Atomi da tutte le parti. Che disastro! Rettifica e pulisci, trapana e scontorna, un’officina si riempie sempre, verso sera, dell’alternativa professionale alla comune polvere di casa: il truciolo selvaggio, mutevole nemico di chi plasma la materia. Molto dipende dal tipo di sostanza. Il falegname, colui che taglia in pezzi ceppi e fusti di origine biologica, si ritrova immediatamente circondato da una pungente segatura, così leggera da poter fluttuare nell’aria con cinica incostanza. Per non parlare, poi, delle schegge. Nell’ambito metallurgico il problema si configura in modo differente. Una volta spento il macchinario e tirato fuori il pezzo costruito, ci si deve subito occupare di un lungo tratto serpeggiante. I trucioli ferrosi, specie se conseguono da un taglio rapido e potente, non volano nell’aria, non si disperdono e restano caparbiamente tutti assieme, formando uno splendido elicoide, simile alla spirale del DNA. Lascialo intero e puoi tagliarti. Sminuzzalo e avrai frammenti da tutte le parti, da raccogliere pazientemente con la scopa. È una lotta senza vincitori. A meno che… Ci sono due modi per fare le cose. Uno è quello giusto, diligente, l’altro è fantasia e sregolatezza, il genio nato dall’intuizione di un singolo momento. E a quanto ci è dato di capire, almeno basandoci sul corpus documentaristico di YouTube, quest’ultimo approccio è particolarmente usato in un certo ambito culturale, largamente rappresentativo della Russia.
Qui nasce, forse niente affatto a caso, la ripresa video in oggetto di questo post, che potrebbe considerarsi un valido how-to, il consiglio spassionato per risolvere, una volta per tutte, la tremenda questione che ci affligge tutti quanti. Ovvero come acquisire l’assoluta autorità sugli scarti collaterali di un valido lavoro, senza faticarci delle ore.
Anche le sostanze chimiche, fonte primordiale di ogni truciolo, variano fra loro più che il giorno con la notte. Il modello atomico di Rutherford, quello comunemente usato nelle scuole, rappresenta una tale pluralità di strutture con la pratica analogia di un sistema planetario, nella turbinanza visualmente accattivante di segni matematici che si attraggono e respingono fra loro. Cariche in opposizione, energie invisibili ma importanti che, con ottima corrispondenza tra il micro e il macroscopico, s’identificano perfettamente col potere delle calamite.
La magnetite, o pietra di Magnesia, sarebbe l’occorrenza naturale di una tale meraviglia della fisica. Già gli antichi greci, visitando l’odierna Turchia, ne fecero incetta restando affascinati dalle sue capacità proto-gravitazionali. Ma se si prende uno di questi sassi e si getta fra i trucioli di ferro, non succede proprio nulla. Qui ci serve, piuttosto, una delle versioni artificiali, il frutto potenziato della tecnologia dei nostri giorni. Circa 20 anni fa, attraverso una lunga serie di proficui brevetti commerciali, si riuscì imbrigliare il ferromagnetismo delle terre rare, i cosiddetti elementi lantanoidi. Fra questi, il più adatto allo scopo è il neodimio. Si prende il minerale, lo si scalda oltre la temperatura di Curie, lo si sbatte, pressa e strofina fino al suo raffreddamento. Ed ora, QUESTO è vero potere di attrazione. Così forte che, per usarlo come aspiratrucioli, sarebbe meglio incapsularlo con un mezzo bottiglione, al fine di poterlo facilmente distaccare dai suoi molti ammiratori, a lavoro completato. La cosa interessante è che su Internet, presso i siti di E-Commerce che si rivolgono alle aziende, è anche possibile procurarsi la versione industriale del magnifico sistema messo in pratica dal saldatore russo. Secondo i commenti perplessi dei suoi utilizzatori, funziona molto meno bene.
In questo momento, a meno di 50 cm da ciascuno di noi, ci sono almeno 3 magneti come questo. Due negli altoparlanti, uno per ciascun disco rigido del PC. Tirateli fuori, metteteli in fila. Nessun atomo potrà più resistervi.