L’officina del mastro cornettaio

Vincent Talleu

Scolpito nel grano, forgiato nel burro, impreziosito da ricche effusioni di zucchero e sale, plasmato dai fuochi e dalle mani esperte di un solo, speciale artigiano, il cornetto rappresenta tutto ciò che può esserci di buono nelle prime ore di una giornata, per quanto lunga e faticosa. La sua tipica forma ritorta è come un Arc de Triomphe sotto cui sfilano le armate del gusto. Dolce boomerang scagliato oltre la siepe del sapore, visita 100 paesi diversi, guadagna altrettante squisite varianti e ritorna puntuale, ogni mattino, nella bocca dei principi e dei re. Nel nuovo video di Vincent Talleu, esperto praticante di ogni arte panificatoria europea, possiamo osservare il modo in cui, attraverso una lunga sessione lavorativa, prendono forma le diverse tipologie dolciarie offerte in un tipico bar del sud della Francia. Pain au chocolat e au raisins, i tortiglioni alla ricotta e i caratteristici oranais viennesi, con il ripieno di dorata e deliziosa crema. Infine, inevitabilmente, il basilare croissant, quello che noi italiani associamo, linguisticamente, alla versione ridotta di un prosaico corno(etto).
Questa continua rivalutazione del lavoro manuale, sia dal punto di vista concettuale che materiale, è una delle più inaspettate implicazioni del mondo del web, ambito comunicativo tutt’altro che slegato dal quotidiano. I giovani apprendono un mestiere, scoprono quanto sia affascinante e poi trovano, di loro spontanea iniziativa, il modo per trasformarsi in celebrità di YouTube. In questo particolare caso, con una certa furbizia, viene anche compiuto il passo ulteriore: visto che il protagonista attualmente lavora in Inghilterra, presso il fornaio The Artisan Bakery di Park Royal, a Londra, trasforma il suo exploit nel più riuscito degli spot virali. “Vi è piaciuto il video?” Scrive: “Allora venite qui da noi. Oggi, so fare persino di meglio”. Non sarà abbastanza per prenotare un viaggio fin lassù, però indubbiamente, anche da lontano, fa venire una certa fame.

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La guerra dei balocchi non ammette tregua

RcBattle

Piccoli umanoidi verdi che attaccano la (T)terra. Intesa come suolo, non pianeta. Questi soldati plasticosi, faticosamente usciti da una busta trasparente riposta nel fondo di un cassetto, hanno lungamente atteso il giorno della riscossa. Li conosciamo tutti piuttosto bene, quasi per nome: c’era quello inginocchiato con il grosso bazooka sulla spalla. Il comandante che indica verso l’orizzonte, binocolo alla mano. Tra i vari marines verde bottiglia, non poteva assolutamente mancare il micro-commilitone perennemente cristallizzato in un furtivo passo del leopardo, intento a gattonare faticosamente, spingendo avanti il suo fucile. Questo perenne Rambo della situazione aveva capito tutto della vita. Liberato dall’annoso problema di doversi reggere in piedi, impresa sempre problematica per delle figurine in polìmeri leggeri o PVC, finiva per imporsi come il dominatore assoluto di molte delle sue strenue battaglie per il regno della fantasia. Oggi, nell’ultimo video dei FinalCutKing, li ritroviamo tutti assieme a dimostrarci come sia profondamente cambiata, nel terzo millennio, la guerra eterna tra le indistinte fazioni dei giocattoli guerreschi. L’evoluzione è significativa e può riassumersi in una singola parola: meccanizzazione. Mentre noi eravamo presi dalle nostre battaglie virtuali, a colpi di pixel e click del mouse, le tecnologie dei radiocomandi e degli effetti speciali hanno raggiunto un punto tale da poter includere nell’armata dei cari vecchi soldatini, finalmente, alcuni rappresentanti perfettamente funzionali della cavalleria corazzata e dell’aviazione. Guardiamoli: carri Sherman, qualche Panzer tedesco e l’iconico P-51 Mustang della seconda guerra mondiale, perfettamente riprodotti in scala, che si combattono senza quartiere in un ingaggio desertico davvero coreografico, stranamente credibile nella sua assurdità. Non mancano nemmeno le casupole di un qualche insediamento locale di gnomi o piccoli elfi, esseri a misura di soldatino.
Gli unici esseri umani compaiono all’inizio del video e nei pochi secondi della sorpresa finale, davvero pirotecnica e coerente con la legge cosmica del karma. Chi deposita un carro armato a terra come fosse un cagnolino, lasciandolo libero di fare la sua parte in un conflitto tanto drammatico e spietato, dovrebbe aspettarsi un qualche tipo di risposta dall’universo. Come, ad esempio, l’inopportuna intrusione di un vero elicottero da guerra. E allora, che resta da fare, se non darsela a gambe?

