L’unione fa la forza, così per gli uomini come per gli animali. Questi sphaerotheriida, o millepiedi giganti corazzati del Madagascar, sono abituati a spostarsi solo in grandi gruppi. Circa una volta l’anno, in un periodo variabile, intere comunità di questi artropodi si radunano, come per un appuntamento, puntano le antenne nella stessa direzione e poi si avviano verso una destinazione ignota, con obiettivi poco chiari, spostandosi da un capo all’altro dell’isola. Il loro aspetto esteriore, se preso fuori dal contesto, ricorda quello degli armadillidium, anche detti onischi o porcellini di terra, alcuni fra i più tipici abitanti dei vasti prati europei. Questi però sono lunghi fino a 7 cm. Quando si chiudono, per difendersi dai predatori, hanno la dimensione di una palla da tennis. Le loro placche dorsali si congiungono perfettamente, in una sorta di sfera, risultando impervie ad ogni tipo di attacco, tanto che i suricati, per tentare di mangiarseli, hanno l’abitudine di usare una pietra come banco da lavoro. Ma neanche loro, probabilmente, li sfiderebbero in tali quantità. Il primo avvistamento registrato di tale incredibile sciame risale al 1892, ad opera del missionario inglese James Sibree, che racconta di averne incontrato un’enorme concentrazione, per caso, durante le sue esplorazioni fra Tamatave e Antananarivom, nella parte centro-orientale del paese (via mitsinjo.org). Era difficile non notarli: decine di migliaia di questi esseri segmentati, ma di colore verde brillante, che marciavano nella foresta come presi da un’incredibile frenesia. Immaginatevi il rumore. La comunità scientifica dell’epoca, non disponendo di sufficienti prove e ulteriori attestazioni, decise di sottostimare la scoperta, che poi venne gradualmente dimenticata.
Gli sphaerotheriida sono un prodotto del processo evolutivo detto gigantismo insulare, attraverso il quale gli esseri che si sviluppano in habitat separati dal resto dei continenti, in assenza di significative minacce alla loro sopravvivenza, tendono a diventare sempre più grandi, per meglio preservare la continuazione della propria specie. Generalmente poi, con l’arrivo dell’uomo e dei suoi animali domestici, tendono ad estinguersi. Ma i prolifici millepiedi continuano a marciare. Ve ne sono di diverse varietà, sia abituate a vivere in terra che in alto sugli alberi. Quest’ultima tipologia ha smesso da tempo immemore di chiudersi a palla, per evitare di cadere. Come i loro cugini più piccoli, gli artropodi del Madagascar hanno bisogno di molta umidità e per questo si nutrono di foglie marce, rami putridi e altre sostanze che trovano nel sottobosco. Si ritiene che per digerire tali coriacei materiali impieghino dei particolari batteri, che abitano l’ambiente ideale del loro stomaco, come avviene anche per le termiti del legno. La particolare specie che ha l’abitudine di sciamare, dal tipico colore verde, è definita zoosphaerium neptunus, mentre gli esemplari del video di apertura sono la variante più spesso venduta come animale domestico, specialmente in Giappone, dove trovano larga diffusione nelle case degli appassionati. Questi millepiedi, tuttavia, sono molto difficili da tenere, hanno particolari esigenze di temperatura e umidità e difficilmente sopravvivono in un terrario per più di qualche mese. Fortunatamente, nonostante lo sfruttamento del loro ambiente naturale e le altre condizioni avverse, nessuna delle sottospecie degli sphaerotheriida è attualmente a rischio di estinzione. La falange brulicante ci seppellirà tutti…?