La gamba umana è un sistema complesso, dotato di quattro muscoli anteriori, due laterali, sette posteriori e 60 ossa differenti, piede incluso. Ci sono, è ovvio, modi più semplici per andare in giro. Basti guardare l’agile e scattante Rhex, robottino esapode prodotto dall’Università della Pennsylvania, mentre fa le capriole, salta da un tavolo all’altro, scala i muretti ed esegue le posizioni tipiche dell’aerobica per scarafaggi. “Nonostante la presa che hanno sulla fantasia popolare, i robot umanoidi stanno tardando ad entrare nella nostra vita” Esordisce così la tesi di presentazione, nominata dal prestigioso ateneo come una delle migliori di quest’anno. Quanto accennato, probabilmente, non avverrà tanto presto. Imitare la natura è difficile, persino per noi, e i meccanismi dell’evoluzione introducono problemi quasi impossibili da risolvere, almeno allo stato tecnologico attuale. Ci sono i progetti, mancano i prodotti. E mentre i robot virtuali volano nello spazio fantastico e scacciano le più diverse mostruosità aliene, questo lontano cugino percorrerà ben presto le regioni più inospitali del pianeta, destreggiandosi con sei emicicli flessibili, in grado di fare presa su ogni tipologia di terreno. L’interessante soluzione, usata come metodo sperimentale finalizzato ad applicazioni successive, nasce grazie alle ricerche tecniche di Aaron Johnson, studente per il PhD e Daniel Koditschek, professore d’ingegneria e sovrintendente del Kod*lab. Il loro dipartimento, dedito alla costruzione di macchine autonome per lo svolgimento di una varietà di mansioni, potrà da oggi contare sul carisma di questo scattante ambasciatore, degno di entrare a pieno diritto nel tortuoso immaginario popolare, più solito all’apprezzamento delle cose graziose, va detto, eppure in grado di provare simpatia per ogni tipo di essere (quasi) vivente. Specie quando, come appare evidente in questo caso, il soggetto in questione dimostra tutta l’adorabile incoscienza di una cavalletta impazzita.
Possiamo qui osservare, invece, una versione più grande dello stesso robot, il Desert Rhex, in occasione della sua escursione tra le ardenti sabbie del Mojave, il deserto della California. Si tratta di un video del 2009. L’obiettivo dichiarato del progetto Rhex, secondo quanto delineato sul suo sito, era sempre stato di creare “Un laboratorio modulare su gambe” ovvero il presupposto ideale per mettere alla prova diversi meccanismi e soluzioni ingegneristiche, a seconda dell’ambiente da far percorrere al robot. In questo caso, ad esempio, erano stati montati sensori elettromagnetici, giroscopi e un trasmettitore GPS sotto una scocca rinforzata, onde evitare danni dovuti all’ambiente ostile.
Il modo in cui risale una duna, facendo roteare i suoi piccoli piedi arcuati, ricorda vagamente il passo di una lucertola basilisco, che correndo veloce si appoggia appena, per non sprofondare. Però ha la stabilità di un insetto, grazie alle sue tre paia di zampe. A conti fatti, la tecnologia futura può seguire due strade, entrambe perfettamente valide allo scopo: riprodurre o creare. E in qualsiasi tipo di essere artificiale, sia questo un robot, velivolo o dispositivo semovente di altra tipologia, coesistono entrambi gli approcci. Il profilo del falco in volo non è come l’ala fissa di un bombardiere, che agisce a supporto di un sistema di propulsione totalmente artificiale. Però gli assomiglia! E così è l’approccio deambulatorio di un animale in gomma e metallo, che può vantare le semi-ruote tipiche di un drone telecomandato di terra. Dove arriverà, nessuno lo sa e…Probabilmente sarà utile. Di sicuro è divertente.
Via: Laughing Squid