I discorsi sconnessi del parrocchetto parlatore

Disco Parakeet

Disco è un piccolo pappagallo di New York che sembrerebbe aver assunto sostanze psichedeliche. Con voce metallica e gracchiante, molto caratteristica, produce un’ampia gamma di suoni, musiche e parole, mescolate tra loro in un caos cacofonico che oscilla tra il simpatico, il bizzarro e l’inquietante. Se la lingua parlata avesse il potere d’influenzare il mondo materiale, come le rune degli elfi o le formule degli incantesimi stregoneschi, lui sarebbe il pennuto più pericoloso del pianeta Terra; intanto per il semplice fatto che, almeno a giudicare da questo variegato video-catalogo sonoro, non la smette mai. Ma soprattutto per l’assurdità inconsulta del suo metodo espressivo, completamente slegato da ogni logica, eppure dotato di una certa imperscrutabile coerenza. Fortunatamente la padrona, MsJumpinJude, si è prodigata nel sottotitolare il grazioso animale, permettendoci così di apprezzare a pieno la sua introduzione auto-celebratoria, completa di dichiarazione d’intenti e beat-boxing inaugurale. Per non parlare di ciò che viene dopo…. Molti, fra coloro che hanno tenuto in casa un parrocchetto, l’hanno sentito produrre, al massimo, il verso della rondine o qualche squillo del cellulare. Gli strani discorsi di questo folle pappagallo dimostrano però che nulla è impossibile, purché ci si applichi con l’adeguato studio giornaliero.

La cosa più affascinante, in grado di rendere unico questo video, è proprio la specie a cui appartiene il suo protagonista. Le are, i cacatua, gli inseparabili e le calopsitte sono impegni seri, la cui longevità finisce per coinvolgere anche più generazioni di una singola famiglia. Per questo non è insolito sentirli riprodurre, grazie alla loro vivace intelligenza, gli aspetti sonori della casa in cui hanno abitato per tanti lunghi anni. La chiacchierata di Disco invece, dato il suo talento per l’improvvisazione, prosegue presto verso il regno dell’irreale, con perle come “I’m a parakeet, bird to your mother” (Sono un parrocchetto, l’uccello per tua madre) e l’astioso “Never put a baby bird in a corner”, una sorta di minaccia relativa al non farsi mai mettere all’angolo. Con tale scatto nevrotico, degno di un cattivo cinematografico, Disco dimostra di sapere come farsi rispettare. Fra musichette degli antenati, squilli telefonici e il verso degli altri animali che vivono con lui, trova pure il tempo di pronunciare un discorso a sua discolpa, rivolgendosi a un fantomatico poliziotto, che poi abbrevia in confusa locuzione: “What seems to be the problem, officer” anzi, “What seems to be the pro-fficer”. Come ogni divo dalla vita sregolata, il temibile parrocchetto si è già preparato a finire in riabilitazione.
Si pensa che il gatto possa vedere cose oltre il mondo materiale, e che il cane sia dotato di poteri empatici o telepatia. A giudicare da quanto abbiamo appena visto, gli uccelli parlano con gli spiriti di un mondo immaginario e persino, a volte, con invisibili robot giapponesi. Domo arigato anche a te, loquace volatile venuto da universi paralleli.

Lascia un commento