Il casco creato da un solo cubo di alluminio

Disn Helmet

C’è una tendenza moderna nello stile di presentazione delle aziende che tende a sintetizzare i loro obiettivi e modus operandi, possibilmente in poche parole nette ed incisive. Nel mondo della pubblicità digitale, una dichiarazione convenzionale d’intenti è ormai troppo lunga e articolata: molto meglio un breve slogan, una frase netta e chiara come un logotipo. L’anima stessa e il valore di prestigio del brand, purché sia valido, penserà al resto. Das Auto. This is living. I’m loving it… La giapponese Daishin Seiki, dal canto suo, sceglie di presentarsi sul suo sito web con la dicitura “The Machine Cutting is Art”.  I loro macchinari CNC robotizzati, pensati per l’applicazione in campo metallurgico, appartengono infatti a quella classe di creazioni tecnologiche in grado di affascinare e coinvolgere praticamente chiunque, senza bisogno di lunghe descrizioni. Come sa bene chi lavora nel settore, con un braccio dal mandrino articolato su due assi ci lavori un piano cucina. Se questo può muoversi anche in verticale, ci vuole pazienza, ma puoi fare molte cose: in diversi passaggi ti ritroverai nell’officina materiali complessi o fregi decorativi in tre dimensioni. Ma se di assi la tua macchina ne ha 4 o 5, con inclinazione e rotazione dello strumento di lavoro, il limite operativo, oltre alla fantasia, sarà solo la tua abilità nel programmarla. Questo lucente casco d’alluminio, realizzato in occasione del 50° anniversario della compagnia giapponese, ne è la più lampante dimostrazione.

Disn Helmet 2
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Nel mondo antico si usava costruire elmi di due tipi: i più preziosi erano quelli cerimoniali. Re, governanti e generali hanno indossato attraverso le epoche vere e proprie meraviglie dell’artigianato bellico, con stemmi, corna di animali o pennacchi multicolore. In alcune culture si riteneva, persino, che l’anima degli animali uccisi per costruirsi l’armatura potesse infondere coraggio e forza nell’utilizzatore. Oggi tali manufatti occupano un posto di primo piano tra i reperti museali e nell’immaginario comune, grazie al teatro, il cinema e la TV. Eppure il cavaliere in battaglia, per garantirsi la sopravvivenza, sceglieva il più delle volte di proteggersi la testa con qualcosa di più semplice. I più scaltri evitavano vezzi o ponderose decorazioni, che potessero facilitare il colpo diretto da parte di un avversario, subordinando l’estetica alla funzionalità. Simili protezioni venivano spesso fabbricate, in epoca medioevale, da un singolo pezzo di metallo, possibilmente privo di visiera o parti mobili, per ridurre le potenziali vulnerabilità.
Questa tecnica rivive nel video promozionale della Dashin Seiki e nel suo casco da motociclista, non solo strumento metaforico dei moderni centauri su due ruote, ma anche la riconferma artistica dell’accattivante motto aziendale. Speriamo solo che nessuno l’abbia usato: il metallo tratto dal minerale di bauxite, in Giappone, non è stato ancora omologato. Chissà poi perché!

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