Il bruco verde della falena falco sudamericana (Hawk Moth), appartanente alla famiglia delle sphingidae, ha una strategia di difesa che potrebbe ricordare una favola di Esopo o dei fratelli Grimm. Strisciando nel sottobosco o sugli alberi delle foreste boliviane, accumula spensierato le sostanze nutritive di cui avrà bisogno per crearsi un bozzolo, al fine di trasformarsi un giorno in lepidottero alato. Ma se un qualche incauto predatore dovesse disturbarlo prima del momento della verità, nel giro di un istante può mettere in atto un terribile travestimento, originale e scenografico, che il più delle volte basta a salvargli la vita. Ritraendo il capo, gonfia il torace e ruota il corpo di 180 gradi, sollevandosi sulle goffe zampette posteriori per assumere l’aspetto di un serpente pronto all’attacco. Questa è la forma finale dell’Hemeroplanes triptolemus, l’unico bruco al mondo in grado di diventare vipera velenosa. I grandi occhi sono in realtà macchie nere disposte ad arte, mentre le “scaglie” pieghe sulla superficie del suo dorso; ma per un vorace piccolo uccello, l’aspetto complessivo è più che sufficiente a togliere l’appetito. C’è un’antica storia che parla di animali striscianti e del ruolo fondamentale avuto dal frutto della conoscenza alle origini dell’uomo, usata spesso per affrontare i temi complessi della fiducia reciproca e dell’inganno: ma se il falso serpente della Genesi fosse stato uno di questi tranquilli bruchi, probabilmente, le cose sarebbero andate molto meglio. Perché la mela se la sarebbe mangiata lui. E poi…
Due volte l’anno, a febbraio e a luglio, il bruco della falena falco si nasconde alla base di un grosso albero, per iniziare quella particolare fase della sua vita che viene denominata crisalide. Una volta appeso ad un ramo basso tramite l’apposito uncino caudale, il cremaster, intesse tutto intorno a se il bozzolo di seta, lucido e nerastro. Dopo circa due settimane, completata la sua mutazione cellulare, l’animale riemerge come falena in cerca dell’opportunità di riprodursi. Lo stadio adulto è piuttosto grande, con un’apertura alare variabile tra i 6 e gli 8 cm, conforme per aspetto e colorazione alle sue molte cugine e vicine della Costa Rica. Al momento dell’accoppiamento, le femmine richiamano il compagno mediante l’impiego di uno speciale feromone, rilasciato da una ghiandola sita sull’addome.
Spostandosi più lontano, le sphingidae sono una vastissima famiglia d’insetti lepidotteri, sia diurni che notturni, sgargianti o monocromatici. Loro parenti sono anche la celebre falena Testa di Morto dei racconti di Edgar Allan Poe e il simpatico Galio o insetto-colibrì, che proprio in questo periodo sta ricominciando le sue gradite visite primaverili presso le fioriere e i giardini di tutta Italia. Molte persone, al battito d’ali notturno di una falena penetrata accidentalmente tra le mura di casa, reagiscono d’istinto con un certo grado di fastidio ed inquietudine. La prossima volta, per non spaventarvi, pensate che in loro racchiudono anche il potenziale aspetto del serpente. Va già meglio, no?