Il touchscreen che non puoi toccare, un’idea Fujitsu

Fujitsu touch

Per la serie: la mela che non puoi mangiare, l’auto che non puoi guidare. Questa interfaccia di comando sviluppata dai Fujitsu Laboratories, una volta immessa sul mercato, potrebbe cambiare il modo stesso in cui interagiamo coi computer. Si tratta di un proiettore con webcam e sensore di movimento che, cooperando con un particolare software, identifica gli oggetti, le figure e interpreta i gesti umani. Lo scopo è quello di arricchire un qualcosa di stampato, collocandolo sull’apposito piedistallo per renderlo interattivo. Le guide turistiche vengono aggiornate con dati in tempo reale. I libri gestiscono riferimenti ipertestuali e annotazioni. Sarà anche possibile estrarre degli elementi selezionandoli con il dito, ritrovando i brani che ci interessano direttamente nel PC o cellulare. In poche parole, tutto ciò che è scritto o illustrato potrà, finalmente, cambiare o adattarsi in base alle nostre esigenze.
Il campo dell’informazione, specialmente per quanto concerne i suoi aspetti digitali, si evolve in modo piuttosto prevedibile. Si comincia con uno strumento dall’impostazione utile, ma che risulta poco utilizzabile per via di limitazioni di fondo. Magari un laptop troppo lento, che ha poca autonomia o maneggevolezza. Poi, gradualmente, grazie al perfezionamento ingegneristico e al progresso tecnologico, l’approccio costruttivo diventa più efficiente, migliora la performance di funzionamento e riesce a trovare una sua collocazione; a quel punto, d’un tratto è innovativo, rivoluzionario. Non importa che ciascuno dei suoi elementi costituenti, se preso singolarmente, esistesse già da anni… Ciò non colpisce l’opinione pubblica né condiziona la resa commerciale. Se prima ce l’avevano in pochi, era come se non esistesse. Ora finalmente ce l’ho pur’io, ce l’abbiamo tutti. Ed è fantastico. Riempie le prime pagine dei giornali,  non se ne può fare a meno. Così è stato per i touchscreen capacitivi, punto di svolta fondamentale nella concezione moderna dei computer, tablet e smartphone. Il passo successivo potrebbe arrivare da un momento all’altro.

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Il giroscopio che rivoluzionerà l’industria cinematografica

Movi

La soluzione digitale ad un inconveniente meccanico: questo è il MōVI, un sistema di stabilizzazione a tre assi recentemente immesso sul mercato dalla Freefly Systems di Los Angeles, azienda tecnologica che si rivolge agli operatori e registi di ogni livello, dagli amatori ai professionisti. Il concetto di questo prodotto non è nuovo: si tratta di un dispositivo di bilanciamento, come una sorta di cavalletto ma da tenere in mano, in grado di facilitare la complessa operazione della steadycam, ovvero la ripresa di scene con inquadrature in movimento. Parafrasando il commento esplicativo della presentazione su Vimeo, chiunque abbia mai utilizzato una macchina da presa ha una chiara idea delle difficoltà che si hanno nell’ottenere un’immagine priva di vibrazioni. Per non parlare, poi, degli innumerevoli video, generalmente diffusi su YouTube ed altre piattaforme, realizzati con l’ausilio di semplici cellulari, precariamente stretti fra le mani di chiunque assista a una scena fuori dal comune: senza scendere nei particolari, diciamo che il mal di mare è sempre in agguato. L’aspetto interessante di questo meccanismo, pensato per risolvere l’equivalente professionale di tale problema, è l’alto contenuto tecnologico: piuttosto che sfruttare la semplice forza di gravità, MōVI si avvale delle misurazioni esatte di un avanzato giroscopio a tre assi, due accelerometri e di un aggancio motorizzato per la videocamera, che può essere comandato a distanza. Per lasciare l’operatore libero di muoversi e prestare attenzione all’ambiente circostante, mentre il suo “co-pilota” inquadra la scena mediante l’impiego di un joystick. Niente più inciampi, quindi. Il limite, per una volta, sarà solo la fantasia del regista.

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Il casco creato da un solo cubo di alluminio

Disn Helmet

C’è una tendenza moderna nello stile di presentazione delle aziende che tende a sintetizzare i loro obiettivi e modus operandi, possibilmente in poche parole nette ed incisive. Nel mondo della pubblicità digitale, una dichiarazione convenzionale d’intenti è ormai troppo lunga e articolata: molto meglio un breve slogan, una frase netta e chiara come un logotipo. L’anima stessa e il valore di prestigio del brand, purché sia valido, penserà al resto. Das Auto. This is living. I’m loving it… La giapponese Daishin Seiki, dal canto suo, sceglie di presentarsi sul suo sito web con la dicitura “The Machine Cutting is Art”.  I loro macchinari CNC robotizzati, pensati per l’applicazione in campo metallurgico, appartengono infatti a quella classe di creazioni tecnologiche in grado di affascinare e coinvolgere praticamente chiunque, senza bisogno di lunghe descrizioni. Come sa bene chi lavora nel settore, con un braccio dal mandrino articolato su due assi ci lavori un piano cucina. Se questo può muoversi anche in verticale, ci vuole pazienza, ma puoi fare molte cose: in diversi passaggi ti ritroverai nell’officina materiali complessi o fregi decorativi in tre dimensioni. Ma se di assi la tua macchina ne ha 4 o 5, con inclinazione e rotazione dello strumento di lavoro, il limite operativo, oltre alla fantasia, sarà solo la tua abilità nel programmarla. Questo lucente casco d’alluminio, realizzato in occasione del 50° anniversario della compagnia giapponese, ne è la più lampante dimostrazione.

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Il camionista che doveva scaricare, ma nessuno lo aiutava

Scaffolding

Il bambù è una pianta straordinaria. Non solo cresce più velocemente di ogni altra al mondo, ma è anche tra le più flessibili e resistenti. Nei tipici film d’arti marziali, l’eroe lo sfrutta per proiettarsi da un lato all’altro della foresta, tra feroci dragoni e pugnali volanti. Nelle città moderne, invece, lo usano per farne impalcature. Perché caricarsi l’acciaio quando si può disporre di tali steli, molto meno pesanti, legati saldamente con semplice e sicuro filo al nylon? L’impiego delle impalcature di bambù, probabilmente su influenza occidentale, è stato bandito in vaste aree della Cina per i palazzi superiori a sei piani. Ma continua a trovare un largo impiego nelle Filippine, a Hong Kong e nell’isola di Formosa, l’odierna e affascinante Taiwan. Proprio in quei luoghi, forse a Taipei, troviamo questo camionista pieno di risorse, che dovendone consegnare un lotto in tempi brevi applica con stile le dinamiche inerziali, nonché la coppia generosa del suo piccolo ma scattante autocarro. Un colpo di frizione o due sono quanto basta a concludere la missione. Si dice che questa pianta sia uno dei quattro aristocratici confucianiinsieme all’orchidea, il pesco e il crisantemo, e di certo qui non la vediamo trattata con particolare rispetto o deferenza. Ma d’altra parte, un lavoro portato a termine con ingegno nobilita, inevitabilmente, l’uomo. E la pianta. Un pò meno, magari, le sospensioni.

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