La creatura vivente più antica e pesante del pianeta Terra

Pando Populus

80.000 anni. Quando è nato Pando, i mammut erano ancora la preda preferita dei nostri antenati cacciatori-raccoglitori appartenenti al Medio Paleolitico. Mentre il popolo dei Neanderthal, destinato presto all’estinzione, si trovava all’apice della sua largamente misteriosa civiltà, probabilmente priva di un linguaggio.  Si può credere davvero fermamente all’esistenza di qualcosa così come, usando l’arma del senso comune, auto-convincersi che un particolare essere non potrà mai farci visita, scrutarci coi suoi occhi o sorgere dalla sua tana nel profondo della notte, per lasciare la sua grande impronta sulla storia dell’umanità. “I giganti? Pura fantasia!” Le leggi della fisica impongono dei limiti a ciò che può ergersi al di sopra del suolo, per la forza di gravità, i venti che minacciano tempesta e la quantità pur sempre limitata di risorse messe a disposizione dalla natura. Che cosa potrebbe mai mangiare, una creatura del peso di 6.600 tonnellate…Pura aria? La luce del Sole? Il glucosio risultante dalla…Fotosintesi clorofilliana!
È una questione piuttosto nota, nella regione dello stato americano dello Utah in cui si trova la Foresta Nazionale di Fish Lake. Eppure, molti di coloro che passano con la propria auto sulla Route 25, un importante punto di raccordo tra due strade statali, non gettano che uno sguardo distratto nella rilevante direzione, per prendere coscienza di quello che sembrerebbe essere, a tutti gli effetti, un riconoscibile bosco dei cosiddetti aspens o pioppi americani (Populus tremuloides) di 43 ettari. Luogo dal nome collettivo attribuito di Pando (termine latino che significa “Io mi diffondo”) tutti maschi nonché geneticamente identici tra loro. Una visione ed un concetto tutt’altro che rara sulle coste dell’Atlantico distante, ma che qui, in effetti già può dare da pensare. Per il semplice fatto che, da studi ecologici piuttosto approfonditi, è stato determinato che nell’area occidentale del Nord America semplicemente non è esistito un clima adatto all’affermarsi di tale vegetazione fin dall’epoca esatta di 10.000 anni fa. Il che significa, in parole povere, che ciascun singolo albero di questo tipo che si trovi in simili regioni ha, in un senso tutt’altro che figurativo, gettato le sue radici pochi giorni dopo il termine dell’ultima totale Glaciazione. Tutti, nessuno escluso. È una questione che potrebbe facilmente generare un immediato senso di dubbio e spiazzamento. Eppure, a ben pensarci, non è poi così strano: prendete in mano un semplice sasso in una valle di campagna, e contemplate quella forma piccola e bitorzoluta: da quanto esiste, esattamente quella piccola ed insignificante cosa? Prima di tutto, occorre definire il significato del concetto di “esistenza”. Ma non è poi così assurdo pensare che la minuscola roccia in questione fosse già qui, magari ancora conglomerata ad un tutto più grande, al raffreddamento del manto magmatico che avrebbe costituito la stessa crosta superficiale della Terra. Sono soltanto i rappresentanti del mondo animale, con la loro complicata evoluzione, con le loro ali, pinne e zampe, con la filosofia e la letteratura, a doversi accontentare di una vita breve come un’alito di vento. Mentre il regno minerale, perfettamente statico ed immoto, non ha limiti temporali di sorta. E il regno vegetale, conseguentemente…Diventa una perfetta via di mezzo.
Un pioppo, dunque, non è eterno. Ma ci va molto vicino. Questo perché ciò che noi consideriamo un gruppo d’alberi di questo tipo in realtà, non è che la minima parte di un essere tentacolare, che si estende molti ettari al di sotto dei nostri stessi piedi. Un ammasso di radici, nascoste agli elementi, ai predatori, persino all’evento distruttivo degli incendi boschivi, che sostanzialmente non conoscono le avversità. E che per ogni tronco che crolla, come i catafratti immortali dell’esercito di Serse, ne generano presto un altro, affinché possa prenderne il posto, sotto il Sole nutritivo. Per continuare a crescere e gettare più lontano la propria lunga, significativa ombra.

