E’ bello perché sembra un videogioco. Questo è il tipico commento rivolto al più recente cortometraggio horror di Phil Tippett, membro fondatore della prima Industrial Light & Magic, mago degli effetti speciali famoso fin dalle sue realizzazioni risalenti all’epoca dello stop-motion, impiegate in film storici come Guerre Stellari: Il Ritorno dello Jedi e Robocop, nonché uno dei primi nel suo settore a mettersi al passo con le nuove tecnologie digitali, realizzando i più famosi dinosauri della storia del cinema.
Questo suo nuovo MutantLand ci mostra cosa succederebbe in un futuro distopico in cui venisse a mancare il cibo per gli esseri viventi di un pianeta Terra cupo e ostile, popolato di creature da incubo e strani animali, pronti a combattersi spietatamente al primo calare delle tenebre notturne. Il corto è stato premiato come migliore della sua categoria presso il British Horror Film Festival e nel Night of Horror Film Festival in Australia. A mio parere, in questo breve e coinvolgente capolavoro c’è un un punto in particolare degno di merito: la sua originalità di genere.
Le originali sculture-panino di Thomas e Quentin, grafici francesi
La vera arte culinaria è diversa da tutte le altre, perché subordina l’espressione creativa al sapore dei cibi. Ci sono piatti in cui la visione d’artista diviene importante, come nel caso dei dolci d’alta pasticceria preparati per le grandi occasioni, ma il più delle volte ciò che davvero conta è il buon sapore di quanto ci si appresta a gustare. Avete mai sentito elogiare la presentazione visiva di un umile panino con l’hamburger? Ma grazie al lavoro di due grafici francesi, forse, le cose stanno per cambiare. Come artisti contemporanei che abbiano scelto di limitarsi a un singolo e stravagante materiale, Quentin e Thomas vestono i loro straordinari panini di volta in volta sulla base degli ultimi avvenimenti, delle uscite cinematografiche e delle inclinazioni del momento. E’ il caso di Crabzilla, il mostruoso panino mutante con granchio, lattuga, arance e pomodori. O del panino spaziale dedicato a Neil Amstrong in occasione della sua recente dipartita, in cui scaglie di cocco vengono utilizzate per sbiancare il “suolo” lunare e semi di sesamo costituiscono stelle distanti nel cielo galattico. Ci sono poi panini raffiguranti la fine del mondo, il film de Lo Hobbit o l’ultimo di James Bond. Per non parlare di quello impacchettato come un regalo di Natale, o del bizzarro pollo-panino…. Sul loro Tumblr è presente la serie completa. In tempi di crisi è importante sapersi reinventare e forse nessuno l’ha fatto meglio di questi creativi del mondo pubblicitario, trasformati dalle circostanze in cuochi-artisti dall’inesauribile fantasia visuale.
Fairchild Packplane: lo strano camion volante dei primi anni ’50
Benchè il concetto di un aereo impiegato per il trasporto di merci, posta e materiali risalga inizi del XX secolo, il primo velivolo creato per questo specifico compito non solcò i cieli fino a tempi ben più recenti. Stiamo parlando degli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale, l’epoca in cui due grandi compagnie americane si contendevano il nuovo settore commerciale dell’aviazione civile, impiegando incredibili colpi di genio ingegneristici e progetti innovativi. La Fairchild Aviation, azienda texana oggi famosa per il riconoscibile cacciabombardiere A-10 Thunderbolt, partiva con un significativo vantaggio: l’affidabile benchè poco potente C-82 Packet, un panciuto trasporto truppe, ospedale da campo volante e traino preferito per gli alianti usati dai paracadutisti nelle operazioni speciali. Dall’altra parte c’era il colosso aerospaziale Lockheed, fondato nel 1912 in California, creatore tra gli altri degli iconici caccia bimotore P-38 Lightning, imbattibili re dei cieli sul finire della guerra nel Pacifico. Come spesso capita nel campo delle innovazioni tecnologiche, tuttavia, la competizione del libero mercato si trasformerà presto in conflitto, finendo per mietere vittime inconsapevoli tra le più brillanti idee delle due parti contrapposte.
L’incursione notturna dell’orribile spettro di Natale
Lo squamoso Melanocetus, orrido predatore degli abissi oceanici, per nutrire la sua insaziabile fame userà stanotte un artificio scellerato. Digrignando le fauci, nascosto in silenzio tra ombre oscure e fondali polverosi, sceglierà con attenzione il momento per accendere la luce arcana dell’irresistibile illicio, l’antenna bioluminescente che appartiene da millenni al suo retaggio evolutivo, perfidia vivente e insuperata di ogni remota profondità marina. La grottesca rana pescatrice, dunque, attende immobile l’ambita preda. Ma ad un tratto coi suoi occhi sporgenti simili a fari, adattati perfettamente all’assenza di luce naturale, il mostro scorge in anticipo un ignaro pesce vipera, vittima perfetta per la sua trappola più volte collaudata. Un punto brillante si agita nelle tenebre: l’antenna si è trasformata in invitante e inatteso pasto per il pesce inconsapevole, quasi come si trattasse di un piccolo e gustoso regalo di Natale. Con speranzosa aspettativa la creatura credulona si avvicina…Ma su di essa si chiuderanno invece, ghigliottine chitinose, mascella e mandibola del più tremendo incubo natante in tutto l’universo pelagico.