C’è qualcosa di speciale in un golf cart. Il tradizionale veicolo usato per spostarsi tra una bandiera e l’altra dei verdeggianti links è in genere concepito per raggiungere una velocità di appena 20-25 Km/h, sfruttando dei piccoli motori elettrici o a quattro tempi. Eppure la sua candida livrea, le minuscole ruote, l’aspetto squadrato e tranquillo finiscono per ispirare in molti guidatori uno spontaneo senso dell’avventura. Si tratta dell’indistinguibile fascino di un mezzo diverso dal solito, lo stesso che caratterizza go-kart, furgoni dei gelati, Formula 1 e le recenti hatchback sportive di certi produttori tedeschi o giapponesi. Sarà ora, tutto sommato, di rinnovarlo… Perché non solo i dilettanti alle prime armi, ragazzi e ragazze neopantentati, ma anche gli esperti veterani di questo sport possano ritrovare, al volante della simpatica automobilina, il fascino di guidare, per una volta, oltre le regole del semplice buon senso. O del codice della strada. La soluzione fortunatamente c’è già, e l’ha pensata l’insigne Bubba Watson, golfista americano famoso per la potenza del suo drive. Ecco un video di presentazione con tanto di rendering in grafica computerizzata e la giusta dose di aria, gomma e turbine direzionabili. Solo non fate caso alla data di pubblicazione; si tratta del DUE aprile, quindi sarà meglio crederci al 100%. Per guidare, e tirare, là dove nessun giocatore aveva fatto prima.
In poche parole, Bubba vorrebbe spostarsi durante le sue partite mediante l’impiego di un mini-hovercraft, realizzato con l’aiuto di Chris Fitzgerald, esperto del settore, e di un’officina degna dell’A-Team. Quali sarebbero, secondo lui, i vantaggi? Presto detto: prima di tutto, il cuscino ad aria di questi mezzi distribuisce inevitabilmente il peso complessivo su un’ampia area, risparmiando quindi parecchi danni ai prati del percorso. Il giardiniere ringrazia. Inoltre, l’innovativa soluzione, se adottata su larga scala, permetterebbe di guidare fin sul green, lasciandovi meno tracce o asperità di quelle create da struzzi o coccodrilli (visitatori, loro si, indesiderati). Poi, soprattutto, al momento di oltrepassare un tratto particolarmente difficoltoso basterà passarci attraverso. Niente più rallentamenti per aggirare un bunker, gli ostacoli d’acqua o i punti più accidentati che ci separano dall’atterraggio di un tiro sfortunato, nessuna perdita di tempo. Dritti nella foresta, poi fuori dall’altra parte. Sbagliare un tiro potrebbe finire per generare un cinico senso di soddisfazione, accompagnato dall’entusiasmo tipico dell’esploratore di fronte a un territorio incontaminato.
Alla guida, perché no, di un qualcosa che sia davvero straordinario.