T.Chase è l’uomo che sussurra alle nuvole, ottenendo risposta. “Sia fatto un buco… Sia fatto un buco…” Il suo messaggio al cielo suona come una sorta di mantra, ripetuto più volte, formulato con voce stranamente gutturale. Parla dapprima con tono normale, poi affannoso, poi estremamente bizzarro. A quanto pare, infatti, il grado di concentrazione richiesto per operare nel campo della psicocinesi metereologica è talmente profondo, e intenso, da cambiare l’accento e la pronuncia delle parole. “Sia fatto un buco… Più grande… Più graa-ndee…” Si ascolta rapiti il suo crescendo di portentose invocazioni, che durano ben quattro interminabili minuti. A un certo punto, inevitabilmente, viene da chiederselo. Possibile che le nubi parlino inglese? Presi così, spontaneamente, fra il dubbio e l’aspettativa, si resta affascinati. E combattuti. Lo stesso mistico, dal canto suo, afferma di essere un autodidatta e di aver raggiunto, nei suoi giorni migliori, “soltanto” il grado 3 della scala psicocinetica. Sarebbe a dire, quello che consente di creare giusto una nuvola, controllare il vento leggero e causare un pò di pioggia qua e là. Niente temporali o uragani, competenza di stregoni e antiche divinità, come gli Aesir vichinghi e le streghe scozzesi del XV secolo. Un fallimento, giunti a questo punto, sarebbe imbarazzante. “Allarga il buc…” Poi, incredibilmente, eccolo lì. Il fenomeno si è compiuto: dove prima campeggiava esclusivamente del candido vapore acqueo, ora spicca un ceruleo soffitto celeste, oltre il fatidico foro circolare. Perfettamente delineato. Sarà una coincidenza? Tutto è possibile. Ai posteri l’ardua sentenza. A noi è bastata la catarsi del momento, così pregna da favorire il buonumore. E perché no, contagiosa: verrebbe quasi voglia di provarci.
Sul suo canale compaiono altri esempi: “A squeeee-re shape… A squeeee-re shape” [Una forma quadrata] In quest’occasione, alla maniera degli antichi platonici, l’uomo del tempo invoca il dominio della geometria tra i lidi caotici dell’empìreo. E ancora una volta, il disordinato insieme di cirri e cumuli risponde con mansuetudine al suo comando. Il quadrato appare al centro dell’inquadratura, spledido, eccelso. La teoria alla base del miracolo, specie se supportata dal rimarchevole catalogo di audiovisivi, è alquanto interessante: fin dall’epoca preistorica un buon 5% della popolazione umana possiede il gene della psicocinesi. Ben pochi tra loro, oggi come oggi, trovano il modo d’impiegarlo. Perché occorre “Disimparare le imposizioni della scienza” e “Credere nell’impossibile”, applicarsi e studiare diligentemente. Viene suggerita un’ampia bibliografia. Si fa riferimento al mito moderno degli X-Men, che, un pò come gli antesignani di tale tecnica ancestrale, dovrebbero ispirarci a realizzare l’interazione più diretta tra uomo e natura. Del resto, il perfezionamento di un’elite psicocinetica, purché al servizio del bene comune, apporterebbe grandi vantaggi alla nostra civiltà. Niente più bisogno di praticare l’inseminazione delle nuvole, con generose dosi di ioduro d’argento e venefico ghiaccio secco. Svanirebbero catastrofi e tornado fuori controllo. Un giorno, secondo quanto affermato sul sito, si potranno addirittura prevedere e deflettere le macchie solari, scongiurando qualsivoglia problematica nell’ambito delle telecomunicazioni.
Per ora, occorre accontentarsi. T.Chase racconta di aver compensato, in due casi, l’assenza di brezza marina durante delle gite in barca a vela con gli amici. Chissà se in seguito, impressionati dalle sue capacità sovrannaturali, hanno deciso d’invitarlo ancora.