Quest’uomo brandisce nella sua mano destra un oggetto misterioso, che ricorda la forma di un’elica turbinante. Non si tratta di una sorta di sciabola o arma contundente, ma di un invenzione gastronomica dei Pojangmacha (포장마차) i tradizionali ristoranti mobili della Corea. Mmm, delizioso! In quel paese, come in molti altri luoghi dell’Asia orientale, c’è una predisposizione innata al consumo di cibo da passeggio, che nasce in epoche lontane e ha condotto, attraverso i secoli, a innumerevoli creazioni culinarie, tanto insolite quanto affascinanti. Lui è Steve Miller, alias QiRanger, famoso blogger viaggiatore, mentre il suo snack trova identificazione nel nome ammaliante di Tornado Potato, un binomio in lingua inglese talmente universale, e riuscito, da essere stato recentemente trasformato anche in marchio commerciale, ad opera di un imprenditore dello stato americano del New Jersey. Si tratta di una patata che viene fritta e poi tagliata a spirale, disposta lungo un bastone di lunghezza variabile e successivamente insaporita con formaggio, chili piccante e/o salsa barbecue. Talvolta viene realizzata mediante un apposito dispositivo, che permette addirittura di metterci dentro una salsiccia. Secondo Korea.net, il blog ufficiale della Corea del Sud, le prime patate tornado risalgono al 2005-2007, ma viene sottolineato come in patria stiano diventando un prodotto sempre più raro. Chi volesse fare l’esperienza di sgranocchiare uno di questi bastoncelli passeggiando per il quartiere commerciale di Myeongdong, a Seul, dovrebbe sbrigarsi a prenotare il viaggio. Mentre l’estate si avvicina, i banchetti stanno per sostituirlo con un’altra sublime diavoleria….
Divorati dai giganti, alternativa giapponese al planking
State cercando un modo nuovo di distinguervi su Facebook? Vi siete stancati di fare le belle statuine distesi a terra o sul prato, con le braccia rigide e parallele ai fianchi? Sui feed sociali della grande rete non c’è più spazio per aspiranti gufi, virtuosi dell’hadouken e tutti coloro che danzano sull’alternativa newyorkese alla taranta. Per gli esperti di Internet aggiornati sulle ultime meme e follie collettive, c’è ormai un solo territorio inesplorato: il Giappone. E da lì proviene questa serie di fotografie illusorie, in cui si gioca con la prospettiva per farsi mangiare dai giganti. Si chiama Shingeki no Kyojin gokko (進撃の巨人ごっこ) ovvero, appropriatamente, “Fingere di essere ne L’Attacco dei Giganti”, un riferimento all’ultima serie animata tratta da un manga di successo, il capolavoro del giovane Hajime Isayama, conosciuto su scala internazionale con il titolo inglese di Attack on Titan. Come i giovani protagonisti del racconto, gli aspiranti fautori del relativo trend assumono, nella finzione, proporzioni relativamente minute, mentre un loro complice si mette in primo piano nell’inquadratura, diventando enorme. Poi a seconda dei casi, ci si dispone in una fra due possibili pose: la prima è quella del combattimento. Impugnando spade immaginarie i piccoli “umani” tentano d’inscenare un momento delle terribili battaglie raccontante nel manga, in cui si osteggia strenuamente l’invasione di questi esseri imponenti. Oppure, molto più di frequente, si mostrano le conseguenze di un orribile trionfo da parte della spaventosa creatura. Parzialmente ingoiati, in corso di masticazione, i soggetti della foto sono ormai cibo in fase di digerimento. Il loro sacrificio verrà scritto negli annali di Internet, a perenne memento di quel che siamo disposti a fare per un qualche attimo di celebrità.
Lo sport russo delle battaglie medievali
Tula è una città che si trova a 193 Km a sud di Mosca, famosa per la sua appartenenza alla Zasechnaya cherta, la linea fortificata che il granducato di Moscovia aveva costruito nel XVI secolo, come misura contro le invasioni dei Tatari di Crimea. Nel 1607, conquistata dal ribelle Ivan Bolotnikov, divenne un bastione imprendibile persino per le armate dello zar, che dovettero assediarla per quattro lunghi mesi. Oggi, nell’epoca del razionalismo scientifico e del mondo digitale, custodisce nuovamente un suo patrimonio unico e prezioso, impervio a qualsiasi presunto detrattore o improprio mutamento: il primato delle battaglie in costume. Ogni anno, a settembre, squadre di coraggiosi provenienti da ogni parte dell’ex Unione Sovietica indossano pesanti armature, elmi splendenti e impugnano scudi variopinti, per competere nell’evento prestigioso delle Battaglie di Tula, un grande torneo in cui la Storia rivive al suono dei poderosi colpi delle loro spade, asce ed alabarde. Non sempre l’archeologia sperimentale è una disciplina sedentaria, adatta unicamente ai professori universitari e agli studiosi con il pallino della manualità; talvolta, coloro che accettano i rischi di calarsi a pieno nel personaggio potranno tornare a casa con l’esperienza di un’epoca lontana. E, almeno in questo caso, con qualche inevitabile taglio e contusione. Cos’è in fondo un cerotto, di fronte ai secoli di sanguinari conflitti dell’epoca Medievale?
I discorsi sconnessi del parrocchetto parlatore
Disco è un piccolo pappagallo di New York che sembrerebbe aver assunto sostanze psichedeliche. Con voce metallica e gracchiante, molto caratteristica, produce un’ampia gamma di suoni, musiche e parole, mescolate tra loro in un caos cacofonico che oscilla tra il simpatico, il bizzarro e l’inquietante. Se la lingua parlata avesse il potere d’influenzare il mondo materiale, come le rune degli elfi o le formule degli incantesimi stregoneschi, lui sarebbe il pennuto più pericoloso del pianeta Terra; intanto per il semplice fatto che, almeno a giudicare da questo variegato video-catalogo sonoro, non la smette mai. Ma soprattutto per l’assurdità inconsulta del suo metodo espressivo, completamente slegato da ogni logica, eppure dotato di una certa imperscrutabile coerenza. Fortunatamente la padrona, MsJumpinJude, si è prodigata nel sottotitolare il grazioso animale, permettendoci così di apprezzare a pieno la sua introduzione auto-celebratoria, completa di dichiarazione d’intenti e beat-boxing inaugurale. Per non parlare di ciò che viene dopo…. Molti, fra coloro che hanno tenuto in casa un parrocchetto, l’hanno sentito produrre, al massimo, il verso della rondine o qualche squillo del cellulare. Gli strani discorsi di questo folle pappagallo dimostrano però che nulla è impossibile, purché ci si applichi con l’adeguato studio giornaliero.