Cavalieri russi contro un maligno Super Mario

TriBogatirya

C’era una volta l’ideale cavalleresco, fatto d’integrità morale e un profondo senso dell’onore. Semplice, diretto e impossibile da sovvertire, come i racconti dei menestrelli viaggiatori, fondamento romantico dei nostri attuali generi narrativi. Famosi guerrieri, fanciulle in pericolo e draghi sputafuoco; ciascuno essenziale agli altri due, in un triumvirato concettuale strettamente interconnesso, destinato ben presto a dissolversi per le strade tortuose del tempo. Prima ancora dell’informale guerriglia di Robin Hood, delle follie visionarie di Don Chisciotte, senza il fecondo immaginario Tolkieniano, l’ironia di Calvino oppure le rigide meccaniche di Dungeons & Dragons;  soprattutto ben lontano dai cupi intrecci narrativi del Trono di Spade, c’erano tre eroi: Il’ja MuromecDobrynja Nikitič e Alëša Popovič, rispettivamente: il fedele, il forte, lo scaltro. Secondo la tradizione dei popoli slavi orientali, i tre venivano detti bogatyr, un termine dall’etimologia complessa, che si potrebbe ricondurre alle gerarchie delle orde dei tatari invasori. Eccoli  in un cartoon russo, spin-off più smaliziato di una recente serie TV per bambini, mentre vanno in cerca di fanciulle in pericolo attraverso i paesi e le ambientazioni dell’immaginario collettivo post-moderno. Invitati sul fondo di un pozzo da un baffuto idraulico italiano, finiranno in un mondo a loro ignoto, dalle regole illogiche e sconsiderate. Per andare a caccia di un drago sputafuoco si, ma diverso. E il nostro amico Bowser, il diplodoco aculeato che governa l’esercito dei Koopa, riserverà loro almeno un paio di sorprese. Perché alla fine non sarà lui, stranamente, il cattivo della storia.

TriBogatirya 2
Bogatyrs (1898) di Viktor Vasnetsov | Via

Potrebbe dirsi il più incredibile scontro di civiltà. L’approccio diretto degli antichi russi che si trova alle prese con le meccaniche funzionali di un moderno videogioco giapponese. Per i primi due minuti, i tre guerrieri non possono far altro che seguire Super Mario, imparando da lui il giusto modo di comportarsi. Puoi camminare soltanto verso destra. Schiaccia questo fungo (anzi, dagli una giusta dose di mazzate) mangia quest’altro (ok, ancora mazzate) salta il burrone e prendi la bandiera. Molte parole sono state spese a proposito della progettazione intuitiva del primo grande classico di Shigeru Miyamoto, in grado di spingere il giocatore ad imparare sperimentando. Ma piuttosto che adeguarsi, come i ben più malleabili vichinghi dell’epoca 16 bit, i tre schiantano e spaccano tutto, finendo per rivelarci, in un tripudio di doodleisms ed effetti sonori sussurati, un lato ignoto dell’amichevole mascotte Nintendo. Una certa impervietà al fuoco, abilità tipica degli ammazzadraghi, salverà l’esito della giornata. Non è la prima volta, del resto, che vediamo sovvertire il ritmo elegante, quasi musicale del buon vecchio Super Mario e i suoi precisi crismi funzionali. Molti ricorderanno il fantastico flash game di Jay “Exploding Rabbit” Pavlina, Super Mario Crossover, in cui gli eroi di altri mondi ludici combattevano nel regno dei funghi secondo i loro personali metodi e armamenti. Se non l’avete ancora provato, fateci un giro.
C’erano una volta la principessa, il drago e il cavaliere. E quest’ultimo c’è ancora, in digitale! Con un pò di fantasia, potreste essere voi stessi. Click.

TriBogatirya 3

Lascia un commento