Un robot che tira fuori le bibite dal distributore

ioduremetallique

Ci sono dispositivi e sistemi tecnologici ai quali, per varie ragioni, viene concesso un ragionevole margine di errore. Un pixel difettoso, perché il processo di produzione dei cristalli liquidi non è ancora un campo in cui tutto sia preciso e definito. Un software malevolo sfuggito all’antivirus, appena sguinzagliato sul web e dunque ancora fuori dal database dei rischi conosciuti. Un flipper che non reagisce alla pressione del tasto da parte del giocatore, con conseguenze anche gravi sul suo punteggio finale. E poi ci sono le cose davvero imperdonabili. Come quando in piena estate, con 30 gradi all’ombra, ci si trascina faticosamente verso il sollievo promesso da un distributore di lattine, miraggio rinfrescante di luci al neon e grafiche colorate; si sceglie con entusiasmo il fluido agognato, si estrae l’ultima moneta dal portafoglio e con sicurezza s’inserisce nella fessura, pieni di aspettativa per l’imminente idratazione. Allora si preme il fatale tasto rosso ma…Non succede quel che dovrebbe. Magari la lattina resta incastrata, oppure il meccanismo fa cilecca, per un qualche motivo la bevanda si ferma al di sopra del vano di accesso e…. Che fare allora? I più educati rinunciano a malincuore, dopo un colpetto o due al massimo, per andare sconsolatamente in cerca di un bar. Qualcuno si sfoga con impeto sull’iniquo meccanismo, smuovendolo da una parte all’altra, per far cadere ciò che dopotutto gli spetta di diritto. Ioduremetallique invece, studente d’ingegneria, tira fuori dallo zaino il suo assurdo braccio filocomandato robotizzato, nome in codice Roboarna, in grado di estrarre qualsiasi lattina ricalcitrante, neanche fosse un pisello nel suo baccello.

Il giovane creatore di questa astuta diavoleria, secondo quanto riportato sul suo sito, non l’ha concepita per aggirare le fondamentali norme del commercio meccanizzato, bensì per fare un qualche tipo di scherzo, non meglio definito. Riesce difficile immaginarlo, in effetti, all’opera come una sorta di Lupin della Coca Cola, mentre armeggia con la flemma di uno scienziato per interi minuti, perseguendo l’unico scopo finale di risparmiare qualche centesimo di euro. Per non parlare delle spese di realizzazione del robot, certamente difficili da ammortizzare. La sua invenzione, dunque, anche visto l’aspetto piuttosto approssimativo e rimediato, va considerata pura e semplice espressione, un pò inutile, di una predisposizione tecnica niente affatto trascurabile. Il fatto che poi, grazie al prodotto del suo lavoro, il giovane possa in teoria infrangere la legge dovrebbe essere una semplice coincidenza. Specie se si considera che il bottino, niente affatto trascendentale, sarebbe misurabile in due aranciate frizzanti e al massimo qualche bottiglia di acqua minerale. Non si può fare un processo alle intenzioni, e ancor meno al potenziale. Una simile mente saprà presto trovare un’applicazione più meritevole. Come, ad esempio, fare da consulente a chi produce questi distributori, per progettarli in modo che non si blocchino più: allora, davvero, ci sarà di che ringraziarlo. A nome di tutta l’assetata umanità.

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