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Parrocchetto che incorpora le piume di un fratello mai nato

Chimera Parakeet

Non c’è niente di meglio, per aggiungere una nota di colore alla vita, che portare nella propria casa la squillante voce e quell’aspetto variopinto e delizioso, dell’uccello comunemente definito cocorita. Il cui nome scientifico è Melopsittacus undulatus, binomio da cui deriva l’espressione più immediatamente descrittiva di parrocchetto ondulato d’Australia. Si, ma che colore? Come tutti gli animali con una lunga storia di addomesticazione alle spalle, questa particolare specie di volatili è stata intenzionalmente condotta verso esiti genetici diametralmente opposti, con gli esemplari naturalmente verdi e gialli a strisce nere, tutt’ora i più diffusi, affiancati da versioni azzurre, grige, talvolta addirittura dotati di una piccola cresta. Immaginate per un attimo di vivere in un luogo dall’ossigeno estremamente limitato, come la stazione spaziale, oppure un sommergibile sul fondo dell’oceano. Dove persino una gabbia adatta a creature tanto piccole, idealmente, potrà contenere un singolo compagno cinguettante. Allora scegliere tra l’una e l’altra versione diventerà estremamente complicato, perché i gusti umani variano col soffio meridiano dei venti, e ciascuna opinione cromatica, in quanto tale, resta pur sempre valida e altrettanto degna di determinare le diverse scelte di giornata. Ecco, grosso modo, la concorrenza di fattori che deve aver sperimentato questo pappagallo, però ad uno stadio estremamente primitivo della sua vita genetica. Ovvero, quando ancora era poco più di un embrione, mentre le sue cellule iniziavano a duplicarsi dentro il rosso dell’uovo. Che ne ha avuto due, finché a un certo punto, un po’ tardivamente, non si sono uniti in uno solo! Risultato: il piccolo Twinzy, a seconda che lo si guardi da una parte oppure dall’altra, appare come due uccelli totalmente distinti tra di loro, con lo stacco tra una livrea e l’altra che si trova esattamente al centro del suo corpo. L’unica parte esattamente simmetrica del suo aspetto, in effetti, resta il becco.
Ed è davvero un’insolita creatura, questa, come si prodiga nel farci notare l’enfatico proprietario dalla voce vagamente simile a quella di Samuel Jackson, che all’epoca in cui era stato girato il video ci informava di averla messa in esposizione presso il suo negozio di animali, Woody’s Pet Life di Oklahoma City. Si calcola che questo tipo di rara condizione genetica, tanto esteriormente manifesta, sia presente e verificabile soltanto su un esemplare di uccello ogni 50 milioni. Si tratta di una mutazione avvenuta a livello cellulare nel momento immediatamente successivo alla prima mitosi (sdoppiamento). Tutti gli esseri viventi simmetrici, infatti, si sviluppano in maniera diametralmente concorrente. Il che significa che possiamo considerarci frutto di due metà POTENZIALMENTE identiche. In teoria ma non nei fatti, e questo perché, fin dall’alba dei tempi, in natura nulla è preciso al 100%, nemmeno la lunghezza delle dita o il colore degli occhi. Ora, portando tale dato alle sue estreme conseguenze, si potrebbe ipotizzare l’esistenza di un uccello formato da due codici genetici totalmente distinti, frutto di due coppie di gameti, ovvero zigoti distinti, che s’incontrano prima di riprodursi. E si scambiano l’un l’altro, a causa di uno strano caso del destino, per la copia esatta di se stessi. Procedendo a riprodursi, da quel presupposto inesatto. Il risultato è che tutte cellule figlie della prima (chiamiamola, della metà destra) conterranno nel DNA una serie di determinate istruzioni, incluse quelle sulla colorazione delle piume; mentre quelle derivanti dalla sua compagna (della metà sinistra) ne avranno di radicalmente differenti. Che poi ciò risulti dalla commistione tra due creature potenzialmente distinte, come in un’insolita inversione del processo che porta alla nascita dei gemelli omozigoti, oppure dalla mutazione spontanea e difficilmente spiegabile di una delle metà coinvolte, poco importa. Dal punto di vista concettuale, siamo di fronte a un’impossibile realtà: due uccelli, in uno. Ovvero quella che viene definita, in un gergo non specifico ma stranamente appropriato a seguito di determinati trascorsi mitologici, l’impossibile chimera.

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