Ogni sera, al tramonto del sole, nel villaggio di Wagah viene eseguita da oltre 50 anni una cerimonia di stampo marziale che è anche una danza, il più significativo dei drammi teatrali e la vera e propria metafora di una colorata ma solenne battaglia. I soldati indiani della B.S.F. (Border Security Force) incontrano i Ranger del Pakistan nel punto più sensibile al confine tra i loro due paesi, con lo scopo di ammainare le rispettive bandiere all’unisono e chiudere un imponente cancello metallico, l’unico passaggio stradale nel raggio di migliaia di chilometri. La scena dura circa mezz’ora e costituisce meta di innumerevoli curiosi e turisti internazionali, avendo assunto a partire dal 1959 tutte le caratteristiche distintive di uno spettacolo popolare. In tempi recenti, per decreto di un maggior generale, è stato deciso di ridurre il grado di aggressività impiegata nel corso del rituale, non solo allo scopo di contenere l’ostilità percepita tra India e Pakistan, ma anche per i danni alle giunture dei partecipanti, dovuti all’intensità di alcuni suoi passaggi quotidiani, particolarmente energici e faticosi.
I pony delle Shetland si mettono il golfino
Baruk Khazâd! Khazâd aimênu! Asce dei Nani! I Nani vi assaltano! Tra tutte le civiltà tolkienane, quella più legata al corpus leggendario vichingo rientra anche tra le meno alte o amanti dei rasoi. Magnifici fabbri, abitanti delle miniere, costruttori di fortezze e guerrieri senza pari. Ma i Nani della Terra di Mezzo avevano un punto debole: andare a cavallo. Perché il piú delle volte non disponevano di quello giusto. Peccato vivessero a grande distanza dal Nord della Scozia, sulle isole delle Orcadi e delle Shetland, dove c’è una razza di pony che, come loro, è tra le più piccole e resistenti del suo genere. Cavallini coraggiosi, barbuti, un pò tarchiati, che anticamente trasportavano i materiali di scavo delle miniere e oggi insegnano ai bambini a cavalcare, approfittando talvolta dell’occasione per rendersi famosi. Come avviene in questo video, realizzato dal maneggio Thordale Shetland Stud Centre, in cui i due pony Vitamin e Fivla agiscono da ambasciatori per il turismo della Scozia, vestiti in un certo senso alla maniera di guerrieri d’altri tempi. Quale armatura avrebbero forgiato i Nani per questa nobile bestia? Placche articolate di metallo, maglia di ferro sotto la sella, ginocchiere…
L’eroica palla che polverizza campi minati
>Giorno 56: il deserto brucia di 360 straordinarie possibilità. Ieri ho rotolato tutto il giorno verso Est, direzione del Levante variabile tra gli 89 e 91 gradi. Il mio nome è Mine Kafon, sono la palla spiniforme con placche a pressione concepite per causare l’esplosione delle mine antiuomo. Il vento mi spinge attraverso le dune sabbiose che assediano Kabul, nel turbinoso Afghanistan. Il mio inventore, Massoud Hassani, ha raccolto online i fondi per costruire me e centinaia delle mie sorelle, vivaci e imprevedibili creature di bambù dotate di ricevitore GPS, con l’obiettivo di liberare il mondo da un nemico orribile e silenzioso. Non abbiamo volontà, non siamo amichevoli e giovali robot asserviti agli scopi più meritevoli della società umana; ma abbiamo una missione. E continueremo a rotolare finché non l’avremo assolta.
>Giorno 57: si dice che non ci sia più grande gioia che il vivere facendo ciò che si ama. Una semplice mina non basterà certo a eliminarmi: sono una struttura leggera e sacrificabile, ma il mio nucleo elettronico è sempre ben lontano dal pericoloso suolo su cui vagherò ancora a lungo, in cerca della mia esplosione. Quando verrà il momento, lo scoppio mi solleverà in aria, separandomi forse da una buona parte dei miei bastoni locomotòri e scagliandomi a metri di distanza. Ma so che per ciascuna stecca di bambù perduta centinaia di chilometri di deserto, individuati a distanza grazie all’aiuto di satelliti geostazionari, saranno stati registrati a beneficio dei creatori come privi di pericolo. Alle bombe non basta esplodere per essere appagate; sono state costruite per causare dolore e paura, finalità tortuose e più complesse da realizzare. Non sono come me. Felici, nell’attesa.
Dipinge un quadro in 90 secondi, ma c’è la sorpresa
Tra i concorrenti dei talent show moderni, non più dedicati a un solo tipo di spettacolo, per ciascun episodio è previsto che qualcuno vada oltre il “semplice” ballare, cantare o suonare uno strumento. Spesso si tratta di un professionista del palcoscenico dotato di mezzi non convenzionali, in grado di creare un minuto di valido intrattenimento usando una particolare o strana performance di sua invenzione; qualche altra volta, invece, il presunto showman è stato in realtà chiamato dagli autori solo per rivestire il ruolo della macchietta. Un individuo simpatico ma incompetente, che dovrebbe spezzare il ritmo televisivo, volente o nolente, usando la sua naturale faccia tosta. Nei rari casi in cui tali programmi dovessero andare in onda in diretta, come per Anderson’s Viewers Got Talent, rubrica del quasi omonimo talk show statunitense condotto da un famoso giornalista della CNN, il fatto che stia per verificarsi l’una o l’altra conclusione, all’insaputa persino dei presenti in studio, può dare vita ai migliori colpi di scena della TV generalista. Un’eventualità che si palesa gradualmente, ma in maniera sempre più forte e infine travolgente, nella crescente e gustosa incertezza dei tre giudici presenti all’esibizione di questo pittore velocista, ovvero un praticante del cosiddetto speed painting, mentre realizza il suo intero quadro nel pochissimo tempo a disposizione. Cortese interesse… Leggera perplessità… Dubbio… Delusione… e poi… Si ribalta la situazione.