Attraverso il filtro del mondo moderno, in cui tutto è automatico e meccanizzato, ci scordiamo talvolta che ogni forma nasce da un preciso movimento. Ciò si verifica in natura, con fenomeni come la crescita degli alberi, la formazione di conchiglie e l’evoluzione delle specie, così come avviene per ogni creazione o invenzione umana: se una cosa, o una creatura, è lunga e diritta, vuol dire che si è protesa verso un fine; se è circolare o tondeggiante, inevitabilmente serviva ad un preciso scopo. Nell’arte di lavorare i metalli, così come nei processi biologici, non c’è generazione immediata da parte di un’artefice ma un graduale perfezionamento, guidato dalle leggi della logica e dell’evidenza. E la branca di tale ambito in cui ciò traspare ai massimi livelli è la ferratura del cavallo. Gli inventori di tale procedura, i popoli nord-europei dell’epoca medievale, scelsero un animale che era già di per se nobile, forte e mansueto, riuscendo a renderlo attraverso le arti umane una parte inscindibile della loro civiltà; al punto che oggi, se vediamo un cavallo, siamo pronti a dare per scontato che sia in grado di sopportare il nostro peso. Trasportarci a destinazione, come una moto o un’automobile. Una dote che proviene, in realtà, dal miglioramento artificiale dei suoi zoccoli, frutto di sapienza e abilità manuale. Il ferro di cavallo, e con esso gli altri attrezzi necessari a crearlo e maneggiarlo, proviene da una serie di complessi rituali, riconducibili fino a un’essenziale concetto primitivo: infondere la propria competenza in ciò che è grezzo, riuscendo così a renderlo utile.
La World Championship Blacksmiths è l’associazione artigiana statunitense che celebra, a partire dal 2006, il merito di questa antica tecnologia. Nel corso dei loro eventi realizzati in giro per il paese, i fabbri più capaci si cimentano in una serie di gare per determinare chi sia il più abile nella preparazione del cavallo secondo il metodo di una volta, forse non più così fondamentale eppure, proprio per questo, tremendamente affascinante. In questo video, realizzato da un’inviato della rivista Hoof Watch, possiamo osservarli mentre si applicano per uno degli attrezzi più versatili e importanti della loro attività: la tenaglia da forgia, usata, tra le altre cose, per tenere il materiale sul fuoco o rimuovere un ferro dal piede dell’animale.
Anticamente, il fabbro era fra gli abitanti più importanti di un’intera comunità. Dalla sua fucina provenivano, allo stesso tempo, le zappe dei contadini, le spade dei soldati, le serrature dei mercanti e l’armatura dei nobili cavalieri. Grazie al suo intervento sugli zoccoli equini ci si spostava da un luogo all’altro, si trasportavano le merci e i messaggi a destinazione. Nella spontanea eleganza di queste pinze a tenaglia, affusolate e splendide nella loro semplice funzionalità, si può individuare un filo conduttore che potrà ricondurci, oggi e sempre, alle metodologie del mondo antico. Persino quando a portarci in giro saranno i cavalli robot.