C’è un modo di dire tipicamente americano che fa così: “To Make a Splash!” Si richiama al gradevole tintinnio di un sassolino gettato in mezzo a un lago, piuttosto che al rombo di un macigno che rotola imponente dalla cima del Niagara. Si attribuisce, come una metafora, a tutti coloro che si ritrovino improvvisamente al centro dell’attenzione, in seguito ad un gesto eclatante, oppure per un cambiamento favorevole di stile. Al contrario del nostro buco nell’acqua, lo splash anglofono è per analogia un classico segno di trionfo, che può anche rappresentare il culmine di una carriera o l’atteso realizzarsi di un grande capolavoro artistico-letterario. Se quel suono sarà nei fatti meritato, a favore o discapito dei soldi spesi, le onde concentriche si estenderanno da un lato all’altro dell’alta, media e bassa società. E nonostante l’importanza che riveste in tale processo l’acquisto dell’automobile sportiva, per molti l’estensione di garanzia per un prestigio ormai svampato, neanche le più splendide Ferrari, Lamborghini, Porsche o Pagani potranno mai increspare l’acqua allo stesso modo dei veri meriti individuali, ricreando l’impatto di quel sonoro splash. A meno che non si tuffino, in senso letterale, giù da una strada demi-paludosa, come successe a quell’eroico signore che affondò la sua Bugatti, per schivare un pellicano. Non tutto è perduto! L’allegoria fantastica del massimo carisma, ormai da 60 anni a questa parte, è James Bond. Intere generazioni hanno tentato d’imitarlo, affettando quell’atteggiamento, l’eleganza nei modi e soprattutto acquistando il suo orologio, le sue cravatte, i suoi mezzi di trasporto. Con un grosso segno minus, s’intende: per voi nababbi niente raggi laser, arpioni segreti o seggiolini eiettabili nascosti. Neanche l’iconica Lotus Esprit S1, quell’auto resa famosa dal film La spia che mi amava, avrebbe potuto realmente immergersi fra le acque del porto di Palau. Qualcuno ci sarà rimasto male. Peccato non vivesse in California.
Panther è il divertentissimo prodotto di un sogno singolare: vedersi attribuire i meriti di aver costruito il mezzo anfibio più veloce al mondo. La storia inizia nel 1999, con la fondazione della compagnia californiana Watercar, fermamente intenzionata nel guadagnarsi un posto fra le pagine del Guinness dei Primati. Appena 11 anni dopo, grazie a una lunga fase di progettazione, numerosi prototipi e ben 27 brevetti esclusivi, questo ideale si realizza, dando forma alla rivoluzionaria Python, l’auto-barca che si basava sul motore Corvette LS. I numeri, oggi come allora, parlano davvero chiaro: 96 Km/h sull’acqua, da 0 a 100 in 4,5 secondi spostandosi su ruote: un fulmine di Poseidone, quasi impossibile da omologare. Ma se davvero, come si dice, il progresso tecnologico non avviene finché raggiunge tutti (o quasi) c’era ben donde che prima o poi la Watercar producesse un mezzo per il pubblico pagante. Ed eccolo qui, in tutto il suo splendore, quasi altrettanto energico e scattante.
La scocca esterna è dichiaratamente ispirata a quella di una Jeep, per la precisione una CJ8, mentre il suo impianto funzionale è tutt’altro che derivativo. La carrozzeria-scafo, realizzata in fibra di vetro, è riempita con 10 metri cubi di polimeri galleggianti, rendendo l’auto virtualmente inaffondabile. Il motore ufficiale, lo stesso Honda V6 V-Tec. che si ritrova nei migliori SUV di molte compagnie giapponesi, può erogare fino a 250 cavalli di potenza, trasportati verso il sistema idropropulsivo tramite sistemi speciali, di notevole efficienza. La Panther viene venduta in tre versioni: completa, chiavi in mano, per la modica cifra di 135.000 $. Senza motore ed albero di trasmissione stradale, ma con le istruzioni per montarceli, a 106.000 $. E poi c’è l’offerta più economica di tutte, quella che include unicamente le parti esclusive e la carrozzeria, diretta agli aspiranti meccanici dell’automotive galleggiante. Vi costerebbe giusto 75.000 $. Chi dovesse storcere la bocca a queste cifre, consideri quanto segue: è sottinteso un risparmio del 100% sull’acquisto della barca. E poi, vuoi mettere? Come ampiamente dimostrato in questo video, qui c’è il potenziale di essere i più ganzi della spiaggia, da oggi fino all’eternità. Scivolando giù per la banchina, girando la manopola per sollevare le ruote, sarà difficile non sussurrare “Te la faccio vedere io l’Octopussy, Operazione Piovra!”