Il numero di modi per discendere da un monte è pari a quello dei gradi d’impazienza umani, secondo quanto osservabile in un ipotetico soggetto interessato. Passeggiare bucolici, godendosi la natura e fotografando il panorama è un piacevole livello 1. Sciare o andare in snowboard può corrispondere allo sportivo livello 2. Parapendio, deltaplano o inseguimento di un formaggio rotolante corrispondono rispettivamente ai gradi 3, 4 o 5, suddivisi secondo il crescente contenuto di spregiudicatezza e sprezzo del pericolo. Fino agli sviluppi tecnici degli ultimi secoli, nessuno aveva mai pensato che si potesse andare oltre il sesto livello (fuga dall’orso inferocito con gli abiti ricoperti di miele). Una fretta ulteriore, secondo le diffusissime leggi del senso comune, sarebbe stata di gran lunga troppo nociva per la salute. Non era, guarda caso, mai stata costruita una monorotaia di ferro e acciaio che partisse dalla cima rocciosa, arrivando fin giù a valle. Non ci avevano mai piazzato sopra un carrettino a due ruote, con l’unico sistema di controllo di una levetta frenante dall’efficienza non chiaramente verificabile. E poi, chi mai ci sarebbe salito? Il fatto è che mancavano gli strumenti giusti. Un conto è sentirsi raccontare, dagli entusiasti sopravvissuti di un tale epico tragitto, di come questo sia del tutto sicuro e immune alle 15 più diffuse cause di un fatale deragliamento. Tutt’altra cosa, vederlo in prima persona attraverso la ripresa di una videocamera digitale, come se fossimo noi lì, in prima persona, a goderci lo spettacolo maestoso degli abeti che si trasformano in un chiaroscuro indistinto, verso i margini di un campo visivo temporaneamente gibollato. Se doveste capitare dalle parti del Sud Tirolo, in prossimità della ridente città di Innsbruck, potreste essere tentati di rinunciare al più originale divertimento di quelle parti, soltanto per l’atavica, insignificante paura di schiantarsi a 10ⁿ chilometri orari contro la corteccia di un sempreverde, del tutto indifferente alle follie scimmiesche dei suoi coabitanti a sangue caldo. Quindi guardatevi, almeno, questi due capolavori di davidjellis, il massimo esperto nell’avvincente campo delle montagne russe, solito alla realizzazione di precisi video-racconti, subito pubblicati online. Chissà che non restiate anche voi assuefatti agli effetti di una o due pompate di adrenalina, da assumersi preferibilmente lontano dai pasti (onde evitare spiacevoli incidenti).
La scena d’apertura, tranquillamente meritevole di essere celebrata in una qualche tipo di guinness o award, è un classico di YouTube con più di otto milioni di visualizzazioni. Dimostra molto bene il funzionamento dell’altro impianto di discesa (non sciistica) di Mieders, comune di 1728 abitanti, con vista sulla splendida valle di Stubaital. Qui, secondo quanto riportato in calce al video, possiamo assistere all’effetto scenografico di una corsa effettuata da David senza l’impiego della leva del freno fornita sul vagoncino, ovvero raggiungendo la velocità massima concessa dal limitatore automatico del dispositivo. La vicinanza degli arbusti, nonché la distanza irrisoria dallo spietato suolo, non fanno che enfatizzare l’effetto scenografico del suggerire un impatto imminente, subitaneo e definitivo. Naturalmente, tutto ciò è una semplice illusione: le montagne russe alpine sono costruite con la massima osservanza di tutte le norme di sicurezza vigenti. No worries! E poi, che modo fantastico d’incrementare il turismo in quei mesi in cui viene a mancare la neve!
Meno terribile, tanto che si riescono a sentire nel video le continue risate beffarde del protagonista con il/la suo/sua “co-pilota” è la discesa sulla rotaia molto più ampia della località di Imst, consigliata sul sito ufficiale anche ad un pubblico di giovanissimi aspiranti scavezzacollo. Qui, con l’ausilio di comodi vagoni biposto, si può sperimentare l’esperienza ferroviaria-montana-discendente senza l’incombere continuo della mortifera stella dell’Orsa Maggiore, tipico avvistamento astronomico di chi ha la sensazione di stare per rimetterci le penne, secondo l’insegnamento pluri-decennale del maestro mangaka Tetsuo Hara.
Le montagne russe hanno questo nome perché nacquero nei dintorni di San Pietroburgo, con la discesa ghiacciata della reggia di Oranienbaum, durante i turbolenti anni a cavallo fra il XVI e il XVII secolo. Chiunque fosse affiliato, per nascita, alle casate nobili dell’epoca dei Romanov poteva percorrerle con la slitta, sognando quella velocità smodata degli anni che dovevano ancora venire. Arrivate nel resto d’Europa, grazie all’importazione di un costruttore tedesco di nome Otto (detto -Volante) assunsero le più svariate forme e modalità di funzionamento. Nello stile montanaro impiegato in queste due località austriache, funzionante soprattutto grazie all’effetto della forza di gravità, rivive l’impostazione più simile a quella delle origini di un classico dei divertimenti, appannaggio tipico, ma non esclusivo, d’impersonali e svettanti Luna-Park.