L’ibrido kiwi-castagna e l’innesto bananifero cocomeroide

Yif Magic

Nel comune supermarket la gente può trovare centinaia di merendine, crackers, corn-flakes, gelati, pizze surgelate e cibi pronti ma, dopo tutto, non più che una dozzina o due di frutti differenti. Nonostante il lavoro delle numerose compagnie e laboratori agricoli, con le loro ibridazioni e gli esperimenti di ingegneria genetica, ciò che è genuino, ancora oggi, non può che risultare prosaico ed usuale. I sapori variano fondamentalmente da un paese all’altro, ma la globalizzazione dei mezzi di trasporto ha reso consueta, in ogni parte del mondo, ciascuna delle varietà di frutta più apprezzate. Tanto che ciò che proviene da luoghi tropicali oggi trova collocazione sulle tavole di tutti noi, anche qualora il clima sia del tutto inospitale per l’arbusto o la pianta generatrici. Provare qualcosa che sia nuovo al termine di un pranzo significa più che altro assaggiare specialità, per una ragione o per l’altra, poco popolari al di fuori dei rispettivi paesi d’origine: l’irsuto frutto tailandese dell’albero del Rambutan, il vermiglio Ngaw. Il travolgente  Durian, equivalente alimentare di un sigaro cubano. La Pitaya, pastoso pomo vietnamita associato ai draghi. Poi, inevitabilmente, più che altro per praticità e abitudine, si fa ritorno ai classici. Banana. Kiwi. Cocomero. Castagna. Eppure, persino fra questi, c’è spazio per nuove straordinarie, impreviste scoperte agroalimentari…

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Il modo antico per forgiare una tenaglia

Fire Tongs

Attraverso il filtro del mondo moderno, in cui tutto è automatico e meccanizzato, ci scordiamo talvolta che ogni forma nasce da un preciso movimento. Ciò si verifica in natura, con fenomeni come la crescita degli alberi, la formazione di conchiglie e l’evoluzione delle specie, così come avviene per ogni creazione o invenzione umana: se una cosa, o una creatura, è lunga e diritta, vuol dire che si è protesa verso un fine; se è circolare o tondeggiante, inevitabilmente serviva ad un preciso scopo. Nell’arte di lavorare i metalli, così come nei processi biologici,  non c’è generazione immediata da parte di un’artefice ma un graduale perfezionamento, guidato dalle leggi della logica e dell’evidenza. E la branca di tale ambito in cui ciò traspare ai massimi livelli è la ferratura del cavallo. Gli inventori di tale procedura, i popoli nord-europei dell’epoca medievale, scelsero un animale che era già di per se nobile, forte e mansueto, riuscendo a renderlo attraverso le arti umane una parte inscindibile della loro civiltà; al punto che oggi, se vediamo un cavallo, siamo pronti a dare per scontato che sia in grado di sopportare il nostro peso. Trasportarci a destinazione, come una moto o un’automobile. Una dote che proviene, in realtà, dal miglioramento artificiale dei suoi zoccoli, frutto di sapienza e abilità manuale. Il ferro di cavallo, e con esso gli altri attrezzi necessari a crearlo e maneggiarlo, proviene da una serie di complessi rituali, riconducibili fino a un’essenziale concetto primitivo: infondere la propria competenza in ciò che è grezzo, riuscendo così a renderlo utile.

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Il grande volto fatto con le cose, un’opera di Bernard Pras

Bernard Pras 000

In questo ritratto dell’importante attore malese Sotigui Kouyaté c’è di tutto, in senso veramente letterale.  Rami, ossa, corna di animali, coperte, indumenti, stoviglie, feticci, foglie di palma e pezzi di botti. Un’intera stanza, nel caos più completo. E ad una delle sue estremità, seduto a un tavolo con il suo laptop di alluminio, c’è Bernard Pras. Questo è l’artista francese, fotografo e litografo, che ha perfezionato all’inverosimile le tecniche dell’anamorfismo e del trompe-l’œilriuscendo a delineare immagini con metodologie improbabili, capaci di sorprendere e affascinare l’osservatore. La sua serie con volti e raffigurazioni di personaggi della storia e del mondo dello spettacolo, realizzati a partire dal 1994 con cumuli di oggetti apparentemente casuali, costituisce un’espressione di quella forma di arte contemporanea che trascende le semplici definizioni di genere. Molto più che semplici dipinti o sculture, i suoi ritratti aggiungono, infatti, carattere ed implicazioni al soggetto selezionato, in grado di riemergere spontaneamente a un’analisi dei singoli componenti. La sua Marylin Monroe, ad esempio, nasce da teste di bambole e confezioni di detersivi. Bruce Lee è fatto di giocattoli e lanterne cinesi. Luigi XIV, il Re Sole, si profila come un insolito tripudio di carta igienica e merendine. E poi, una volta contemplata la fotografia di ciascuna installazione, non si può fare a meno di girarci, metaforicamente, tutto intorno: perché allora si capisce, davvero, la misura del suo genio…

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Fai la doccia di mattina, l’acqua ti segue tutto il giorno

Old Spice Soap

Old Spice, la linea di prodotti per l’igiene personale maschile del gruppo P&G, è famosa negli Stati Uniti per il suo stile di marketing bizzarro e imprevedibile. Giocando sulle implicazioni più fantasiose del concetto di profumo e proponendo, scherzosamente, le più improbabili vie per l’aumento del sex appeal, i loro creativi ci hanno regalato perle come le peripezie surreali di Isaiah Mustafa, l’ex-giocatore di football americano trasformato in super-macho dalla parlantina iperattiva, protagonista della famosissima serie The Man You Could Smell Likeo ancora il cane in carriera Wolfdog, diventato parlante grazie ad un collare speciale e affetto da un certo grado di manie di protagonismo. In occasione dell’ultimo Superbowl, occupando il prezioso spazio di metà partita,  ci hanno dimostrato gli effetti collaterali del profumo della natura selvaggia, particolarmente significativi per chi lo indossi durante un prestigioso ricevimento: due lupi vivi sulle spalle, a mò di pappagalli pirateschi, ma visibili solo per la donna più desiderabile della serata. In questo seguito, appena rilasciato su YouTube, si parla invece di cosa può succedere a chi sia troppo intriso di fascino travolgente e virilità, a causa di un uso sconsiderato del nuovo sapone per il corpo. Qualcosa di praticamente indescrivibile. Il giovane chirurgo, dopo una doccia mattutina, si ritroverà perseguitato dal getto tonificante di quest’ultima attraverso tutte le attività di una lunga, lunghissima giornata. La canzoncina del narratore non farà che sottolineare ciascuna inevitabile complicazione, riservando uno spazio particolare nel caso del povero paziente sul tavolo operatorio… Ma quale freschezza! Quale…sicurezza di se!

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