La polizia antisommossa e l’arte coreana della guerra

Korean Riot Police

A volte una formazione a testuggine è solo un guscio protettivo di scudi e punte acuminate, altre nasconde al suo interno il drago agile e splendente dei cieli taoisti dell’Estremo Oriente: una sorta di chimera militare. Le ali della gru si spalancano, il cuneo dei soldati s’insinua serpentino tra i reparti avversari, la carpa determinata risale un fiume ostile, si trasforma in tigre e aggredisce il gruppo infiltrato dei fomentatori. Questo reparto della polizia sud-coreana in addestramento, registrato da Infinitychallenger nel 2011, dimostra capacita straordinarie nell’applicazione dell’antica filosofia guerresca di Sun Tzu, forse il più famoso stratega al mondo. Oggi il campo di battaglia, in senso tradizionale, ha lasciato il posto alle nuove tecnologie e del resto non potrebbe realmente esistere in presenza dell’artiglieria moderna. Ma c’è un settore in cui i generali di un tempo potrebbero ancora trovare un impiego: l’intervento antisommossa. Come le storiche legioni, gli addetti a questo compito si vestono in varie circostanze di pesanti armature e impugnano scudi e manganelli, armi non dissimili per portata e ingombro da quelle dei loro antesignani dell’Impero Romano, i dominatori delle orde barbariche disorganizzate. Qui solo, probabilmente, è ancora possibile applicare in senso letterale le regole ancestrali dell’Arte della Guerra.

Leggi tutto

I mostri anamorfici di Nagai Hideyuki

Nagai Hideyuki 1

La vista è un senso facile da ingannare, che può nascondere tra luci ed ombre le più recondite verità. Annusare significa trovarsi vicino, udire suggerisce l’idea di presenza o comunicazione, gustare permette di assumere in se l’essenza delle cose… Toccare con mano, più di ogni altro gesto, è la prova di fatto che annienta ogni effimera illusione. Ma basta una superficie bidimensionale, valorizzata da linee e colori disposti nel modo giusto, per creare un mondo alternativo, completamente separato dalle realtà fisiche dell’ambiente in cui ci muoviamo. L’opera di questo artista non esprime la sua originalità unicamente nella scelta del soggetto. Perché Nagai Hideyuki disegna i mostri come se fosse uno di loro: creando occulti e mistici miraggi. La rassicurante barriera del foglio di carta, concettualmente insuperabile, nelle sue creazioni appare tuttavia estremamente debole e sottile, quasi insufficiente. Si tratta di illusioni anamorfiche (ne abbiamo già parlato) ovvero impossibilità grafiche che assumono la propria vera forma unicamente se osservate dal punto giusto. Solo che stavolta sembrano uscite da un romanzo del fantastico di H.P. Lovecraft. Intellettualmente pericolose e per questo, più di ogni altro aspetto, affascinanti.

Leggi tutto

Astro Kitty, simpatica bambola nella stratosfera

Astro Kitty

L’invio di animali al di sopra dell’atmosfera terrestre non una novità. Negli anni ’60, agli albori dei programmi spaziali americano e russo, scimmie, topi, cani, maiali, rane e cavie domestiche furono utilizzate allo scopo di misurare le chance di sopravvivenza dei primi uomini destinati a camminare un giorno sulla Luna. Tutti, o quasi, conoscono Laika, il cane femmina che perse la vita nello Sputnik 2 e di recente si è molto parlato del macaco iraniano ritornato da eroe nel velivolo sub-orbitale Pishgam, oggetto dalla fine del mese scorso di numerose speculazioni e teorie. Meno famosi, ma altrettanto importanti, furono Felix e Félicette, i gatti spaziali francesi, l’uno fuggito dal suo giorno di lancio con rapidità e fortuna, l’altra ritornata sana e salva tra le strade di Parigi da cui era partita, grazie a una capsula dotata di paracadute. Le missioni di questi astronauti loro malgrado, talvolta fatali, hanno aperto la strada a nuove soluzioni tecniche e avvicinato di molto la strada verso altri mondi e mete lontane.
Tanto che, incidentalmente, risalire il pozzo gravitazionale del nostro pianeta e dominare la curvatura dell’orizzonte oggi non è più uno sforzo titanico d’ingegneria, a base di carburante e pesanti motori a razzo; talvolta basta attaccare la propria navicella a un grosso pallone, riempito per l’occasione del sempre più raro e prezioso elio. Praticamente, un gioco da ragazzi.

Leggi tutto

La cerimonia tradizionale del confine tra India e Pakistan

Wagah

Ogni sera, al tramonto del sole, nel villaggio di Wagah viene eseguita da oltre 50 anni una cerimonia di stampo marziale che è anche una danza, il più significativo dei drammi teatrali e la vera e propria metafora di una colorata ma solenne battaglia. I soldati indiani della B.S.F. (Border Security Force) incontrano i Ranger del Pakistan nel punto più sensibile al confine tra i loro due paesi, con lo scopo di ammainare le rispettive bandiere all’unisono e chiudere un imponente cancello metallico, l’unico passaggio stradale nel raggio di migliaia di chilometri. La scena dura circa mezz’ora e costituisce meta di innumerevoli curiosi e turisti internazionali, avendo assunto a partire dal 1959 tutte le caratteristiche distintive di uno spettacolo popolare. In tempi recenti, per decreto di un maggior generale, è stato deciso di ridurre il grado di aggressività impiegata nel corso del rituale, non solo allo scopo di contenere l’ostilità percepita tra India e Pakistan, ma anche per i danni alle giunture dei partecipanti, dovuti all’intensità di alcuni suoi passaggi quotidiani, particolarmente energici e faticosi.

Leggi tutto