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Scatenati insegnanti di scuola in un video-tributo musicale

Hall of Fame

Il mondo è vostro, ora dateci dentro! Questo è il chiaro incoraggiamento fatto dal corpo insegnanti dell’Aktuelt VGS di Hadsel, istituto tecnico norvegese, a tutti i suoi neo-diplomati dell’anno scolastico 2013. E per trasmettere il messaggio con adeguato fervore, dando così un seguito a quella che potrebbe definirsi la loro più recente tradizione, il gruppo degli esuberanti professori ha scelto d’impiegare un travolgente video musicale, degno di entrare a far parte degli annali antologici di YouTube. Facciamo finta che si tratti di un’interrogazione al contrario. Che voto potremmo mai dare alla prof. di chimica che  sincronizza il labiale sul popolare singolo dei The Script, Hall of Fame? Nella vita non tutto può essere giudicato con un valore numerico. A volte, l’unica scelta è restare a bocca aperta, basiti. Io li promuoverei, anche solo per vedere il seguito della storia: del resto, la passione porta a un continuo miglioramento.
È facile idealizzare gli anni passati in un liceo. Circondati dagli amici, rinvigoriti dagli entusiasmi adolescenziali e ancora privi dalle molte preoccupazioni dell’età adulta, gli studenti giudiziosi entravano ogni mattina in quell’ambiente con la soddisfazione di chi finalmente poteva dire di aver trovato la collocazione ideale, un luogo in cui l’impegno e la voglia di apprendere fossero adeguatamente ricompensati. Eppure la scuola è un luogo di compromessi, in cui le generazioni devono incontrarsi con fatica. Non sempre pacificamente. Occorre gettare un ponte, almeno provarci. La curiosa, divertente scelta dei prof. norvegesi potrebbe sottintendere una dichiarazione d’intenti particolarmente auspicabile: quella di un gruppo d’individui già adulti, che ha però voglia di entrare a pieno titolo nel mondo dei loro pupilli. Non prendendosi sul serio. Buona dialettica, irriverenza un po forzata. Sbilanciamoci: 7-

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Quel piccolo cane dall’ululato infernale

Cody the dog

Non tutti i cani dell’oltretomba hanno tre teste, collari borchiati e giganteschi occhi di brace. Cody, l’ultima star scoperta dal prolifico canale di YouTube Petsami è un grazioso maltese dal pelo folto e arruffato, alto all’incirca una 30ina di cm. La sua caratteristica speciale è il saper riprodurre la voce umana, compito che svolge con grande impegno e una certa dose di originalità, forse dovuta al tempo passato con il suo precedente padrone, l’Orco distruttore delle profondità del Tartaro. Non sembra possibile, eppure è così: quando il piccolo Cody spalanca la sua boccuccia di rose, subito scende la notte e le anime dei dannati gridano attraverso di lui cercando di turbare la debole psiche degli uomini. Per 5000 anni questa particolare razza di cani ha trovato posto nelle nostre case, fin dalle più antiche civiltà della Mesopotamia, costruttrici di ziggurat e maestosi templi. Attraverso le residenze dei faraoni, esportato su rapide navi fenicie, il fedele maltese approdò poi sulle spiagge di tutto il Mediterraneo, accolto in funzione della sua innata giocosità e simpatia, del suo coraggio e dell’abilità dimostrata nel dare la caccia ai topi. Nell’antica Roma possederne uno era l’invidiabile segno di uno status elevato, tipico delle famiglie patrizie o dei ricchi mercanti. Chi l’avrebbe mai detto? Se al posto delle oche del Campidoglio ci fosse stato uno come Cody, nessuno avrebbe dovuto combattere le orde dei Galli. Sarebbero tornati indietro da soli.

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