Sellini selvaggi bruciano le nevi del Mittelallalin

Saas Fee

Tutto, in questa gara di ciclismo estremo downhill, risulta essere fuori dal comune. Tanto per cominciare, ci sono 139 concorrenti, lanciati a ben più di 100 Km/h dalla cima di un ghiacciaio in mezzo alle Alpi svizzere, senza particolari riguardi verso le più stringenti regole del senso comune. Perché si tratta di un percorso dominato dalle nevi e dal ghiaccio, che sarebbe decisamente più adatto all’impiego di un paio di sci o del sempre più amato snowboard. Per non parlare poi di come, tra curve mozzafiato, ripidi strapiombi e discese infinite, incombono i duri tronchi delle conifere sempreverdi, silenziosa minaccia verso chi dovesse malauguratamente sconfinare fuori pista. Soltanto un vero temerario potrebbe azzardarsi ad affrontare una tale sfida. Come Andreas Tschanz, colui che generosamente ci permette di osservare in prima persona la lunga sequenza di questa elettrizzante esperienza, con la registrazione effettuata durante la scorsa edizione del Glacierbike di Saas-Fee, sulle pendici del picco di Mittelallalin. La resa finale è davvero qualcosa di speciale: in parte grazie ad un qualche tipo di software di stabilizzazione, ma anche per via dell’assenza di un significativo numero di sobbalzi, pare di trovarsi all’interno di un fantascientifico simulatore virtuale. Basta poco per immaginarsi al suo posto, sentendo il vento del mondo che si ritrae ai lati degli spericolati cavalieri del manubrio e della sella imbottita. Anzi, vien quasi voglia di buttarsi giù dietro a lui…

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L’elicottero distruggimontagne

Sunndalsora

Un boato straordinario riecheggia all’interno del fiordo di Sunndalsøra, nella regione norvegese di Nordmøre. Si tratta di un elicottero dell’amministrazione pubblica stradale, che assolve coraggiosamente alla sua missione più difficile: scardinare dalla parete rocciosa di un monte, a strapiombo sul mare, un grosso macigno, prossimo alla caduta sulla via di Oppdølstranda, costituendo un grave rischio per la sicurezza. Il tuono assordante proviene, mirabilmente, da una grossa sfera da demolizione rossa, agganciata mediante l’uso di un lungo cavo al velivolo, come una sorta di pesante mazza medievale. Si riesce facilmente ad intuire l’abilità del pilota, dotato anche di una freddezza d’animo non indifferente, nonché l’ingegno necessario alla preparazione di una simile impresa, forse il modo più spettacolare e pratico per risolvere un così significativo problema. Eppure questa non è che l’ultima puntata dell’eterna guerra fra uomo e natura, che all’interno di un tale emiciclo naturale, con le caratteristiche innate di un vero teatro, pare assumere un tono epico, quasi riecheggiante del sapore delle antiche leggende norrene.
Jörmungandr, il serpente che circonda il mondo, si agita nelle profondità marine, creando poderose ondate e maremoti. I giganti, progenie di Ymir, attendono pazienti il momento di scendere dalle cime nebbiose che ci sovrastano, per poter finalmente saziare la loro tremenda fame di carne umana. Sospesa nel mezzo, indifferente alle acque turbinose e all’incombente pietra, si estende la strada asfaltata, spavaldo simbolo del regno umano di Midgard. Come avviene nell’epos di ogni cultura e paese, tuttavia, i confini che separano il mito dalla materia non restano mai del tutto inviolati. Può capitare che un troll dei boschi d’altura, colto all’improvviso dalla luce dell’alba, si trasformi in un pietrone in bilico, pericoloso per se stesso e gli altri. Oggi la soluzione va ricercata nel mondo della tecnologia. C’è stato un tempo, invece, in cui ci saremmo affidati ad un altro tipo di eroi.

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Quadri di Van Gogh che prendono vita

Luca Agnani

C’è un ottimo motivo se nei film dell’orrore i dipinti posseduti dagli spiriti hanno soggetti sempre sconosciuti, come brughiere nebbiose, bisnonni accigliati e gatti neri. Perché non ci si può sentire in pericolo di fronte alla bellezza dell’arte, specie se familiare. Un ritratto di Van Gogh che ti segue con lo sguardo susciterebbe, al massimo, un senso di meraviglia. Persino nella profondità della notte, in un castello isolato e con l’accompagnamento sonoro del verso dei lupi in lontananza, ti fermeresti a guardarli. Parlarci, tanto per scoprire qualcosa in più su quel celebre e tormentato artista. Luca Anagni, grafico tridimensionale di Macerata, ci aiuta a fare tale esperienza, almeno nel mondo a parte della nostra fantasia. Realizzando 13 animazioni, basate su altrettanti capolavori del più importante e prolifico pittore olandese, in cui personaggi e scene prendono improvvisamente vita, nei modi più imprevedibili e affascinanti. Le barche da pesca di Saintes-Maries salpano verso il mare, mentre l’acqua ondeggia visibilmente. La figura femminile che si trovava di fronte a quella tipica casa bianca di campagna, ritratta in uno dei viaggi francesi dell’autore e illuminata dal bagliore degli astri notturni, cammina come se niente fosse per la strada. Altre volte, il movimento rappresentato è un qualcosa di più sottile, quasi impercettibile: la fiamma di una candela sullo sfondo, la luce dell’alba da una finestra… Tutto diventa mobile e incostante. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, osservando il mondo dagli occhi di colui che tanto abilmente l’aveva rappresentato.

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Scatenati insegnanti di scuola in un video-tributo musicale

Hall of Fame

Il mondo è vostro, ora dateci dentro! Questo è il chiaro incoraggiamento fatto dal corpo insegnanti dell’Aktuelt VGS di Hadsel, istituto tecnico norvegese, a tutti i suoi neo-diplomati dell’anno scolastico 2013. E per trasmettere il messaggio con adeguato fervore, dando così un seguito a quella che potrebbe definirsi la loro più recente tradizione, il gruppo degli esuberanti professori ha scelto d’impiegare un travolgente video musicale, degno di entrare a far parte degli annali antologici di YouTube. Facciamo finta che si tratti di un’interrogazione al contrario. Che voto potremmo mai dare alla prof. di chimica che  sincronizza il labiale sul popolare singolo dei The Script, Hall of Fame? Nella vita non tutto può essere giudicato con un valore numerico. A volte, l’unica scelta è restare a bocca aperta, basiti. Io li promuoverei, anche solo per vedere il seguito della storia: del resto, la passione porta a un continuo miglioramento.
È facile idealizzare gli anni passati in un liceo. Circondati dagli amici, rinvigoriti dagli entusiasmi adolescenziali e ancora privi dalle molte preoccupazioni dell’età adulta, gli studenti giudiziosi entravano ogni mattina in quell’ambiente con la soddisfazione di chi finalmente poteva dire di aver trovato la collocazione ideale, un luogo in cui l’impegno e la voglia di apprendere fossero adeguatamente ricompensati. Eppure la scuola è un luogo di compromessi, in cui le generazioni devono incontrarsi con fatica. Non sempre pacificamente. Occorre gettare un ponte, almeno provarci. La curiosa, divertente scelta dei prof. norvegesi potrebbe sottintendere una dichiarazione d’intenti particolarmente auspicabile: quella di un gruppo d’individui già adulti, che ha però voglia di entrare a pieno titolo nel mondo dei loro pupilli. Non prendendosi sul serio. Buona dialettica, irriverenza un po forzata. Sbilanciamoci: 7-

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