Sarà meglio non provocare i ninja urbani di Montreal. Altrimenti…

Ninja Montreal

Se incontri un ninja per la strada, sfidalo! Ma sii preparato, perché costui potrebbe avere dei rinforzi. Del resto, in una delle più affollate metropoli canadesi questa sarebbe in teoria un’eventualità improbabile. I veri esperti delle shinobi-no-mono (tecniche furtive) agiscono con il favore delle tenebre, lontano dagli occhi indiscreti di potenziali testimoni. Non si siedono nel mezzo di una piazza in pieno giorno, esponendo un laconico cartello con su scritto “FIGHT ME”. Non offrono la mistica katana di gomma a chiunque abbia voglia di mettersi in discussione impugnandola damblé, mettendo così a rischio la fondamentale missione. I servitori segreti dei daimyō, i potenti signori del Giappone feudale, erano troppo preziosi, in un certo senso, per affrontare il nemico a viso aperto. Non così, invece, il gruppo psichedelico dei CrazyUrbanPeople. Il loro attacco a sorpresa infatti, nonostante i costumi appropriatamente misteriosi e il commento musicale da film epico, viene realizzato secondo le regole illogiche di un codice speciale: quello degli abitanti di YouTube, luogo digitalmente folle e profondamente irriverente. Un guerriero dei nostri giorni, anche se veste in giacca e cravatta, non deve accettare le contingenze della vita come indiscutibili imposizioni. Rifiutare la flessibilità, annullare il cambiamento: questa è la sconfitta. Perché se incontri un ninja, sei in pericolo. Se ne incontri 10, la vedo male… A meno che tu conosca la legge scientifica sulla conservazione del ninjutsu: “C’è un totale unico di forza guerriera, suddiviso in parti uguali per ciascuno dei due schieramenti avversi [indipendentemente dal numero dei ninja]”. Perciò impugna la spada, eroe solitario. La termodinamica è dalla tua parte.

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Il superamento delle convenzioni acquisite è un punto di svolta, l’ostacolo più significativo sulla via della spada, sia questa metaforica o fatta del gelido e tagliente acciaio. Per raggiungere il perfezionamento occorre mettersi alla prova di continuo, pronti ad ogni possibile conseguenza. Nell’etica classica dei film d’arti marziali, ciò viene generalmente rappresentato con la sconfitta del proprio maestro. Talvolta il metodo scelto è un’altro.
Myamoto Musashi, famoso spadaccino itinerante del XVII secolo, fu l’eroe di molte battaglie, tra cui l’episodio della pianura di Ichijouji. Nel romanzo di Eiji Yoshikawa sulla sua vita, da cui è stato tratto anche un pluripremiato manga, si narra di come egli fosse giunto un giorno a Kyoto, con l’intenzione di mettersi alla prova contro la scuola di spada degli shogun Ashikaga, la rinomata Yoshioka-ryū. Il giovane Denshichirō, erede della prestigiosa istituzione, offeso per la presunta arroganza di questo trasandato vagabondo, pronunciò allora l’incauta minaccia “Ti rendi conto che sfidare la nostra scuola non significa sconfiggere solo il più forte di noi, ma tutti i suoi membri, anche allo stesso tempo?” Poi lo attaccò, estraendo per primo l’arma senza troppi complimenti. Musashi, reagendo con la velocità del fulmine, lo colpì al braccio con un bokken, il semplice bastone di legno degli studenti di kendo. Denshichirō cadde subito a terra, gravemente ferito. Per vendicarsi dell’onta e del danno subito, organizzò allora la sua vendetta: un’agguato sulla strada di Ichijouji, portato avanti da decine di uomini allo stesso tempo, con lo scopo di sopraffare e uccidere l’odiato nemico. Musashi, caduto suo malgrado nell’imboscata, combatté strenuamente… E vinse. Secondo la leggenda, fu durante questo scontro impari che nacque il suo stile di lotta senza precedenti, destinato a diventare un punto fermo dell’aspetto tipico dei robot/mecha e supereroi: il combattimento in contemporanea con le due spade del samurai, katana e wakizashi, una per mano, contrariamente alla consuetudine.
Di certo, così come la spada del ninja è diritta e non curva, anche la sua strada è differente; agire in segreto, oltre i concetti dell’onore e della moralità. Questi guerrieri erano, in fondo, assassini, ladri e spie. Ruoli decisamente poco apprezzati alla loro epoca, ma che non gli hanno precluso, ad alcun livello, il ruolo di paladini della cultura Pop moderna. Chissà poi perché.

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