il cane da sei milioni di dollari

Jumpy the Dog

Jumpy è un incrocio tra Border Collie e Australian Cattle Dog, razze note per la loro capacità di affrontare e vincere qualsiasi prova di abilità. Purtroppo nessuno, ormai, osa sfidare Jumpy. Perché questo è un cane da sport estremi che, a parte camminare attraverso i muri, può fare qualsiasi cosa: salta più leggero dell’aria, volando oltre i furgoni e le auto parcheggiate, si tuffa nelle profondità di piscine olimpioniche in cerca di pupazzi prossimi all’annegamento e poi, per buona misura, governa abilmente difficili mezzi di trasporto come lo skateboard e la tavola da surf. Se Jumpy fosse la versione a quattro zampe di un attore famoso, sarebbe il più adrenalinico degli Arnold Schwarzenegger, quello di Terminator e Commando. Se usasse il paracadute da altezze stratosferiche, tutti lo chiamerebbero Felix Baumgarten. Diretto dal regista di film d’azione Michael Bay, sventerebbe invasioni aliene o terribili attentati in ogni angolo del mondo. Dopo aver dominato gli elementi nel corso di un breve ma intenso minuto, eccolo che se ne va sul suo monopattino, verso il tramonto. Coraggio, competenza e fedeltà accompagnano il suo cammino: sia questa l’origine di una Star?! Il segreto sta (quasi) tutto nell’addestramento. Il resto, come sempre, è leggenda.

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