Ecco un iPhone ninja che si prepara alla battaglia

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Shuriken, il coltello da lancio. Kusarigama, la falce a catena. Ninjatō, la spada acuminata. Nel mondo dei guerrieri segreti più letali del Giappone, a volte il freddo acciaio non è più abbastanza. Attraversato il fossato, scalate le mura, l’assassino ha sconfitto le imponenti guardie del corpo e affronta con fermezza il signore del feudo di Bushu. Le due spade riflettono oblique la luce lattiginosa della luna, mentre un petalo di ciliegio, trasportato dal vento, s’insinua lieve tra i contendenti di un confronto inevitabile e lungamente atteso. Ma d’un tratto gli sguardi magnetici dei guerrieri vengono distratti da un suono improvviso: è lo squillare di un iPhone, il cellulare più diffuso durante l’epoca del Sengoku Jidai. Una goccia di sudore cala sulla fronte accigliata del despota shogunale… Possibile si tratti proprio del suo? Egli non ricorda in quale tasca del kimono abbia riposto il fatale gadget telematico, né può sapere se il suo nemico utilizzi la stessa suoneria. In quel momento, avendo riconosciuto con scaltrezza l’occasione di trionfare, con un gesto rapido l’astuto ninja rivela la più imprevista delle armi segrete: CLUNK, un gesto fluido, la spada lunga viene gettata a terra e in un guizzo meccanico al suo posto si palesa improvvisamente il telefonino Apple di ultima generazione. Impossibile! Il signore di Bushu osserva con ammirazione l’incredibile dispositivo, senza sapere che in realtà per lui è già troppo tardi. In un’agile e fulminea rotazione l’assassino ha infatti estratto con la mano sinistra un crudele pugnale, che in un battito di ciglia supera la sua guardia momentaneamente incerta e lo colpisce al petto. Un getto vermiglio colora brevemente il grigiore delle tenebre, mentre il diabolico ninja rinfodera i suoi strumenti e si prepara a ritornare nell’oscurità che l’aveva generato…

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Il mini-grattacielo creato con la grafica 3D

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L’utilizzo di macchinari a controllo numerico e dispositivi automatici per la produzione di alta precisione, un tempo appannaggio esclusivo di catene di montaggio e grandi realtà aziendali, grazie al progresso tecnologico sará presto un aspetto quotidiano della nostra vita. Così come la stampa digitale, ormai messa in pratica in tutte le case attraverso diffuse quanto economiche periferiche informatiche ha modificato (cartucce d’inchiostro a parte) il valore percepito delle creazioni tipografiche e pubblicitarie, i teorici non esitano a intravedere nelle sempre più popolari stampanti a estrusione e deposizione l’affermarsi futuro di una nuova rivoluzione industriale, non più creata da ingegneri specializzati e autorevoli fabbriche ma sfornata pezzo per pezzo, modello tridimensionale per creazione tangibile, dal nostro comune PC. Nessuno ancora sa se veramente un giorno tutti noi potremo “scaricare” soprammobili, modellini o parti di ricambio, producendoli semplicemente tramite l’applicazione tecnologica di polimeri e resine solidificate ma una cosa è certa: ciò che è virtuale, se veramente lo merita, fin d’oggi può assumere forma materiale e occupare a pieno merito le sale di un museo. Come nel caso del piccolo grattacielo PX-T-13, opera prima del grafico e artista olandese Pieter Léon Vermeersch.

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La leggendaria torre delle capre

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La torre per gli umani è un simbolo potente. Edificio verticale che sfida le leggi della fisica, allegoria di superbia e autorità, seggio elettivo di eremiti e mistici stregoni. Viene in genere costruita per ragioni precise, ma ben prima di servire allo scopo costituisce punto di riferimento e motivo d’orgoglio. E fra tutti gli animali, uno in particolare capisce molto bene questa problematica e la vive nel profondo del suo essere. Ci sono infatti capre che, prese dallo scontento, finiscono per salire sopra trattori e persino mucche o maiali, causando problemi gravi e palesando la loro fondamentale mancanza esistenziale. La soluzione, in quanto tale, non è nuova: una struttura rialzata, per quanto ci è dato capire, costituisce il non-plus-ultra della soddisfazione residenziale caprina. Ma semplici parchi giochi in legno e strane svettanti invenzioni, largamente documentate su YouTube e altrove, non sempre soddisfano a pieno le candide e cornute abitanti delle fattorie. Molto diverso è invece il caso della celebre Goat Tower, che svetta dal 1981 nella Fairview Wine and Cheese Farm in Sudafrica, azienda agricola con circa 750 capre di Saanen. Vera e propria mini-montagna artificiale, sviluppata in mattoni, con tetto di metallo e scalinata lignea di forma circolare, i suoi tre piani offrono la vista migliore sui prati e i campi circostanti, con estrema gioia delle sue abitanti. Tale meraviglia è per questo giunta a costituire, tramite le dinamiche sociali internettiane, una vera e propria utopia, sublime, irraggiungibile e dal significato misterioso.

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La pelliccia magica del Circo Roncalli

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Chiamata in modo apparentemente casuale dal pubblico (in realtà era parte dello show) la distinta signora riceve dal clown del circo un grosso pacco infiocchettato. Recatosi in cabina per trarne una sontuosa pelliccia, con tanto di volpe al collo, dono d’altri tempi e ben lontano dalla moderna coscienza animalista, nel momento del suo sfoggio d’eleganza finirà per averne una straordinaria sorpresa. Furetti, visoni e volpi sono animali intelligenti che capiscono quando è il momento di stare al loro posto e se c’è l’occasione di fuggire, basta un’attimo di distrazione, la sfrutteranno per tornare creature libere e incostanti. O almeno questa è la visione fantastica data in questa scena d’arte comica circense, in cui la spontaneità e la natura vincono senza mezze misure sulla spregiudicata industria e sulla vanità umana.

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