La gara degli aerei che atterrano da fermi

valdez

Tutte le cose sono fantastiche, ma se giudichi un pesce dalla sua capacitá di salire un albero gli arrecherai un gran dispiacere. La variabilitá delle specializzazioni é un’importante strumento di affermazione individuale. Da un lato all’altro dell’Oceano Atlantico i cieli vengono solcati da futuribili jet di linea, affusolati e agili quanto uno squalo martello in cerca della sua preda. Tra i piccoli centri abitati dell’Alaska é di casa invece un altro tipo di aeroplano. Il bushplane, placido e piacente come un roseo salmone di fiume, semplice nell’aspetto, si riconosce dal suo gusto spontaneo e un pó retró. Pare costruito, esteriormente, come si usava fare qualche anno fa. Peró si arrampica, dal canto suo, meglio di un lemure equadoregno, purché l’azzurro arbusto del suo desiderio risulti essere un frutto della nostra immaginazione. Ci sono diversi modi per praticare il volo motorizzato. La capacitá di decollare e atterrare in poco spazio, riassunta con l’acronimo inglese STOL (short take-off and landing) consegue da tutta una serie di accorgimenti, variabilmente visibili ai non iniziati. Ciascuno degli esperti in materia ha le sue idee, che mette in pratica con entusiasmo e sapienza costruttiva. Per il tipico pilota di queste regioni, irraggiungibili via terra per diversi mesi l’anno, l’arte di farsi bastare piccole piste, piú o meno improvvisate, diventa un significativo punto d’orgoglio, a suo modo importante quanto la capacitá di seguire alla lettera le istruzioni di un controllore di volo sopra l’aereoporto di un’affollata cittá. L’inverno questi piloti lo trascorrono cosí, passando da un lato all’altro del continente, per trasportare cose o persone oltre le tormente di neve e la morsa dei ghiacci piú impietosi. Poi, ogni volta che arriva il mese di maggio, si riuniscono coi loro mezzi per decidere chi sia il migliore. Lo spettacolo risultante, per chi abbia voglia di apprezzarlo, ha ben pochi eguali in tutto il mondo.

Siamo a Valdez, sul sessantunesimo parallelo, nella terra in cui gli orsi polari s’inseguono coi lupi della tundra. Centinaia di avventurieri dell’epoca pre-moderna, spintosi fin qui in cerca dell’oro, dovettero loro malgrado fare marcia indietro, perché la loro dieta li aveva ridotti allo scorbuto. In effetti parte la carne dei giá citati animali (tutt’altro che gustosa) c’é ben poco che sia commestibile in un posto come questo. Frutta e verdura, quando disponibili, devono aver viaggiato in forma giá matura, all’interno di pratiche borse o scatoloni. Proprio per questo c’era il bisogno di un sistema di trasporti, alimentari e non, che fosse immune agli effetti paralizzanti del gelo. E questa piccola cittá (ospita circa 4000 abitanti) nacque, per l’appunto, a supporto di un porto per piroscafi, costruito nel 1790 dagli esploratori spagnoli.  Le navi fecero tutto il possibile, previa l’inclusione di un pesante scafo rompighiaccio. Poi qualche secolo dopo, alla buon ora, arrivó il primo aeroplano adatto al volo invernale, destinato ad avere un crescente numero di spericolati successori. Il vento era forte, la neve fitta e compatta. Nessuno poteva aspettarsi l’epilogo di questa storia.
Sulla moderna pista cittadina, in questo video realizzato dall’importante associazione aeronautica statunitense EAA, possiamo constatare il tipo di skill e di strumenti che si richiedono a chi volesse spingersi in tali regioni al confine del possibile. Un bushplane, pensato per l’impiego costante in condizioni estreme, é in genere la versione riconvertita di un piccolo aereo da turismo, come un Piper o un Cessna. Qualcuno preferisce usare degli ultraleggeri, benché in tal caso l’autonomia risulti grandemente ridotta. Le ali del mezzo vengono ampliate, per generare piú portanza. Le ruote del carrello, rigorosamente fisso, diventano grossi pneumatici quasi veicolari, parzialmente sgonfi per favorire la presa sui terreni piú sconnessi. E il motore… Beh, per citare un’adagio di settore: “Qualsiasi aereo, se abbastanza potente, puó essere adatto allo STOL”. Non é insolito, in questo tipo di competizioni, assistere all’impiego di avveneristici sistemi turbo o carburanti come la nitro, cosí amata dai calvi e forzuti guidatori di automobili 2fast2furious che tentano, rabbiosamente, di bruciare gli avversari. Ci sono due diverse categorie per la gara di Valdez, la standard e la super, ovvero quella per gli aerei che siano stati piú pesantemente modificati. I coni arancioni a lato della pista vengono disposti ad intervalli regolari, per meglio misurare la prestazione di decollo: alcuni dei campioni,  a guardarli, sembrano partire da fermi, neanche fossero alla guida di un semplice elicottero. E questo non é nulla, rispetto alla scena di un loro atterraggio: praticamente qui si realizza il concetto di una gara per chi riesce ad andare piú piano. Cosí gli aerei arrivano, si bloccano in aria… E poi, soltanto dopo, toccano terra. Un pó bruscamente, va detto. La soluzione perfetta per chi debba fare il pendolare: parti dal giardino di casa, arrivi nel parcheggio dell’ufficio. Che classe, Mr. B(ean)ond!

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