Possedere gli oggetti, metterli in fila e guardarli, un giorno dopo l’altro. Questo è il passatempo preferito dell’otaku, almeno per come viene visto dal nostro lontano mondo d’Occidente. Svettanti cumuli di manga, gli albi illustrati giapponesi. Frotte di videogiochi, sciami di libri e di tutte quelle altre cose attraverso cui crescere da soli. E poi, un certo tipo di hobby. Non importa che sulle sue sconfinate mensole trovino posto schiere di possenti robot guerrieri, piuttosto che giovani fanciulle in pose provocanti, l’otaku archetipico troverà sempre un qualcosa da fare con le mani; costruire, dipingere, assemblare. Il fine ultimo è l’aver acquisito la collezione completa di… Però anche la via d’accesso, per un tale stato di grazia affine al Nirvana, è di per se gradevole e importante. Proprio per questo, alcune delle più affascinanti cose moderne giapponesi fuoriescono da scatole di montaggio, prevedono l’uso di colle specifiche e una mano ferma col pennello. Il repertorio di una stanza, perché possa davvero fungere allo scopo, va guadagnato un pezzo per volta, acquisendo le doti artigiane di un vero appassionato di modellismo. Qui ci vogliono tempo e capacità: solitari si nasce, o quantomeno si diventa con fatica. Questa visione, un po’ stigmatizzante, del giovane misantropo d’Oriente prevede anche un’altro aspetto, tanto diffuso quanto chiaramente approssimativo: tutti coloro che percorrono una tale strada sarebbero, senza eccezioni, uomini. I siti di e-shopping d’importazione ci offrono oggettistica perfettamente in linea con tale preconcetto: carri armati della seconda mondiale, jet militari e altre amenità guerresche. Possibile che nessuna bambina si dedichi a una tale pratica singolare? Dobbiamo pensare che le ragazze di quel paese, una volta cresciute, mettano da parte la Barbie americana, oppure la tipica casa di bambole in stile vecchia Inghilterra? Forse no. Guardate ad esempio questi piattini, deliziose minuscole cibarie, pranzo luculliano per gli gnomi. La quantità di dettagli, la varietà offerta sembrerebbero rivolgersi a un pubblico di giovani adulte/i, piuttosto che di bambine/i. Ecco forse una versione meno aggressiva di quest’ossessione tipicamente nipponica per il collezionismo, pensata per un pubblico più vasto. La prova dell’esistenza della otaku, ingiustamente, tanto spesso, dimenticata.
La Holland America e le sue navi, crociere all’insegna dell’eccellenza
La Holland America line non è, come si potrebbe presumere dal suo nome, un armatore olandese ma, come la maggior parte delle altre grosse compagnie di crociera, una compagnia americana. Non appena montate a bordo di una delle navi di taglia media di questo armatore, vi troverete immediatamente immersi nell’atmosfera tipica della marca. Con circa … Leggi tutto
Tre modi per farsi amico un sauro
Così vuoi vivere con le lucertole, pallido umano senzascaglie. La strada che hai scelto è lunga e irta di molte avversità. Considera, prima di tutto, l’importanza delle dimensioni: piccola, media oppure grande. Di sicuro non enorme: per quanto tu possa sentirti affine ai cari rettili dalle zampe artigliate, ti metteresti in casa un coccodrillo? Sia chiaro, puoi andarci molto vicino (non lo fare). Come tutte le cose, la via domestica dell’erpetologo s’intraprende per gradi successivi. Facciamo l’ipotesi, per studio, che tu scelga di accogliere nel tuo terrario l’uromastyx, compatta abitatrice vegetariana dei deserti del Nordafrica, quel simpatico personaggio che in cattività raggiunge una lunghezza di 25-30 cm circa, dalla punta del naso alla sua tozza coda. Quest’ultima, ricoperta di protuberanze aculeate, sarebbe il suo strumento difensivo. Ebbene, benché il suo nome provenga dal greco οὐρά (che vuol dire coda) e μαστίχα (flagello) qui non c’è proprio nulla da temere. Alcune specie di questo animale, anzi, vengono consigliate ai principianti. In particolare, l’uromastyx del Mali, con il suo pancione fatto per riempirsi di preziosa umidità, dimostra capacità d’adattamento all’interazione sociale e alla vita casalinga non indifferenti, che sembrano andare ben oltre l’infelice tolleranza di una facile fonte di cibo. Fino a poco tempo fa non si sapeva molto dei bisogni particolari di questa lucertola, con conseguente diminuzione dell’aspettativa di vita, per gli esemplari tenuti in cattività. Oggi la situazione è molto migliorata. Ci vuole un grande ambiente artificiale, riscaldato e illuminato adeguatamente, con un fondo sabbioso che permetta di scavare. Una roccia su misura, sotto cui l’animale possa nascondersi, chiudendo l’apertura con la coda. E poi deve mangiare bene, verdure soprattutto, più l’adeguato apporto di vitamine, generalmente servite tramite il mangime per le iguane, che piace molto pure a lui. Talmente tanto che un giorno l’uromastyx, diventato vostro amico, si lascerà grattare sulla pancia, agitandosi come un grazioso barboncino. Sembrerà quasi dire, con voce stridula e sibilante “Gran ssignore delle uova di gallina, ti voglio tanto bene!”.
Auto anfibie sotto il sole della California
C’è un modo di dire tipicamente americano che fa così: “To Make a Splash!” Si richiama al gradevole tintinnio di un sassolino gettato in mezzo a un lago, piuttosto che al rombo di un macigno che rotola imponente dalla cima del Niagara. Si attribuisce, come una metafora, a tutti coloro che si ritrovino improvvisamente al centro dell’attenzione, in seguito ad un gesto eclatante, oppure per un cambiamento favorevole di stile. Al contrario del nostro buco nell’acqua, lo splash anglofono è per analogia un classico segno di trionfo, che può anche rappresentare il culmine di una carriera o l’atteso realizzarsi di un grande capolavoro artistico-letterario. Se quel suono sarà nei fatti meritato, a favore o discapito dei soldi spesi, le onde concentriche si estenderanno da un lato all’altro dell’alta, media e bassa società. E nonostante l’importanza che riveste in tale processo l’acquisto dell’automobile sportiva, per molti l’estensione di garanzia per un prestigio ormai svampato, neanche le più splendide Ferrari, Lamborghini, Porsche o Pagani potranno mai increspare l’acqua allo stesso modo dei veri meriti individuali, ricreando l’impatto di quel sonoro splash. A meno che non si tuffino, in senso letterale, giù da una strada demi-paludosa, come successe a quell’eroico signore che affondò la sua Bugatti, per schivare un pellicano. Non tutto è perduto! L’allegoria fantastica del massimo carisma, ormai da 60 anni a questa parte, è James Bond. Intere generazioni hanno tentato d’imitarlo, affettando quell’atteggiamento, l’eleganza nei modi e soprattutto acquistando il suo orologio, le sue cravatte, i suoi mezzi di trasporto. Con un grosso segno minus, s’intende: per voi nababbi niente raggi laser, arpioni segreti o seggiolini eiettabili nascosti. Neanche l’iconica Lotus Esprit S1, quell’auto resa famosa dal film La spia che mi amava, avrebbe potuto realmente immergersi fra le acque del porto di Palau. Qualcuno ci sarà rimasto male. Peccato non vivesse in California.