Succede in Argentina. Lungo una strada, in un pomeriggio che sembra come gli altri, trovi una mucca che ti guarda. Lei aspetta che gli appoggi una mano sopra il muso. Di fronte, c’è dell’invitante cioccolata. Entriamo nello specifico: l’animale è viola, infuso d’invisibile corrente voltaica Pikachu-esca e il cibo è racchiuso dietro a un vetro, sopra una piattaforma con le ruote. Ecco, ovviamente la mucca non è come tutte le altre. Non è neanche, vera. Sembra quasi l’inizio di un esperimento, finalizzato all’acquisizione dei pattern comportamentali dimostrati dalle cavie o topi da laboratorio. Soltanto che i soggetti non sono roditori, ma passanti (teoricamente) inconsapevoli, posti di fronte ad un problema. Che si può risolvere soltanto con la collaborazione, alleandosi verso una finalità comune. Per ogni volta che si usano le mani, trasmettendo il flusso fino al vicino distributore, esce la deliziosa tavoletta premio. Però quel dannato arnese si sposta continuamente più lontano, ancora e ancora… E la catena deve allungarsi! Questo, dopo tutto, non è che l’ultimo capitolo dell’eterna lotta fra l’uomo e i suoi servitori sintetici recalcitranti. Per uno dei loro, dieci, cento dei nostri? Purché serva all’ottenimento dello scopo. La fame distrugge gli ostacoli sociali, ci avvicina e mette tutti d’accordo, anche tra perfetti sconosciuti. Il resto è “semplice” termodinamica della capacità dielettrica mucca-uomo. (Partecipazione sconsigliata a chi è dotato di un pacemaker.)