Appeso al fitto sottobosco del Sud America c’è un piccolo animale, del peso di 4-5 Kg, con la schiena ricoperta di aculei e un simpatico musetto rosa. Gli erethizontidae, o porcospini del Nuovo Mondo, hanno ben poco a che vedere con il riccio comune europeo, diretto discendente dei primi mammiferi nati sul pianeta; intanto, la stazza è decisamente un’altra storia. La loro coda lunga e muscolosa, simile a quella di una scimmia, gli consente di arrampicarsi sugli alberi con grande agilità. E poi mangiano con gusto le banane. Almeno, nel caso in cui sussistano determinate condizioni. Durante questa scena in particolare, si può assistere al ricco pasto di Kemosabe, grazioso coendou prehensilis del centro zoologico Animal Wonders, sito nello stato americano del Montana. Lui se ne sta lì, sopra una trave. Il suo costante vociare, simile al verso di un Furby, basterebbe già di gran lunga a renderlo adorabile. La complessa serie di vocalizzazioni prodotte da questa specie, in natura, serve a comunicare la presenza di un pericolo e aiutarsi a vicenda contro i predatori. Usando le sue due manine da procione, dotate di cinque dita ma prive di pollice opponibile, il porcospino tira continuamente su un buffo cestino di vimini, fra le risate dei presenti, forse per abitudine o perché spera di trovarci dentro il cibo. Il premio arriva, invece, per mano umana, già comodamente tagliato in pratiche fettine. La dieta di questi animali e prevalentemente vegetariana e include foglie, radici, boccioli e corteccia. L’occasionale frutto, per loro, è una vera e propria delizia. Riesce facile immaginarsi, quindi, l’entusiasmo provato da Kemosabe al momento di addentare la giallissima banana.
Tutti gli erethizontidae hanno un completo labbro superiore, due paia di molari e quattro incisivi particolarmente acuminati, che crescono di continuo nel corso della loro vita, come quelli dei conigli. Battendo l’uno contro l’altro durante la masticazione, i denti si consumano e restano della giusta lunghezza. Per questo, normalmente, i coendou prehensilis della foresta brasiliana devono mangiucchiare di continuo. Per sua sfortuna, Kemosabe ha sofferto di un infezione che gli è costata uno dei denti superiori e per questo necessita dell’assistenza occasionale di un veterinario, che lui accetta probabilmente di buon grado, già pregustando la sua prossima banana.
Il porcospino arboricolo è un animale prevalentemente notturno, benché esca di tanto in tanto anche durante il giorno. Il suo habitat naturale si trova ad un’altezza di 6-10 metri circa. Se minacciato, uno di questi animali batte a terra le zampe posteriori, si volta e offre all’aggressore il facile bersaglio della sua pericolosa schiena. Gli aculei, se colpiti, tendono a staccarsi, restando quindi infilzati nella pelle del malcapitato. Non si scherza con lui, temibile controparte pluviale del più ceruleo eroe videoludico giapponese.
Il porcospino brasiliano, come la sua controparte nord-americana (più simile in realtà ad un istrice) non è a rischio di estinzione e può facilmente essere addomesticato. Risulta docile, socievole e capace di adattarsi alla mano dell’uomo. Merita un pensiero. Gli amanti dei cani ne apprezzano l’empatica fedeltà. Chi possiede un gatto riconosce i meriti della sua fiera indipendenza. Mettersi a casa uno di questi grossi roditori spinosi potrebbe dirsi l’espressione di un sentimento…Quello di chi, colpito dalla stranezza di certi animali, riesce a comprenderne la primaria funzione dal punto di vista evolutivo. Praticamente giungere lì, dove nessun topo si era mai spinto prima d’ora.